Psicologia positiva, campi di applicazione

Basata su una tassonomia degli stati di salute, invece che di malattia, la psicologia positiva mira a sviluppare le risorse delle persone per prevenire stati di malattia e promuovere il benessere psicologico e fisico.

Psicologia positiva

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Si è più spesso abituati a pensare alla psicologia come una scienza che studia gli stati di malessere psicologico e si occupa di cure e terapie per disturbi psicologici. Eppure c’è molto altro!  

 

La psicologia positiva di Seligman ne è un esempio, vediamo meglio di cosa si tratta e quali sono i suoi campi di applicazione.

 

Origine della psicologia positiva

La psicologia positiva, o Positive Psychology, è un nuovo approccio scientifico nato alla fine degli anno ’90 quando nel 1998 lo psicologo Martin Seligman, allora presidente dell’American Psychology Association, avanzò la sua proposta di una psicologia orientata non solo alla cura delle patologie, ma allo sviluppo e promozione dei fattori di salute e benessere individuale e sociale

 

È lo stesso Seligman (2000) ha dare una definizione di psicologia positiva intendendola come come "... lo studio scientifico del funzionamento umano positivo e fiorente su più livelli che include la dimensione biologica, personale, relazionale, istituzionale, culturale e globale della vita.".

 

Le persone, infatti, possono essere studiate non soltanto individuando i loro sintomi e fattori di malattia, ma anche quelle risorse di salute che, se potenziate, possono promuoverne la crescita e lo sviluppo personale e sociale

 

Questo approccio si applica sia nella prevenzione di stati di psicopatologia e malessere, sia in un ottica di crescita e sviluppo di coloro che non presentano disagi psichici e vogliono tuttavia essere aiutati a crescere in direzione della propria autorealizzazione personale e sociale.
 

Una scienza del benessere personale

Tutte le persone, infatti, posseggono risorse che possono aiutarle a progredire verso il superamento delle difficoltà e il miglioramento del loro benessere. Tali risorse possono e devono esser individuate in tutti i casi, compresi quelli in cui è presente un problema psicopatologico: insieme a una parte sofferente e “malata” della psiche è possibile individuare anche una parte “sana” che può essere rinforzata per portare un migliore equilibrio nella vita mentale e relazionale dell’individuo.

 

Non per niente quella che viene oggi definita capacità di resilienza – la possibilità non solo di resistere alle avversità, ma di adattarsi creativamente ad esse – è considerata sia un processo che un tratto di personalità. 

 

Cosa vuol dire questo? Beh è molto semplice: noi tutti come esseri umani siamo esseri potenzialmente resilienti, in grado cioè di adattarci e rispondere costruttivamente agli stress e alle difficoltà della vita. Questa capacità però non è una qualità “tutto o nulla”, ma un qualcosa che le persone possono imparare a sviluppare man mano nel corso della vita e ad integrare nel proprio modo di essere. Non c’è ostacolo o sfida dell’esistenza che non possa rappresentare, in potenza, anche un’occasione di crescita e sviluppo individuale.
 

Psicologia positiva e speranza

La psicologia positiva di Seligman è in costrutto che si basa su alcuni concetti chiave. Fra le principali qualità positive troviamo quello della speranza. 

 

La speranza è una reazione umana alle avversità che va oltre il pensiero razionale e l’oggettività degli avvenimenti per confidare in una possibilità ancora non avvenuta, né garantita. In ambito psicologico è fondamentale per sostenere la motivazione e la fiducia nelle possibilità di cambiamento

 

Secondo alcuni recenti studi, la speranza agirebbe come un vero e proprio “farmaco” in grado di influenzare positivamente anche l’effetto di terapie mediche (Benedetti, 2018), agendo come un effetto placebo e stimolando la produzione di oppioidi endogeni (cioè i nostri antidolorifici naturali).

 

Le persone sottoposte a terapie mediche che coltivano un’aspettativa positiva ottengono, infatti, una diminuzione dell’ansia, riducendo il ricorso ad antidolorifici, ottimizzando la loro compliance e gli effetti delle terapie mediche.
 

Psicologia positiva e felicità

La psicologia positiva non va intesa come ottimismo “cieco”, né come negazione o disconoscimento delle difficoltà. Si tratta piuttosto di promuovere lo sviluppo di quelle risorse individuali e sociali che consentono di individuare opportunità di crescita e aspetti positivi anche nelle avversità. In tal senso felicità e psicologia positiva sono strettamente legate se intendiamo la prima come processo di continuo miglioramento, crescita e sviluppo individuale e sociale.

 

Lavorare per promuovere e sviluppare i punti di forza delle persone, significa aiutarle e individuare e potenziale le proprie abilità interpersonali, la capacità di incidere sugli eventi, riconoscersi responsabili e partecipi di quanto accade e in grado di affrontare con realismo, fiducia e costanza le difficoltà senza rinunciare ai propri obiettivi più autentici (Seligman, 2002). 

 

Bibliografia
Benedetti F. La speranza è un farmaco. Come le parole possono vincere la malattia. Mondadori, 2018.
Martin E. P. Seligman e Mihaly Csikszentmihalyi, (2000). Positive Psychology: An Introduction, in American Psychologist, 55(1): pp. 5–14.
Martin E. P. Seligman, (2002). Authentic Happiness: Using the New Positive Psychology to Realize Your Potential for Lasting Fulfillment, New York, Free Press.