Neurofeedback, cos'è e a cosa serve
Il neurofeedback è una pratica di monitoraggio e modifica del funzionamento cerebrale. Non invasiva e non dannosa permette di potenziare alcuni funzioni del cervello.
Credit foto
©Andrea Obzerova / 123rf.com
Il cervello è composto da milioni di cellule cerebrali, dette neuroni e da connessioni tra esse chiamate sinapsi. Queste sono responsabili di tutte le abilità cerebrali quali ad esempio il ragionamento, la pianificazione ed esecuzione del movimento, il linguaggio, la memoria, la percezione, l’attenzione, la concentrazione, nonché lo stato di attivazione e benessere.
In caso di patologia o deficit si possono utilizzare numerose tecniche per agire sul funzionamento cerebrale e sulla modifica delle sinapsi, tra questi ci sono l’utilizzo di farmaci, la psicoterapia e tecniche più recenti come il neurofeedback e biofeedback.
Il neurofeedback: cos’è
Il neurofeedback è una pratica o strumento che attraverso una serie di elettrodi posti sul cranio, rileva l’attività sinaptica in tempo reale, permettendo al paziente di osservarla e divenirne consapevole attraverso grafici prodotti su un monitor da un software.
Il metodo utilizzato è quello dell’elettroencefalografia (EEG). Gli elettrodi hanno il solo scopo di rilevare e registrare l’attività cerebrale, non emettono nulla e non interferiscono sulla funzionalità del cervello: il neurofeedback è quindi indolore, non invasivo e non ha effetti collaterali.
Attraverso i sensori l’individuo e il clinico possono rendersi conto di come funziona il cervello in risposta a stimoli specifici come compiti da eseguire, stimoli attentivi, stressor, ecc. o in uno stato di rilassamento. Il monitoraggio permette il raggiungimento della consapevolezza da parte dell’individuo e quindi una maggiore possibilità di agire sul funzionamento disfunzionale in un’ottica di miglioramento.
Durante l’intervento il software emette feedback uditivi e/o visivi positivi o negativi al fine di aiutare il paziente nella regolazione del proprio funzionamento cerebrale attraverso il training specifico.
Durante la registrazione si monitora la risposta di aree specifiche in relazione all’abilità che si vuole allenare o migliorare. Il neurofeedback viene condotto da professionisti esperti e spesso si associa ad altri tipi di interventi e talvolta è risultato molto efficace nei soggetti farmacoresistenti per cui la terapia farmacologica risulta inefficace o non possibile.
Neurofeedback: a cosa serve
Lo scopo principale è il monitoraggio dell’attività cerebrale per incrementare la conoscenza e consapevolezza delle risposte del proprio cervello agli stimoli. Da qui la possibilità di agire, attraverso training specifici, sulla modifica dei livelli e modalità di attivazione in modo consapevole e volontario, al fine di raggiungere il funzionamento più adeguato e funzionale in termini di abilità cerebrale e prestazione.
Molti studi hanno rilevato l’efficacia del trattamento di Neurofeedback per molteplici condizioni patologiche, disagi e per il miglioramento di prestazioni in ambiti specifici. Spesso è utilizzato in associazione al training con biofeedback, che lavoro sulla percezione e modifica degli stati fisiologici.
Grosso impatto ha nel trattamento dell’ansia e dello stress, in cui attraverso training di rilassamento si aiuta l’individuo a modificare i livelli di attivazione cerebrale in risposta agli stimoli o condizioni stressanti.
Effetti rilevanti si sono inoltre osservati nel trattamento di epilessia, depressione, disturbo ossessivo compulsivo, disturbi del comportamento alimentare, insonnia, ecc.
Una delle aree di maggior funzionamento sembra essere quella del trattamento del deficit di attenzione con o senza iperattività o ADHD, in cui il training specifici associati all’utilizzo dello strumento di neurofeedback sembra riportare effetti positivi nei livelli di attivazione e nel controllo della risposta impulsiva e livelli di concentrazione. Utile nel trattamento dei disturbi dell’apprendimento e del linguaggio.
Rispetto alla performance è spesso utilizzato nel miglioramento della prestazione cognitiva, sportiva ma anche in ambito lavorativo. È possibile infatti allenare memoria, attenzione, concentrazione, reattività e percezione. Pertanto molte sono le aree di intervento e possibilità dell’utilizzo di questo strumento i cui livelli di efficacia sono noti e importanti. I training sono differenti in base all’obiettivo da raggiungere e alle caratteristiche del paziente, quindi in clinico assume una prospettiva di personalizzazione dell’intervento.