Donne reali o stereotipi di bellezza femminile?
L’8 Marzo è la festa della donna… di tutte le donne o almeno così dovrebbe essere. Troppo spesso però i media prepongono stereotipi di bellezza femminile che poco hanno a che fare con il corpo delle donne “reali”
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In occasione dell’8 Marzo e della festa della donna si parla spesso di diritti delle donne, di violenza di genere, di femminicidio
Vorrei portare però l’attenzione su una questione apparentemente più prosaica – ma, si badi bene solo in “apparenza”, appunto – quella del corpo delle donne per come viene proposto, valorizzato o strumentalizzato dai media.
Troppo spesso vengono imposti stereotipi di bellezza femminile distanti dai corpi delle donne “reali”, dalle bellezze tutte soggettivamente diverse, che ognuna può rappresentare.
Qualche iniziativa in controtendenza comincia tuttavia a circolare in rete e sulle passerelle, vediamole insieme.
Stereotipi di bellezza femminile e passerelle di moda
La notizia che sembra aver fatto più “notizia” è quella delle passerelle della fashion week di Milano, Parigi e New York. La moda è da sempre accusata di contribuire a diffondere stereotipi di bellezza femminile irrealistici quando non è stata addirittura accusata di far sfilare in passerella donne con evidenti disturbi alimentari.
Questa volta però ci sono delle novità perché alcune di quelle presentate dagli stilisti si sono rivelate modelle decisamente non convenzionali rispetto ai tradizionali canoni a cui rimandano gli stereotipi di bellezza femminile.
A cominciare da Bianca Balti che ha sfilato mostrando fieramente il suo pancione al sesto mese di gravidanza dimostrando come la maternità possa valorizzare invece che mortificare la bellezza femminile: un monito interessante per tutte quelle donne che in gravidanza non riescono a sentirsi attraenti.
Ma c’è di più: chi non conoscesse Jamie Brewer farà bene a dare un’occhiata sul web perché questa ragazza con la sindrome di down, oltre ad essere un’attrice e un avvocato, ha sfilato recentemente sulle passerelle newyorkesi con uno sguardo divertito, fiero e sognante che non vediamo su nessuna modella “canonica” mostrando a tutti la bellezza di essere sé stesse!
Come non ricordare, d’altra parte, che nel 2014 Danielle Sheypuk è stata, sempre per la stessa stilista, la prima modella a sfilare su una sedia a rotelle?
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Assomigliare a sé stesse invece che ad uno stereotipo
Ma le fonti di ispirazione, per chi si fosse stufata di tentare l’impossibile impresa di assomigliare a una Barbie e volesse provare ad assomigliare a sé stessa, non sono finite.
Mutt Blum e Katy Kessler sono due fotografi autori di un progetto quanto mai irriverente verso gli stereotipi di bellezza femminile. Stiamo parlando di The Nu Project, un progetto fotografico itinerante, che del 2005 sta girando il globo alla ricerca delle modelle più belle del mondo: le donne “reali”, quelle fatte in carne e ossa che indossano realmente dei vestiti o usano veramente un bagnoschiuma o un deodorante per vivere la vita vera e non per apparire sulle pagine patinate di qualche rivista di moda.
Gli scatti fotografici immortalano donne comuni e senza veli che mostrano e valorizzano divertite il proprio corpo senza nascondere quei particolari che, rispetto agli stereotipi di bellezza femminile, verrebbero considerati difetti o segni dell’età da “correggere” con il fotoritocco: sono proprio quei dettagli, quei particolari, quelle sinuosità a rendere ogni donna unica e proprio per questo bella!
L’8 Marzo è la festa delle donne “reali”?
Può bastare qualche servizio fotografico o una passerella controtendenza per contrastare gli stereotipi che ormai imperano culturalmente nei media? Forse sì e forse no…
Forse no, perché le immagini esprimono un ben più ampio retroterra culturale che è ancora troppo spesso sessista e discriminatorio rispetto alle questioni di genere, perché i media e le pubblicità, proponendo stereotipi innaturali perpetuano di fatto un’oggettivazione sessuale del corpo delle donne (come afferma Lorella Zanardo nel suo documentario il corpo delle donne) che non aiuta certo a contrastare fenomeni di violenza di genere.
Forse sì perché la cultura si fa e si cambia anche dal basso, a partire dai singoli e queste iniziative, proprio perché in minoranza, fanno notizia, richiamano l’attenzione di donne e, ci auguriamo, anche di uomini sulla bellezza dei corpi reali in cui ogni donna può finalmente riconoscersi.
Diceva Anna Magnani “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele.”