Disturbo narcisistico di personalità
Immaginate di costruire una torre per arrivare sempre più in alto… Appena raggiunto un nuovo livello sentite la spinta ad andare sempre più su e ancora più in alto, ma più in alto arrivate e più temete di non salire abbastanza e che tutto si riveli un effimero castello di carte! È in questo modo che può sentirsi chi vive con un disturbo narcisistico di personalità.
Arroganti, pieni di sé, manipolatori e incapaci di amare… Queste descrizioni stereotipate colgono aspetti riduttivi e superficiali delle persone con disturbo narcisistico di personalità. Persone che – più o meno consapevolmente – soffrono molto proprio perché prigioniere di una “facciata”, una maschera, dietro cui faticano, spesso drammaticamente, a sentire qualcosa di autentico.
Disturbo narcisistico di personalità: temperamento e contesto familiare
C’è una differenza apparentemente sottile, ma sostanziale, per la quale tutti quei desideri, ambizioni e aspettative che ogni genitore fa sul proprio figlio possono rivelarsi una spinta fondamentale alla sua sicurezza emotiva o, al contrario, una pesante condanna.
Tutti noi abbiamo un bisogno vitale di essere “pensati”, “desiderati” e “immaginati” dai nostri genitori fin da prima di venire al mondo. I futuri genitori attribuiscono determinate qualità caratteriali ai propri figli già durante la gestazione iniziando a costruire nella loro mente una rappresentazione del bambino che sta per arrivare. Questo “bambino della notte” come lo ha definito Vegetti Finzi (1990) è funzionale a sviluppare, fin dai primi momenti, un attaccamento affettivo al nascituro.
Una volta che il bambino sia venuto al mondo, però, i neogenitori dovranno smantellare, spesso piuttosto bruscamente, il bambino della notte per lasciare spazio a quello che è il “bambino del giorno”: il proprio figlio reale con le sue caratteristiche e idiosincrasie non necessariamente corrispondenti a come lo si era immaginato.
Disturbo narcisistico di personalità: una fragile autostima
Questo processo spesso procede in modo sufficientemente armonico e i genitori riescono a bilanciare fra le proprie ambizioni narcisistiche e il riconoscimento dell’individualità del figlio, valorizzandolo e ammirandolo per ciò che lo rende non solo simile, ma anche “diverso” da loro e quindi unico.
Alle volte, per diversi fattori (incluse caratteristiche temperamentali del bambino), le cose non procedono in modo così equilibrato. I genitori possono non riuscire a smantellare le aspettative iniziali e ricercare una conferma narcisistica di sé attraverso i successi dei propri figli, costringendoli magari ad intraprendere determinate strade piuttosto che altre, senza la necessaria empatia con i loro bisogni più autentici (Miller, 1975).
Altre volte, per varie difficoltà (psichiche, finanziarie o familiari), uno o entrambi i genitori possono risultare piuttosto deludenti e non fornire dei modelli sufficientemente positivi in cui il bambino o la bambina possano inizialmente identificarsi, né riuscire a confermare e sostenere il figlio nelle proprie individuali capacità. Il rischio è che il bambino prima e la persona adulta poi rimanga dipendente da conferme e approvazioni esterne per riuscire a sostenere una fragile autostima rischiando di sentirsi annientato al primo insuccesso o fallimento (Kohut , 1977; McWillams, 2011).
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Disturbo narcisistico di personalità: non fermarsi alle “apparenze”
Per questi motivi, l’arroganza e la grandiosità di alcune persone con disturbo narcisistico di personalità sono solo una facciata dietro cui si cela molto spesso una grande insicurezza. Queste persone sono destinate a inseguire il successo a ogni costo al fine di ottenere l’ammirazione e l’approvazione degli altri, ma tutti questi traguardi esteriori, questa ambizione sfrenata, non sono in grado di dare una reale soddisfazione e tranquillità a queste persone che continueranno e sentirsi, nel profondo di loro stessi, fragili, insicuri e terrorizzati dalla possibilità di fallire, sbagliare e “perdere tutto”.
Per quanto potere, denaro, successo possano cercare di raggiungere, niente andrà a modificare nella sostanza il dubbio di non essere persone degne realmente di stima e affetto. Ogni errore o fallimento potranno provocare un’intensa vergogna (spesso mascherata in rabbia narcisistica) e la persona dubiterà di sé stessa e del proprio valore.
In altri casi il disturbo narcisistico di personalità può portare, al contrario, a rifuggire la competizione e il successo, a rimanere sostanzialmente “nell’ombra” evitando ogni occasione di crescita e sviluppo. In tal modo, queste persone evitano di misurarsi con le loro reali capacità e con la possibilità – presente per ognuno di noi – del fallimento (Gabbard, 2015).
Né gli uni né gli altri sono in grado di imparare dai propri errori perché tali eventualità sono vissute come attacchi che mettono in pericolo la propria identità, il proprio valore personale e, nei casi più gravi, il proprio diritto ad esistere.
Disturbo narcisistico di personalità: la psicoterapia
È per gli stessi motivi che queste persone vivono molte difficoltà nelle relazioni, specie in quelle affettivamente importanti poiché sul sentimento prevale la preoccupazione di fare buona impressione e spesso si finisce con l’utilizzare l’altro in modo manipolatorio o solo come fonte di ammirazione e conferma.
Tutto questo porta la persona con disturbo narcisistico di personalità a mantenere l’attenzione costantemente incentrata si di sé, perché la paura di potersi sentire emotivamente vulnerabile e quindi in pericolo è troppo grande per consentirgli di vedere e considerare i bisogni dell’altro.
La psicoterapia si rivela un percorso faticoso e non facile poiché spesso queste persone vorrebbero evitare di ammettere di avere un problema e chiedere aiuto poiché già questi sono elementi che possono farle sentire pericolosamente vulnerabili. Spesso a portare queste persone a intraprendere un percorso è o un momento di grande crisi esistenziale che pone in discussione la loro facciata di successo (un divorzio, un fallimento lavorativo, una malattia ecc.).
O una fase depressiva della propria esistenza in cui, seppur con estrema sofferenza, si ritrovano a prendere contatto con il loro doloroso senso di vuoto.
La psicoterapia risulta però anche un percorso potenzialmente trasformativo in cui queste persone possono costruire una più solida sicurezza in se stesse senza sentirsi minacciate o sminuite dalle proprie umane debolezze.
Bibliografia
Gabbard G. (2015). Psichiatria Psicodinamica. Milano: Raffaello Cortina.
Kohut H. (1977). La guarigione del Sé, trad. it, Boringhieri, Torino, 1980.
McWillams N. (2011). La diagnosi psicoanalitica, trad. it, Astrolabio, Roma, 2012.
Miller A. (1975). Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé, trad. it, Boringhieri, Torino, 1997.
Vegetti Finzi S. (1990). Il bambino della notte: divenire donna divenire madre. Milano: Mondadori.
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