Allarme depressione: quali sintomi
È stata definita il male del secolo, la depressione rappresenta oggi uno dei disturbi psicologici più diffusi e in crescente aumento, almeno nel mondo occidentale. I sintomi, contrariamente a quanto si possa pensare, non sono sempre facilmente riconoscibili e non identificano una tipologia “univoca” di depressione.
La depressione è, almeno in teoria, definibile come tale da una tipologia di sintomi piuttosto specifica e attualmente condivisa da tutte le tassonomie psichiatriche internazionali.
Nella realtà clinica tuttavia le cose tendono ad essere sempre un po’ più complesse e sfumate di come ci aspetteremmo…
Di depressione non ce n’è una sola e, per quanto essa rappresenti un disturbo psicologico a volte grave e invalidante, non è sempre riconoscibile con immediata facilità né dai pazienti né dai professionisti.
Depressione, lutto o tristezza?
La depressione clinica è uno stato psicologico della mente di una persona che identifica un disturbo dell’umore tale da rendersi invalidante per la sua vita affettiva, relazionale e lavorativa.
La manifestazione principale è quella del disturbo depressivo maggiore, caratterizzato da uno o più episodi depressivi in cui la persona sperimenta e mostra tutta una serie di sintomi sia psicologici che fisici e comportamentali.
Essere depressi non significa sentirsi tristi o giù di corda, non significa neanche essere in lutto per la morte di una persona cara (la depressione può subentrare secondariamente solo nei casi di lutto complicato persistente).
I sintomi della depressione vanno invece a configurare un preciso e peculiare stato della mente caratterizzato da un sostanziale ritiro affettivo dal mondo circostante (ogni cosa perde di senso e di scopo) e da un parallelo ripiegamento verso stati interni di inutilità, senso di colpa (che può diventare delirante nei casi più gravi: il paziente può arrivare a ritenersi colpevole di qualunque catastrofe avvenuta nel mondo), indegnità.
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Il marcato disinvestimento dal mondo esterno (perdita di motivazione/interesse e partecipazione alle cose) e la spiccata svalutazione della propria persona sono fra gli elementi generali che differenziano nella sostanza uno stato depressivo da un comune stato di tristezza, delusione, disperazione o lutto.
Le espressioni sintomatologiche con le quali si può esprimere questo stato della mente sono varie, non necessariamente presenti tutte in tutti i pazienti e possono far riferimento a quadri depressivi con significati e funzioni diverse a seconda di come essi si integrano nel complesso della personalità individuale.
Depressione: i sintomi più comuni
Anzitutto uno stato depressivo può essere molto evidente e facile da riconoscere o, in alcuni casi, esprimersi mediante sintomatologie parziali o apparentemente contraddittorie.
Generalmente, come si è detto, la depressione si esprime mediante sintomi emotivi (tristezza, vuoto, disperazione, senso di colpa e indegnità ecc), cognitivi (perdita di concentrazione e interesse, pensieri ripetitivi su proprie presunte colpe, eventuali pensieri di morte ecc), comportamentali e fisici (affaticamento cronico, disturbi del sonno e dell’appetito, sintomatologia dolorosa) tutti in qualche modo congruenti con un quadro di ritiro e abbassamento dell’umore.
Vi sono anche casi in cui ad uno stato depressivo possano associarsi agitazione comportamentale e periodi caratterizzati da sintomi apparentemente opposti come avviene nei disturbi bipolari che potremmo definire “l’altra faccia” della depressione.
In questi casi cioè la mente tenta inconsciamente di prendere le distanze dal vissuto depressivo e di negarlo eccedendo nelle manifestazioni opposte: agitazione psicomotoria, logorrea, difficoltà di concentrazione per aumento della velocità del pensiero, insonnia grave, insensibilità alla fatica o al dolore, irritabilità e/o euforia.
In questi stati ipomaniacali (o maniacali a seconda della gravità clinica) il paziente può indulgere in condotte comportamentali esagerate, inappropriate o dannose per sé o per gli altri (promiscuità sessuale, spendere molto denaro fino a causare gravi danni finanziari ecc).
In questi casi la depressione identifica lo stesso tipo di sofferenza mentale ma si esprime con stati della mente che possono periodicamente tentare di negare la sofferenza depressiva con manifestazioni di segno opposto.
Depressione: i sintomi che non ti aspetti…
Vi sono poi casi in cui la depressione non può manifestarsi con ritiro dell’umore e apatia comportamentale, ma per lo più con rabbia e agitazione psicomotoria proprio a causa della relativa immaturità emotiva della persona.
Stiamo parlando di bambini e adolescenti che più comunemente degli adulti possono esprimere una sofferenza depressiva non mediante stati dell’umore congruenti con essa, ma attraverso un’irritabilità comportamentale (Sarteschi, P., Maggini, C., Manuale di psichiatria, 1992, SBM, Bologna).
Vi sono infine i casi noti come “depressioni mascherate” (Kielholz, P. Poldinger, W., Adams, C., Le concept de dèpression masquée, L’Encèphale, 1973, V: 459-462), quei casi cioè in cui la depressione si manifesta quasi esclusivamente mediante sintomi fisici che vanno a delineare un malessere aspecifico (affaticamento, disturbi gastrici, sintomatologia dolorosa ecc.) che non viene alleviato da una terapia somatica. In realtà non è del tutto corretto dire che in questi casi l’umore depresso non sia presente: il paziente può sentirsi demotivato e “spento” ma adduce la causa di questo alla propria sintomatologia fisica facendo, per così dire, balzare questa in primo piano e andando a far recedere sullo sfondo lo stato dell’umore.
Depressione, terapie e personalità individuale
In ultimo, ma non per importanza, le depressioni non sono tutte uguali e non solo per gravità (la persona può rimanere parzialmente funzionante e in contatto con la realtà o sfociare temporaneamente in stati psicotici deliranti) ma anche per significato e funzioni che essa assume nel quadro generale della personalità.
Sebbene ad oggi il disturbo di personalità depressiva e il disturbo di personalità ipomaniacale non facciano più parte del DSM V (APA, 2013), è indubbio che nella realtà clinica si osservino quadri di personalità organizzati depressivamente nei quali cioè tematiche di colpa, ritiro, senso di vuoto facciano stabilmente parte dello stato della mente e del funzionamento della personalità.
Si può avere una personalità depressiva ma non presentare necessariamente un disturbo depressivo clinicamente diagnosticabile, è probabile però che queste persone tenderanno a reagire agli stress e alle perdite della vita in senso depressivo.
In altri casi invece un disturbo depressivo può manifestarsi per brevi o lunghi periodi ma non corrispondere ad una stabile organizzazione di personalità (PDM Task Force. Psychodynamic Diagnostic Manual. Silver Spring, MD: Alliance of Psychoanalytic Organizations 2006).
Questi elementi insieme alla severità del quadro clinico e sintomatologico orientano le scelte e gli obiettivi con i quali adottare le opzioni terapeutiche disponibili (farmacoterapia, psicoterapia).
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Montaggio: Claudio Lucca