La pubblicità e il suo ruolo nell'obesità infantile
Bambini, pubblicità e obesità: è il nuovo allarme lanciato dall'Oms. Numerose ricerche dimostrano la sensibilità dei bambini ai messaggi pubblicitari e alle conseguenze sulla loro alimentazione.
Il rapporto tra bambini e televisione è oggetto di numerose discussioni da molto tempo. La questione diventa più spinosa se parliamo di pubblicità e di come (e cosa) viene reclamizzato per catturare la loro attenzione. Più recentemente l'attenzione si è focalizzata su un argomento altrettanto scottante che si coniuga con gli spot: l'alimentazione e l'obesità infantile.
Come reagiscono i bambini alla pubblicità
Se il nudo e il sesso possono dirsi una strategia vincente in ambito pubblicitario, altrettanto lo sono i messaggi destinati ai più piccoli che ovviamente incidono sui portafogli di mamma e papà. In particolare il problema è la facilità (supposta, reale o sotto quali condizioni, il dibattito è tutt'ora aperto) con cui i messaggi inducano all'azione di consumo soprattutto quando il prodotto non è adatto. Per molti studiosi il problema principale è la scarsa capacità di separare i personaggi pubblicitari da quelli dei cartoni animati con cui hanno un rapporto privilegiato e di natura affettiva. Questo passaggio è reso ancora più difficile dalle mille logiche con cui oggi si presentano gi spot: a puntate, sottoforma di quiz o di cartone animato. Si annidano dei valori sociali estranei agli adulti che però vengono "giocati" nelle relazioni tra pari, inducendo a determinati comportamenti.
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Obesità e pubblicità
Un allarme più specifico arriva direttamente dall'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) che recentemente ha chiesto ai governi di aumentare la vigilanza sulle pubblicità degli alimenti rivolti ai giovanissimi perchè più ricerche hanno dimostrato un nesso con l'obesità infantile. L'allarme non riguarda solo la televisione, ma tutti i canali a cui i piccoli hanno accesso e che farebbero leva solo su prodotti a rischio, rendendo sempre più difficile il compito (comunque necessario) di una corretta educazione alimentare da parte dei genitori.
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Le ricerche
Un recente studio dell'Università di Wollongong (Australia) ha messo in luce come i bambini ignorino l'intenzione seduttiva degli spot subendola passivamente. Un gruppo di bambini, tra i 6 e i 10 anni, è stato intervistato in merito ad alcuni noti marchi alimentari poco salutari. Dalle ricerche è emerso che i bambini sono molto attenti ai messaggi che fanno leva sui valori sociali e soprattutto associavano lo slogan sociale ai benefici fisici e alimentari a dispetto della qualità reale del prodotto. I brand "spazzatura" associano l'immagine a personaggi noti rinforzando il desiderio di possedere le qualità che hanno tutti e che possiedono anche nel mondo della fantasia.
Un altro studio inglese pubblicato da Pediatrics è stata esaminata la reazione di bambini dopo aver visionato uno spot di 30 secondi. I bambini si sono mostrati più suscettibili a consumare cibi grassi e ricchi di zucchero dopo averne visto la pubblicità, facendo riferimento più al marchio che all'alimento. I bambini che guardano la televisione per più di 4 ore sono più a rischio, sottolineando che la durata di esposizione aumenta il rischio.