Dinamiche (perverse) che determinano l'autosabotaggio
L'autosabotaggio potrebbe essere definito come l'arte di far fallire i propri intenti. Sì, perché a volte sembra proprio volerci del talento. Vediamo come trasformare questa attitudine in un rapporto positivo per noi stessi e per chi ci è vicino.
Credit foto
©Nuthawut Somsuk / 123rf.com
Ci sono desideri e volontà che in qualche modo non si riescono a portare a termine per molto tempo, c’è sempre qualcosa che impedisce la loro realizzazione. Questo qualcosa spesso è la classica “zappa sui piedi” o “bastone tra le ruote” attivato da noi stessi in prima persona. Quello che accade è quindi la messa in atto di un’azione di autosabotaggio.
Cos'è l’autosabotaggio?
Con il termine autosabotaggio si intende l’insieme delle azioni, dei comportamenti, degli atteggiamenti o pensieri, più o meno consapevoli, che in qualche modo ostacolano il raggiungimento di un obiettivo. Esso è quindi un meccanismo che porta se stessi ad abbandonare una certa attività o prospettiva, a causa di false o erronee credenze su di sé o sull’evento.
Capita, quindi, che si voglia perdere peso ma non si riesca mai ad iniziare la dieta, è il classico esempio del “inizio lunedì” ma quel lunedì non arriva mai; si decida di smettere di fumare, di intraprendere una vita più sana ed attiva, ma non si cambia nulla nella propria routine, di trovare un partner serio e per la vita, ma si continui a rimanere intrappolati in storie dolorose e disfunzionali.
Questi esempi fanno capire come in qualche modo ci sia sempre un margine di azione personale e in qualche modo una scelta rispetto al rimanere nella situazione attuale, seppur molte volte non consapevole. Sì, perché spesso questo meccanismo si manifesta sotto forma di autosabotaggio inconscio che non riusciamo a comprendere se non ci si sofferma a riflettere con cura sui motivi del proprio agire o, viceversa, inerzia.
Le diverse forme dell'autosabotaggio
L’autosabotaggio può assumere differenti forme. Ci sono infatti le situazioni in cui la persona sa cosa desidera e ha un obiettivo ben preciso ma applica tutto il contrario di quello che dovrebbe per raggiungerlo.
Se l’idea è rimettersi in forma la persona trova sempre una scusa per non mettersi ad allenarsi alla sera dal rientro a casa, oppure continua a ripetersi che domani inizierà, ma oggi proprio è molto stanca, non ha voglia, ha altro di urgente da fare. In questo primo caso quindi la persona agisce delle cose differenti da quelle necessarie a raggiungere l’obiettivo.
Altra forma è invece l’inerzia, ovvero il non fare nulla di fronte a una situazione che si sa crea disagio. È per esempio il caso in cui una persona che si trova in una relazione malsana ma non fa nulla, continua a perseverare e restare in questa situazione, quasi in una bolla intoccabile e “perfetta”. La persona in questo caso non fa veramente qualcosa per cambiare, magari si lamenta ma tutto si ferma qui.
Leggi anche Cosa stimola a fare cambiamenti nella vita >>
Autosabotaggio e autosvalutazione
Una delle motivazioni che spingono all’autosabotaggio è l’autosvalutazione. Essa è la continua tendenza a pensare a sé in modo svalutante e critico. I pensieri negativi portano a una riduzione del senso di autoefficacia e della propria autostima, con effetti sul comportamento.
Pertanto il continuo pensare e ripetersi ad esempio “fallirò”, "Non sono capace di fare nulla”, “Anche questa volta andrà tutto male”, “Ogni sforzo è inutile tanto sono destinato a stare male e soffrire" e via dicendo, porta ad attivare comportamenti o atteggiamenti che vanno nella direzione della propria convinzione e quindi alla realizzazione del fallimento.
La persona cade nella trappola dei propri pensieri, non sempre pienamente consapevoli ma comunque forti e determinanti. Il rischio è tuttavia che questa, che appare come una strategia difensiva rispetto alla delusione e insoddisfazione, porta a conseguenze che vadano a confermare la credenza erronea e la considerazione che non si vale nulla, attivando così continue azioni di autosabotaggio in un circolo vizioso.
Leggi anche Autoefficacia e autostima, le differenze >>
Autosabotaggio, paura del cambiamento e successo
Altre grandi dinamiche alla base dell’autosabotaggio sono la paura del cambiamento e la paura del successo.
La prima consiste nella difficoltà delle persone ad uscire dalla propria comfort zone, ovvero quella sfera di realtà conosciute e di comportamenti ripetitivi e ben consolidati. La paura del cambiamento a cui si accompagna la paura di fallire, determinano una resistenza verso il nuovo, la novità, la modifica delle cose e ogni azione sarà finalizzata a rimanere nella condizione attuale, sabotando così possibili cambiamenti, la crescita personale e, spesso il miglioramento.
Il paradosso è che anche nelle situazioni che creano disagio e sofferenza appare sempre più facile rimanere in questa condizione rispetto al cambiare e ricercare benessere e serenità. La prima la si conosce bene, la seconda no, richiede coraggio e molto molto impegno e motivazione.
Rispetto invece alla paura del successo è possibile dire che alcune persone temono il successo al pari del fallimento. Quello che accade è che non si mettono in gioco o se lo fanno, cercano di mantenere una posizione in cui conoscono limiti e dinamiche. Il timore del successo può essere legato a differenti considerazioni come la sensazione di non meritarselo, di non essere all’altezza, di non conoscerne le conseguenze e di non riuscire poi a mantenere la posizione raggiunta.
Leggi anche Sindrome dell'impostore, la paura di non essere all'altezza >>
Autosabotaggio e ipercriticismo o percezionismo
L’ipercriticismo e il perfezionismo sono altri due aspetti fondamentali nel determinare il sabotaggio personale. Le persone, infatti, che attivano una critica continua e massiccia verso di sé e tendono alla perfezione faticheranno a osservare il proprio comportamento e atteggiamento come adeguato e funzionale, trovando sempre qualcosa che non va e, quindi, alla fine mollare o lasciare perdere.
Se l’obiettivo è allenarsi almeno mezz’ora al giorno per rimettersi in forma e nel farlo non ci si percepisce abbastanza stanchi o sudati, non si fanno gli esercizi alla perfezione o non si vedono i risultati nell’immediato, si potrebbe iniziare a pensare che è tutto inutile e quindi lasciare stare e ritornare alle vecchie abitudini sedentarie.
I “sintomi” dell’autosabotaggio sono molteplici e spesso abbastanza evidenti e ricorrenti in dinamiche ben consolidate. Il primo passo per uscirne è la consapevolezza di cosa lo sostiene e delle strategie disfunzionali messe in atto. Da qui le cose possibili sono tante ma sicuramente è fondamentale trovare coraggio e motivazione per cambiare e ricercare la serenità.