Cortisolo: cos'è e in che modo ci rende stressati

Il cortisolo è uno degli ormoni prodotti in grande quantità in stati psicofisici di stress, poiché è molto facile rilevarlo attraverso la saliva, rappresenta uno dei marker più utilizzati nella ricerca sulle risposte psicosomatiche agli eventi della vita.

Cortisolo

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Il nostro organismo è programmato per attivare una complessa risposta di allerta a potenziali forme di pericolo in modo da poter attuare più rapidamente possibile una risposta di attacco o fuga

 

Quando questo non è possibile, o perché la risposta ansiosa è innescata in assenza di un pericolo concreto o perché la minaccia non può essere di fatto arginata in nessuno dei due modi, permane uno stato di attivazione psicofisica (arousal) che può portare all’esaurimento con conseguenze dannose per la salute fisica e psicologica. 

 

Il cortisolo è uno dei “marker” più utilizzati per tracciare l’entità e la durata della risposta allo stress degli esseri umani.

 

Cortisolo e adattamento allo stress

Il nostro organismo, inteso come unità mente-corpo, è programmato per attivare, di fronte a imprevisti o difficoltà, quella che è definita la sindrome generale di adattamento (SGA). Si tratta di in complesso di risposte progressive che vengono messe in atto e mantenute per tutto il tempo in cui si profila all’orizzonte una qualche minaccia per la sicurezza fisica o psichica della persona. 

 

In una prima fase si verifica una immediata reazione di allarme con l’obiettivo di mettere in condizione di attaccare o fuggire prontamente di fronte all’arrivo del pericolo. È in questo momento che vengono prodotti in gran quantità i cosiddetti “ormoni dello stress” (cortisolo, adrenalina, noradrenalina) con aumento del battito cardiaco e del tono muscolare, secrezione di endorfine (i nostri antidolorifici naturali), inibizione del funzionamento dell’apparato digerente (non possiamo appesantirci mentre fronteggiamo una minaccia, in questo senso la fame emotiva risulta una strategia di coping fisiologicamente disadattava).

 

Se la minaccia percepita non viene immediatamente neutralizzata, si innesca la seconda fase: quella della resistenza. Avviene una sovrapproduzione di cortisolo responsabile del prolungamento dello stato di allerta dell’organismo, questo porta a un generale affaticamento fisico e mentale con un significativo indebolimento delle difese immunitarie

 

Se questo stato si prolunga ulteriormente (stresso cronico) le energie della persona si esauriscono e l’organismo può risultarne ulteriormente debilitato. In queste condizioni la persona risulta avere una maggiore vulnerabilità del proprio sistema immunitario e di conseguenza si può osservare con maggior probabilità l’insorgenza di nuove malattie o l’aggravarsi di malanni pregressi (Solano, 2011).
 

Cortisolo e sistema immunitario

Dunque il cortisolo, oltre a essere facilmente rilevabile e misurabile attraverso le secrezioni salivari, è un marker importante della risposta da stress

 

Se la sua produzione è importante questo ci segnala che la risposta di allarme si sta prolungando rischiando di indebolire il sistema immunitario e di esaurire le risorse psicofisiche della persona. Ad esempio, diversi studi in ambito psicosomatico hanno la maggior incidenza di malattie, associata ad un peggioramento della risposta immunitaria, in soggetti separati o divorziati rispetto ai coniugati essendo il fallimento del matrimonio fra gli indicatori socio demografici più predittivi della possibile insorgenza di malattie e disturbi (Verbrugge, 1979; Brown et al., 1980). 

 

Inoltre, la rilevazione del cortisolo salivare è molto impiegata nella valutazione dello stress nei bambini essendo, come si è detto, un marcatore della risposta di stress relativamente semplice ed economico da raccogliere (Hanrahan et al., 2006).

 

Due studi, condotti a Dominica (Caraibi) e a Montreal (Canada), hanno mostrato come  bambini e ragazzi vivano gli stress maggiori nel rapporto con i familiari, in particolare con i genitori e/o gli adulti a cui sono emotivamente legati. La misurazione del livello di cortisolo salivare effettuata presso i giovani di Dominica (Flinn et al., 1995) ne ha evidenziato i livelli più altri in coincidenza dei maggiori fattori di stress, relativi ai problemi relazionali con gli adulti di riferimento (violenti litigi tra genitori, percosse, abbandono/allontanamento del padre ecc.).
 

Cortisolo e resistenza allo stress

Se è vero che un innalzamento del cortisolo salivare indica un’esacerbazione/prolungamento della risposta di stress è vero anche il contrario. 

 

In diversi studi, infatti, questo marker o altri sono utilizzati anche per rilevare la diminuzione della risposta stressante e il miglioramento della risposta immunitaria in persone in condizione di accedere ad una rielaborazione emotiva e cognitiva degli eventi traumatici o stressanti.

 

Lo si è osservato ad esempio in studi che hanno sperimentato l’utilizzo della scrittura espressiva presso popolazioni non cliniche come gli studenti universitari (Pennebaker et al., 1986; 1988), la perdita del lavoro e la ricerca di un nuovo impiego (Spera et al., 1994), l’abbreviarsi del decorso post-operatorio in seguito a interventi chirurgici in anestesia generale (Solano et al., 2001; Solano et al., 2003); la stabilità e nel coinvolgimento emotivo nelle relazioni di coppia (Slatcher e Pennebaker, 2006).

 


Bibliografia

Brown, P., Felton, B. J., Whiteman, V., & Manela, R. (1980), Attachment and distress following marital separation. Journal of Divorce, 3(4), 303–317.
Flinn M.V., England B.G., (1995), Childhood stress and family environment, Current Anthropology, 36, 854-66.
Hanrahan K., McCarthy A., Kleiber C., Lutgendorf S., Tsalikian E., (2006), Strategies for salivary cortisol collection and analysis in research with children, Applied Nursing Research, 19, 95–101.
Pennebaker J.W., Beall S.K. (1986), Confronting a traumatic event: Toward an understanding of inhibition and disease, J Abnorm Psychol, 95: 274-281.
Pennebaker J.W., Kiecolt-Glaser J.K., Glaser R. (1988), Disclosure of traumas and immune function: health implications for psychotherapy, J Consult Clin Psychol, 56: 239-245.
Slatcher B.R., Pennebaker J.W. (2006), How Do I love Thee? Let Me Count the Words: The Social Effects of Expressive Writing, Psychological Science, 17 (8), 660-664.
Solano L. (2001), Tra mente e corpo, Cortina, Milano.
Solano L., Pepe L., Donati V., Persichetti S., Laudani G., Colaci A. (2003), Elaborazione scritta di un'esperienza d'intervento chirurgico in 40 pazienti in diverse condizioni di salute, Psicologia della Salute, 2, 101-120.
Spera S.P., Buhrfeind E.D., Pennebaker J.W. (1994), Expressive writing and coping with job loss, Acad Manag J, 37, 722-733.
Verbrugge L. M. (1979), Marital Status and Health, Journal of Marriage and the Family, 41(2), 267-85.