Glossofobia, paura di parlare in pubblico
Panico da microfono? Ansia da palcoscenico? La glossofobia, cioè la paura di parlare in pubblico, è una delle ansie più diffuse. Non tutti sono per natura dei grandi oratori, eppure c’è molto margine per migliorare con esercizio e fiducia.
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Manuali di self-help offrono tanti consigli su per parlare in pubblico, corsi di public speaking dai format più disparati sono strumenti ormai popolarissimi. Il web e l’editoria abbondano di spunti e possibili strategie per affrontare quella che in gergo più specialistico è nota come glossofobia, una delle fobie più diffuse fra la popolazione generale.
Il termine deriva dal greco antico glosso, lingua, e phobos, paura, e allude a una reazione fobica al parlare davanti a molte persone, specie in occasione di una performance. In questi casi l’ansia da prestazione può giocare brutti scherzi. Vediamo in cosa consiste il panico del microfono e come affrontare un discorso in pubblico e acquisire buone abilità da public speaker.
Cause della fobia da “palcoscenico”
Mario è un ragazzo di terza media, a differenza di suo fratello che è il “cervellone” della famiglia, ha un approccio piuttosto “fisico”, concreto all’esperienza: per pensare ha bisogno di alzarsi e muoversi spesso, predilige attività manuali in cui eccelle e ha un carattere piuttosto impetuoso e vivace.
Per questi motivi viene spesso messo a paragone con il fratello maggiore, è esortato a essere come lui e a ottenere i suoi stessi risultati nello studio; il suo comportamento irrequieto è spesso fonte di imbarazzo per i familiari, molto attenti alla forma e alle apparenze. Mario senza rendersene conto cresce sentendosi “diviso”: fra una parte di sé più autentica, che è portato a nascondere, e una parte più superficiale con cui cerca di mostrarsi all’altezza delle aspettative altrui senza mai sentirsi veramente a suo agio. Crescendo, le interrogazioni a scuola, gli esami all’università e i colloqui di lavoro risultano vere e proprie torture: teme di fare brutta figura e di essere giudicato negativamente.
La sua glossofobia si accompagna a eritrofobia; ha una fobica paura di arrossire, cosa che gli accade spesso e che rende palese agli altri il suo disagio facendolo sentire smascherato: in fondo ha imparato che per essere accettato dagli altri deve mostrarsi per quello che non è…
La glossofobia di Antonio è diversa da quella di Mario, in 43 anni non ha mai avuto ansia di parlare in pubblico e di esprimere la proprie opinioni davanti agli altri fino a un paio di mesi fa, quando ha ottenuto un’importante promozione sul lavoro.
Sebbene a livello cosciente si senta più che soddisfatto del traguardo raggiunto, da quel momento ha iniziato a provare una forte ansia prima di intervenire durante le riunioni aziendali, tanto da arrivare a evitare questo tipo di situazioni rischiando di recar danno alla nuova posizione raggiunta. Antonio e la sua terapeuta, nel corso di alcuni colloqui, si rendono conto che il successo lavorativo suscita in lui emozioni ambivalenti, alimentando sensi di colpa e paure connesse a vissuti familiari e credenze disfunzionali che necessitano di essere “aggiornate” perché egli possa riconoscersi a tutto tondo all’altezza dei suoi successi.
Glossofobia: fobia sociale o disturbo di personalità?
Come esemplificato dalle due vignette di fantasia prima esposte, la glossofobia è una forma piuttosto diffusa di fobia sociale: l’ansia di esporsi davanti ad altri si esprime spesso in quelle circostanze in cui è necessario articolare un discorso per esporre le proprie opinioni, avanzare richieste o reclami o in occasione di performance in cui si diverrà oggetto di attenzione/valutazione da parte di altri.
Può trattarsi di una forte ansia, a volte addirittura fobica, che si presenta in maniera occasionale e/o circoscritta solo a specifiche situazioni o passaggi di vita, come nel caso di Antonio. Oppure di un approccio “evitante” all’esperienza, dove molte delle occasioni in cui ci si rapporta a figure estranee o di autorità vengono vissute con forte imbarazzo, vergogna, paura di arrossire e di essere mal giudicati; lo abbiamo visto nella storia di Mario.
In questi casi la glossofobia risulta essere una manifestazione di una personalità più globalmente organizzata in senso fobico-evitante. In entrambi i casi sarà probabilmente utile intraprendere un percorso psicoterapeutico.
In molte altre situazioni, l’ansia di parlare in pubblico non si configura come un vero e proprio disturbo fobico. Tuttavia, sebbene l’ansia non sfoci in situazioni di panico, malessere fisico o forti menomazioni della vita sociale e lavorativa, è comunque fonte di grande sofferenza: in quei momenti ci si sente soli, inadeguati e incapaci di essere disinvolti come “tutti gli altri”, eppure l’ansia da palcoscenico è molto più diffusa di quanto non si potrebbe pensare. Come vincere la paura?
Consigli per parlare in pubblico
Alcuni posseggono in maniera quasi innata le abilità del public speaker, sembrano fatti per essere al centro del palcoscenico o davanti a una folla di ascoltatori.
Molti invece, forse la maggioranza, provano timore e imbarazzo a “esibirsi” davanti a un pubblico (qualunque cosa ciò significhi nell’esperienza soggettiva di ognuno) e imparano col tempo, l’esercizio e l’esperienza ad essere a proprio agio.
Spesso si leggono ottimi consigli per parlare in pubblico, alcuni tuttavia potrebbero non essere praticabili (non subito almeno) da coloro che provano una forte ansia al riguardo. Sì perché suggerimenti, molto corretti per altro, su come impostare il tono della voce o la mimica del corpo rischiano di cadere nel vuoto non appena si alza il “sipario”…
L’ansia a quel punto dilagherà paralizzando la mente del malcapitato oratore (che si tratti di un esame all’università o di un discorso alla TED non fa differenza) sottraendo le energie mentali per concentrarsi su ciò che intende dire.
Qualcosa di molto simile accade ad alcuni musicisti schiacciati dall’ansia da esibizione (Klöppel, 2003): paradossalmente più si preoccupano di non sbagliare e più diventano vulnerabili a commettere piccoli errori, sono meno concentrati e rischiano di paralizzarsi senza riuscire a riprendere da dove erano “inciampati” (ogni concertista sa che ancor più importante del non fare errori è evitare che la platea si accorga di quando ne viene commesso uno). Vediamo allora alcuni spunti per familiarizzare col “pubblico”.
La prima esibizione è nella mente
Si può affrontare la paura di parlare in pubblico a piccoli passi confrontandosi con essa prima in fantasia, nella propria mente, e poi gradualmente in situazioni concrete via via più impegnative.
Pensiamo a uno studente universitario che stia preparando il discorso per la sua tesi di laurea. Potrebbe essere molto utile che si eserciti a ripetere il proprio discorso (possibilmente per punti salienti non letteralmente a memoria: sarà più facile non perdere il filo) immaginando, nel modo più vivido possibile, le persone che saranno presenti ad ascoltarlo.
Rappresentarsi nella mente la situazione temuta genererà forse molta ansia all’inizio, ma man mano il nostro laureando potrà familiarizzare con tale evenienza. A quel punto – e la stessa cosa vale per i musicisti – sarà utile provare a farsi ascoltare da un pubblico “benevolo”, composto da familiari, alcuni amici e poi persone con cui si ha meno confidenza…
Questi step lo potranno aiutare ad arrivare, al fatidico giorno, più preparato alla presenza della commissione. Anche imparare una tecnica di rilassamento, come il Training Autogeno (Schultz, 1932) o il Rilassamento Muscolare Progressivo (Jacobson, 1938), può essere di grande beneficio se fatto sotto la guida di un professionista esperto. Rappresentarsi una situazione temuta in una condizione mentale di profondo rilassamento aiuta non solo a rappresentarla più vividamente, ma anche a depotenziarne la carica ansiogena.
Distrarsi da sé stessi…
Infine, una strategia che può essere molto utile per superare la paura di parlare in pubblico è quella di lasciarsi “distrarre” dalle persone a cui ci si sta parlando.
Non vedendole come giudici malevoli, ma ponendosi il più possibile nei loro panni: cosa necessitano di sentire da voi? In che modo potete farvi meglio comprendere da quella particolare platea? Quali possono essere i loro maggiori dubbi o curiosità?
Concentrarvi sugli utenti/destinatari (es. un corso di formazione, una proposta aziendale, un intervento a un convegno di professionisti ecc.) del vostro intervento consentirà di spostare l’attenzione da voi stessi agli altri, questo non solo vi aiuterà ad essere più empatici e coinvolgenti versi chi vi ascolta, ma smorzerà anche la vostra ansia da prestazione…
Bibliografia
Jacobson E. (1938). Progressive relaxation, University of Chicago Press, Chicago.
Klöppel R. (2003). Training mentale per il musicista, trad. it., Curci, 2006.
Schultz, J. H., (1932). Il Training Autogeno – Il Training autogeno metodo di autodistensione da concentrazione psichica, trad. it., Feltrinelli, 1968.