Capelli grigi e personalità
Portare i capelli grigi non è più un tabù: sempre più donne famose (e non) scelgono di mostrare la loro chioma “silver” al naturale. Questione di personalità o di anticonformismo ai dettami della moda?
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“Potete essere belle a trent’anni, affascinanti a quaranta e irresistibili per il resto della vostra vita” diceva Coco Chanel. Questo concetto sembra male accordarsi ai dettami della moda e dei modelli di bellezza femminile ancora legati a un’immagine della donna eternamente giovane, obbligatoriamente sensuale e a cui sembra proibito invecchiare.
Eppure da qualche tempo si stanno moltiplicando gli esempi e le testimonianze di donne – giovani e non – che scelgono di portare i capelli grigi rifiutando di nascondere con una tinta artificiale il loro colore naturale. Una rivoluzione tutta post moderna, forse anche coraggiosa, anticipata da forti personalità del mondo della moda e dello spettacolo.
I capelli grigi: uomini e donne
Per lungo tempo considerati – ma solo per le donne! – sinonimo di trascuratezza, vecchiaia e decadenza, ultimamente i capelli grigi al femminile sembrano rappresentare la frontiera più “cool” in fatto di moda.
Per gli uomini il problema non c’è mai stato anzi: una chioma brizzolata è stata da sempre ritenuta elemento di fascino e autorevolezza! A loro a quanto pare non è richiesto di apparire eternamente giovani o di ricadere in un preciso stereotipo di bellezza per essere apprezzati e considerati (sia fisicamente che intellettualmente). Ma d’altra parte la mercificazione o oggettivazione del corpo femminile è storia nota.
Ben venga dunque questa moda un po’ liberatoria e controcorrente che sembra rivalutare il fascino dei capelli grigi anche quando a portarli è una donna. Jamie Lee Curtis, Helen Mirren e fin anche la giovanissima Lourdes Maria Ciccone: tante le star che hanno fatto da “capofila” in quella che è stata definita la “rinascita grigia”.
Ma è davvero solo questione di moda e bellezza? La libertà di portare i capelli grigi sembra nata proprio in opposizione ai dettami vuoti e stereotipati della moda, sarebbe dunque un peccato ridurla a semplice tendenza del momento…
Psicologia dei colori e personalità
Grigio, nero, marrone, biondo… Il colore dei capelli spesso viene scelto e consigliato valutandone la gradevolezza estetica rispetto al colore degli occhi o dell’incarnato e, naturalmente, in base a gusti e preferenze personali. Eppure l’aspetto “estetico” dei colori, compreso quello della propria chioma, non è tutto…
Né chiaro, né scuro… né nero né bianco… né eccitante né calmante… Il grigio, tra tutti i colori non variopinti, è quello che rappresenta un confine fra opposti. Secondo la psicologia dei colori (Luscher, 1993), questa tinta non si riferisce ad ambiti precisi della vita, non è orientato né all’esterno né all’interno. Scegliere il grigio, come predilezione della personalità e non solo come semplice scelta estetica, implica dunque prendere le distanze da “toni” troppo decisi (le contraddizioni della vita, emozioni, eccessiva fatica o eccitazione ecc.), ma anche sostare al confine fra gli opposti senza dover necessariamente scegliere fra bianco e nero potendo tollerare le contraddizioni senza dover fare scelte drastiche o manichee.
In fondo è questo il fondamento dell’equilibrio della personalità: saper sostare in mezzo alle versioni molteplici e a volte contraddittorie dei nostri modi di essere senza lasciarci “catturare” da alcuno di essi, accogliendo l’eterogeneità delle manifestazioni della nostra personalità (siamo sempre noi quelli che possono essere posati e riflessivi in una circostanza, ma irascibili e istintivi in altre; quelli che hanno vissuto esperienze positive gratificanti, ma anche terribili e angoscianti; quelli che danno il meglio di sé ma a volte anche il peggio perché anche quello fa parte di noi).
L’adolescente oscilla impersonando e assolutizzando, spesso a mo’ di “prova”, ora uno, ora un altro modo di essere. L’adulto psicologicamente maturo (a prescindere dall’età anagrafica) è consapevole di essere “uno in molti” e ha imparato a sentirsi a proprio agio in questa molteplicità senza perdere la propria identità e autostima (Bromberg, 1998, p. 16).
Portare i capelli grigi, volendo coglierne gli aspetti più simbolici che materiali, è allora certamente una “questione di testa” che può riguardare tutte (e tutti), anche naturalmente coloro che scelgono legittimamente di colorare la propria chioma.
Al di là della soluzioni adottate dal parrucchiere, sostare in un’ “area grigia” in cui prendere le distanze dai dettami della moda, dalla pressione di dover apparire, dal doversi mostrare solo in un certo modo può significare riconoscere e accogliere a 360° le espressioni della propria personalità e, perché no, ritrovare libertà e creatività.
Bibliografia
Bromberg, P. M. (1998), Clinica del trauma e della dissociazione, trad. it. Raffaello Cortina, 2007.
Luscher, M. (1993), La diagnostica Luscher, i colori della nostra personalità, trad. it. Astrolabio, 1995.