Traumi e disturbi dell'alimentazione: quale legame?

I disturbi alimentari possono rappresentare, in alcuni casi, una forma di riattualizzazione e controllo di una storia traumatica di abuso fisico o sessuale vissuta nell’infanzia. È la sofferenza del corpo muto che denuncia una storia che non trova parole per essere raccontata.

Traumi e disturbi dell'alimentazione: quale legame?

Numerosi studi hanno evidenziato una possibile connessione fra i disturbi alimentari e i traumi dell’infanzia. I disturbi alimentari rappresentano una forma di disagio psicologico di cui sono note le cause complesse e multifattoriali; in una certa percentuale di casi possono essere legati anche a storie di abusi e traumi infantili.

In questi casi il disturbo alimentare, con le sue implicazioni autodistruttive per il corpo, assume un ulteriore significato rispetto ad un trauma che non trova spazio di parola e di ri-significazione per essere integrato in un’identità sufficientemente sicura e coesa. 

 

Le cause multifattoriali dei disturbi alimentari

Vari Autori, come Hilde Bruch e Mara Selvini Palazzoli, hanno sottolineato come i disturbi alimentari non siano patologie del corpo ma piuttosto disagi delle relazioni e degli affetti riconducibili, in molti casi, a disfunzioni nel rapporto madre-bambino o a dinamiche relazionali patologiche dell’intero sistema familiare.

Famiglie a forte invischiamento dove manchi il riconoscimento di spazi di autonomia personale o dove si verifichi una sistematica mancanza di sintonizzazione della madre sui bisogni del bambino possono compromettere lo sviluppo di un’autonoma regolazione della fame e degli affetti.

In assenza della capacità di discriminare adeguatamente bisogni fisici e stati emotivi, il cibo – o il rifiuto di esso – può rappresentare un modo per regolare una vita emozionale che non si è in grado di gestire.

Da altre ricerche è emerso come, tuttavia, non sia soltanto un contesto di accudimento affettivo inadeguato a poter predisporre allo sviluppo di un disturbo alimentare, ma come in una certa percentuale di casi persone con una problematica relativa alla sfera dell’alimentazione e del cibo possano avere alle spalle anche una storia di abusi fisici o sessuali nell’infanzia.

 

Traumi e disturbi alimentari

Secondo le ricerche condotte sull’argomento, la correlazione fra disturbi alimentari e storie di abusi fisici o sessuali nell’infanzia non è affatto infrequente. Questo tipo di  traumi potrebbero riscontrarsi con una frequenza che va dal 30 al 50% dei casi (Putnam, 2001).

Sebbene tale possibilità sia trasversale alle varie forme sintomatologiche di disturbi alimentari e tali sintomatologie possano comparire e alternarsi nel corso del tempo nella storia di una stessa persona, sembra che siano soprattutto i disturbi primariamente di tipo bulimico o di alimentazione incontrollata ad essere più frequentemente connessi con traumi e abusi infantili (Johnson, Cohen, Kasen e Brook, 2002).

Abusi che, essendo il più delle volte perpetrati da autori appartenenti alla cerchia familiare, vano a compromettere gravemente i modelli relazionali di attaccamento fra bambino e caregiver (Canale, f. e Davì, A., 2000, Dal fantasma al trauma).

 

La connessione tra disturbi alimentari e comportamento sessuale

 

L’abuso intrafamiliare

L’abuso fisico e sessuale vissuto nell’infanzia, specie se perpetrato ripetutamente e ad opera di genitori o membri della cerchia familiare, compromette gravemente l’emotività e lo sviluppo dell’identità del bambino.

Senso di colpa, vergogna, impotenza sono vissuti ma non riconosciuti dalla vittima che confonde, in una relazione abusante, odio e amore, bisogno di affetto e senso di colpa ritrovandosi ad essere vittima di violenza proprio da parte di un adulto di riferimento da cui dipende per il proprio senso di sicurezza e conforto (Meola, A.,  Abuso sessuale e disturbi alimentari).

Tale confusione spesso alimenta sensi di colpa nelle persone abusate: questo consente al tempo stesso di  preservare un’immagine “buona” e accettabile dell’caregiver e di uscire dal senso di impotenza riattribuendo a sé stessi la responsabilità dell’accaduto.

Questo si associa ad una perdita di autostima – perché ci si identifica in un soggetto colpevole e indegno di amore – e ad una disconnessione dai propri bisogni fisici ed emotivi, disconnessione aggravata spesso dai meccanismi dissociativi che possono accompagnare il trauma distaccando e anestetizzando la vittima da ciò che accade al proprio corpo (Gelinas, 1983).

 

Rivestire il dolore di parole

Rispetto ad una storia di abuso, un disturbo alimentare può rappresentare una modalità, spesso non l’unica, per gestire un trauma secondo queste dinamiche di colpevolizzazione e controllo.

In tutte le forme dei disturbi dell’alimentazione il corpo è oggetto di attacchi auto aggressivi: attraverso il digiuno, il vomito autoindotto o l’alimentazione incontrollata ad esempio, il corpo – vissuto come oggetto estraneo e pericoloso - è oggetto di un continuo auto-abuso, di un costante disconoscimento e annientamento dei suoi bisogni (alimentari, sessuali etc.) nel tentativo di controllarlo e di allontanare qualunque intrusione proveniente dall’esterno (Montecchi F., 2005, Dal bambino minaccioso al bambino minacciato, FrancoAngeli).

Il corpo condensa ed esprime un dolore che non ha avuto diritto di parola, trovare una strada affinché si possa dare voce al dolore è essenziale per integrarlo nel resto della propria storia di vita ed è uno dei principali obiettivi di un percorso psicoterapeutico.

Si tratta di lavorare affinché quella non sia più una vittima di abuso a cui è accaduto di essere anche una persona, ma una persona a cui è accaduto di subire un abuso (McWilliams N., La diagnosi psicoanalitica, 2012, Astrolabio).

 

I disturbi alimentari dei bambini: riconoscere i segnali

 

Per approfondire:
>  Disturbi alimentari: definizione, sintomi e varianti