L'importanza di desiderare secondo Igor Sibaldi
La capacità di desiderare è indispensabile alla salute mentale, alla creatività e alla voglia di vivere secondo l'autore del metodo dei 101 desideri.
Entrare nel Mondo dei desideri di Igor Sibaldi, filosofo, filologo, autore di "Il mondo dei desideri. 101 progetti di libertà", significa rieducare il linguaggio e ammettere di non avere ancora qualcosa che si vorrebbe, mettendo in gioco la muscolatura psichica e la generosità verso noi stessi.
Desiderare è un percorso di conoscenza di se stessi, che non porta necessariamente al raggiungimento della felicità perché dovremmo esprimere soltanto desideri il cui esaudimento sia precisamente verificabile e la felicità è un concetto astratto.
I desideri necessitano di una grammatica precisa. L'italiano soffre una degenerazione inquinata, oltre che da messaggi fuorvianti, anche da sottili aberrazioni nell'uso della lingua?
L'italiano è una lingua in difficoltà, da una cinquantina d'anni. Il nostro linguaggio corrente ha perso e continua a perdere parole,
e le conseguenze sono gravi.
Troppe persone pensano cose che non riescono a dire, perché non vengono in mente le parole adatte. Allora, o si dimenticano quello che hanno pensato, o provano a dirlo lo stesso con le poche parole che hanno a disposizione, e nel dirlo sentono che si impoverisce, si snatura.
In entrambi i casi, a lungo andare si ha un rimpicciolimento dell'orizzonte mentale, della propria esperienza del mondo (non si notano più tante cose, perché tanto non si riuscirebbe a esprimerle) e una riduzione delle proprie prospettive, della propria capacità di prendere decisioni, di trovare alternative. E se uno prova ad andare controcorrente, ad arricchire di nuovo il proprio vocabolario attivo, gli capita regolarmente di non venir capito da molti, perché “parla strano, parla difficile”. È una cosa molto triste.
Citando Stephen King, lei ha detto “Per aumentare il numero di parole, spegni la televisione”: perché inquina dal punto di vista linguistico?
La frase è una citazione dal libro di Stephen King intitolato, anche in edizione italiana, On Writing. Altra dimostrazione di quanto si sia impoverita la nostra lingua, se il bravissimo traduttore di King non ha trovato un'espressione italiana che corrispondesse a On Writing.
L'idea che i mezzi di comunicazione più usati riducano il vocabolario attivo di chi li usa è facile da spiegare: la tv deve farsi capire da tutti, se usa un linguaggio ricco troppi cambiano canale, perché si sentono frustrati.
Dovremmo esprimere soltanto desideri il cui esaudimento sia verificabile: non si può, dunque, desiderare la felicità in astratto. Ma come raggiungerla?
Basta sapere che cosa esattamente uno intenda con felicità. Troppo facile, troppo vile usare un termine astratto. Quale situazione ti farebbe felice?
Perché? Queste due domande sono indispensabili quando uno parla sul serio di felicità.
Il successo del suo libro dipende dal fatto che l'uomo ha bisogno di desiderare?
La capacità di desiderare è indispensabile alla salute mentale, alla creatività, alla voglia di vivere, alla crescita personale. Non se ne parla mai abbastanza, lo dicevano già sia la Bibbia sia i Vangeli.
Perché si sente questa necessità?
Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza scriveva Dante. Ogni specie è fatta per evolversi, e non ci si può evolvere senza desiderare più di quello che si conosce già.
È nell’attesa che si genera il desiderio, com'è scritto nella poetica di Giacomo Leopardi?
Direi piuttosto che il desiderio produce l'attesa. Se uno non desidera, non ha motivo di aspettare qualcosa. È già contento.
E tra l'altro, l'attesa è uno stress che chi desidera deve sapere affrontare. Per la precisione, è un eustress (e non un distress), e rinforza quella che potremmo chiamare la muscolatura psichica.
Quando si desidera, quali emozioni entrano in gioco?
Il coraggio innanzitutto: il coraggio di ammettere di non avere ancora qualcosa che si vorrebbe. Questo coraggio è intralciato dall'orgoglio, dal pessimismo, dal senso di colpa e da altri disagi mentali.
Poi entrano in gioco la creatività, l'immaginazione, la capacità di ascoltarsi, il senso di libertà, la fiducia nel mondo, la generosità verso se stessi, quando si desidera per se stessi, o verso altri, quando si desidera il bene di qualcun altro. E molte altre belle qualità.
I 101 desideri da esprimere richiedono impegno e tempo per sé: è importante dedicarsi a se stessi?
Dedicarsi a se stessi? È una di quelle cose che nessun altro può fare per te. Perciò è così importante.
Desiderare è sognare?
In inglese sì. Dreaming in inglese significa sia sognare, sia fantasticare, sia desiderare. Anche in italiano c'è questa ampiezza di significato nel termine sogno ma purtroppo, se uno dice a se stesso che un suo desiderio è un sogno, corre il rischio di intendere che si tratti soltanto di un sogno, cioè di qualcosa di irreale.
In un mondo così cangiante, quali certezze abbiamo che qualcuno di questi desideri sia realizzato?
La stessa certezza che ha un artista di realizzare un capolavoro, quando comincia a lavorare a qualcosa.
Quale desiderio più d'ogni altro rimpiange non si sia avverato?
Rimpiangere? Non è il caso. Si può rimpiangere di non avere desiderato qualcosa. Ma se uno ha adesso un desiderio, è in lavorazione, in arrivo, in consegna.