I disturbi alimentari dei bambini
I bambini soffrono oggi di diversi disturbi alimentari, purtroppo non c'è solo l'obesità infantile. Il comportamento alimentare cambia con l'età ed è quindi difficile fare una diagnosi: consideriamolo un veicolo per un messaggio e impariamo ad ascoltare i nostri figli.
L'obesità infantile è uno dei temi di maggiore attualità che tocca da vicino medici, pediatri e genitori e nonostante la sua importanza non è l'unico dei disturbi alimentari di cui soffrono i bambini oggi. Il nocciolo del problema risiede sempre nella stretta connessione che nella nostra società si è creata tra cibo ed emozioni.
Come cambia l'appetito nei bambini
L'alimentazione è un tema problematico nei bambini e nonostante l'educazione nutrizionale impartita, attraversa diverse fasi lungo lo sviluppo, ma non tutte le difficoltà incontrate dai genitori sono veri disturbi alimentari. Tra i 18 mesi e i tre anni, ad esempio, è normale assistere ad un calo dell'appetito perché il bambino arresta il grande slancio della crescita che aveva caratterizzato la prima fase della sua vita. Ovviamente la diminuzione è variabile e molto dipende da quanto prima il bambino mangiasse. Gli anni successivi fino all'ingresso alla scuola sono caratterizzati da una serie di manie o preferenze solo per determinati cibi, ma senza che ci siano ripercussioni sulla salute in generale. Questa fase può durare anche qualche mese e può ripresentarsi più volte, ma non c'è da preoccuparsi quando la salute e l'energia non mancano. In generale è solo quando l'entusiasmo di un bambino ne risente che dobbiamo prestare attenzione all'insorgere di eventuali disturbi alimentari.
Quali disturbi alimentari nei bambini?
Secondo L'Associazione Pollicino e il Centro Crisi Genitori Onlus (per la prevenzione e la clinica dei disordini del comportamento alimentare in età pediatrica) è difficile dare delle statistiche accurate sull'incidenza di questo tipo di disordini: le cifre più elevate riguardano per l'appunto l'obesità, ma occorre considerare anche il fatto che è la diagnosi più evidente. Esiste però un range più ampio che include:
- disturbo da alimentazione selettiva, che induce a mangiare solo una ristretta gamma di alimenti ricchi in carboidrati,
- fobia del cibo, o paura di deglutire alimenti di una particolare consistenza o sapore
- alimentazione restrittiva a causa di scarso appetito e scarso interesse per il cibo
- pica, tendenza ad ingoiare sostanze non commestibili (solo se si protrae oltre il primo anno di età).
Quali sono i segnali?
Il problema della diagnosi nasce dalla difficoltà di scindere le normali simpatie/antipatie per il cibo dai problemi di tipo psicologico/relazionale. La rigidità o l'alterazione del comportamento alimentare può facilmente nascondere un messaggio ai genitori, qualcosa che il bambini non riesce a padroneggiare con le parole, ma che può esprimere grazie alla relazione cibo-affetti. Proprio per questo è difficile individuare dei segnali universalmente validi: l'osservazione del bambino nella sua individualità resta l'arma migliore per un genitore. Probabilmente in molti preferirebbero un elenco di sintomi da scartare, ma un messaggio affettivo è sempre unico, legato all'individuo e acquista senso solo se inserito nel giusto contesto. Ecco quindi che i genitori dovrebbero aguzzare la vista in occasione di cambiamenti (soprattutto se repentini) e di contraddizioni da parte dei bambini, senza farsi prendere dal panico immediatamente, ma restando in ascolto di tutti i segnali che i figli inviano attraverso il cibo e non solo.
LEGGI ANCHE
> La pubblicità e il suo ruolo nell'obesità infantile
> L'educazione alimentare nelle scuole
> Traumi e disturbi dell'alimentazione: quale legame?