I traumi infantili fra criticità e risorse

Il tema dei traumi infantili rimane sempre un argomento piuttosto battuto nei canali di informazione e dibattito psicologico, d’altra parte continui episodi di cronaca, su cui i media non mancano di portare la nostra attenzione fin nei più scabrosi dettagli, non possono non sollecitare l’interrogativo di cosa accade a bambini e minori testimoni o dirette vittime di episodi efferati e traumatici.

I traumi infantili fra criticità e risorse

Recentemente i media e la stampa mondiale hanno monopolizzato l’attenzione verso la nascita del così detto “Royal Baby” il primogenito di Kate Middleton del principe William di Inghilterra: in un clima principesco e decisamente da favola, è stato presentato al mondo il futuro erede al trono di Inghilterra. Un’infante dorato incastonato in un mondo di fantasia e di felicità assoluta bel lontano dalla realtà di ogni giorno dove violenze e abusi non risparmiano neanche i minori e spesso, anzi, avvengono fra le mura domestiche. Come parlare dei traumi infantili?

 

Le conseguenze dei traumi infantili

Cosa rende i traumi infantili degli eventi dagli esiti infausti per lo sviluppo psicologico dei minori? L’oggettiva violenza o efferatezza di scene o episodi di cui il minore sarebbe stato direttamente o indirettamente vittima? L’età in cui questo è avvenuto? Il fatto che si tratti di un episodio isolato o prolungato nel tempo? Che coinvolga o meno figure genitoriali o di riferimento? Il temperamento del singolo bambino? In realtà tutte queste sono domande valide là dove un episodio si rivela traumatico, al di là della sua oggettiva gravità, in virtù di quanto rimane scisso dal resto della memoria autobiografica del bambino, impossibilitato ad essere elaborato e compreso a causa o della precocità della fase di sviluppo del minore o dell’impossibilità di trovare supporto nel contesto sociale e familiare di riferimento.

 

LEGGI ANCHE LE FOBIE INFANTILI: COME NASCONO


I traumi ripetuti

Piuttosto che un singolo episodio traumatico, se escludiamo scene e o crimini di efferata violenza, ciò che risulta compromettere maggiormente lo sviluppo del bambino è il fatto di essere esposto a quello che viene definito un “trauma ripetuto”; una situazione di abuso o trascuratezza che si perpetua nel tempo là dove il bambino non trovi alte figure sicure di riferimento. I traumi infantili più gravi sono ascrivibili, in altre parole, al perpetuarsi di un contesto generale familiare di vita che non lascia al bambino alternative.

 

Resilienza e traumi infantili

E’ abbastanza recente una certa inversione di tendenza nella ricerca psicologica: oltre che studiare le conseguenze negative dei traumi infantili in termini di psicopatologie del bambino, gli psicologi si sono interrogati sul perché certi bambini sembrano risentire meno di altri di determinati traumi infantili. Nasce così la ricerca sulla resilienza, quella capacità che alcuni possederebbero più prontamente di altri, per far fronte agli eventi traumatici o stressanti facendo appello alle proprie risorse emotive e cognitive per non lasciarsi psicologicamente devastare dagli eventi ma preservando un nucleo sano di pensabilità e identità personale. E’ quello che sostiene ad esempio Andrea Canevaro in bambini che sopravvivono alla guerra (Erickson, 2001) alla luce di esperienze didattiche con bambini sopravvissuti a traumi infantili di guerra in paesi come Burundi, Ruanda, Bosnia, Israele, Sudan

Immagine | Stefano Mortellaro