Disagio lavorativo
I casi di disagio lavorativo purtroppo sono sempre più comuni: si va dai casi di mobbing e molestie allo stress, che può scatenare anche una vera e propria sindrome da burnout. Per non parlare del workaholism e della sensazione di alienazione.
Supervisione a cura della dott.ssa Giuliana Rubano, psicologa e life & corporate coach
Disagio lavorativo: definizione
La sindrome da disagio lavorativo si sta diffondendo sempre più. Il lavoro sta vivendo un processo di cambiamento epocale: dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri le tipologie di lavoro sono profondamente cambiate e negli ultimi anni stiamo assistendo a una continua, incessante evoluzione che, con l’affacciarsi di moderne tecnologie e di mutate condizioni di organizzazione del lavoro, sta modificando sia i rischi che le patologie professionali. L’esperienza del cambiamento stesso, particolarmente dove gli individui sentono la mancanza di controllo o di coinvolgimento e l’incertezza del posto di lavoro, può provocare varie situazioni di disagio lavorativo (mobbing, burnout, stress lavorativo, molestie).
Disagio lavorativo: varianti
Mobbing – comportamento ripetuto e immotivato contro un dipendente o un gruppo di dipendenti, tale da creare un rischio per la salute e la sicurezza.Il mobbing è messo in atto nei confronti di un lavoratore per costringerlo alle dimissioni attraverso la graduale estromissione dall’uso dei mezzi (es. pc, scrivania) e dalle relazioni interpersonali indispensabili allo svolgimento di una normale e serena attività lavorativa.
Burnout – sindrome “dell’operatore bruciato”, processo nel quale lo stress si trasforma in un meccanismo di difesa e una strategia di risposta alla tensione, con conseguenti comportamenti di distacco emozionale ed esitamento di esaurimento emozionale, spersonalizzazione e riduzione delle capacità professionali. La sindrome da burnout si presenta soprattutto nelle persone che per mestiere si occupano degli altri (medici, infermieri, assistenti domiciliari e sociali, poliziotti, giudici insegnanti, educatori). A causa dell’eccesso di coinvolgimento, si verificano atteggiamenti di rigidità e di intolleranza verso la gente; il burnout non è solo un problema dell’individuo, ma anche del contesto sociale nel quale opera, soprattutto di quell’ambiente lavorativo che non riconosce l’aspetto umano del lavoro.
Stress lavorativo – si manifesta quando c’è un sostanziale squilibrio tra le domande provenienti dall’ambiente di lavoro e le capacità di risposta del lavoratore di affrontarle o controllarle, quando cioè le richieste dell’organizzazione eccedono le reali capacità del lavoratore; oppure quando i bisogni del lavoratore superano le opportunità di soddisfazione offerte dall’organizzazione..
Molestie – ogni atto o comportamento indesiderato che offende la dignità e la libertà della persona che lo subisce, ovvero che sia suscettibile di creare ritorsioni o un clima di intimidazione nei suoi confronti.
Workaholism – la dipendenza da lavoro è un fenomeno sottovalutato e poco riconosciuto nell’ambito del disagio psicologico perché, a differenza di altre forme di disagio, nasce da una scelta personale.
Alienazione – pervasiva sensazione di assenza di significato e mancata autorealizzazione professionale spesso derivante da demansionamento (impossibilità di arricchimento del patrimonio professionale e/o di avanzamenti di carriera).
Disagio lavorativo: sintomi e indicatori
Il disagio lavorativo si manifesta, generalmente, attraverso particolari stati d'animo (ansia, irritabilità, esaurimento fisico, panico, senso di colpa, negativismo, disistima), somatizzazioni (emicrania, sudorazione, insonnia, disturbi gastrointestinali) e reazioni comportamentali (assenze o ritardi frequenti, distacco emotivo, ridotta creatività).
I principali indicatori di disagio lavorativo:
- risentimento verso l’organizzazione
- aggressività insolita e nervosismo
- sentimento di inutilità, irrilevanza e disconoscimento
- insofferenza nell’andare al lavoro
- aderenza formale alle regole e anaffettività lavorativa
- lentezza nella prestazione
- confusione organizzativa in termini di ruoli, compiti, ecc.
- venir meno della propositività a livello cognitivo
- assenteismo
- problemi relazionali anche nella vita privata.
Disagio lavorativo: cause e sviluppo
Secondo l’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro, i fattori predisponenti all'insorgere del disagio lavorativo sono legati soprattutto alle particolari condizioni della situazione professionale (precariato, ambiguità di ruolo, retribuzione insoddisfacente, richieste eccessive).
I fattori che maggiormente sembrano generare disagio sul luogo di lavoro sono:
- assenza di controllo e riflessione condivisa sull'attività svolta;
- scarsa solidarietà da parte dei colleghi e della direzione;
- scarsa coerenza tra i compiti assegnati e le caratteristiche del lavoratore;
- assenza di adeguate relazioni interpersonali.
- problemi riguardanti l’affidabilità, la disponibilità, l’idoneità e la manutenzione o riparazione di attrezzature e impianti.
- lavoro per turni, orario di lavoro non flessibili, orari imprevedibili.
Disagio lavorativo: come affrontarlo
Chi sta vivendo un disagio lavorativo può cominciare con:
- ridimensionare i problemi così da grandi si possono scomporre in più piccoli fino a poterli gestire
- darsi delle priorità rispetto ai compiti da portare a termine sapendo che ci potranno essere dei lavori che non si potranno finire nell’immediato
- focalizzare l’attenzione su di sé cercando di considerare che il disagio che sta provando può divenire una possibilità per valutare altre prospettive lavorative più vicine alle proprie aspettative
- dedicare del tempo a se stessi dopo l’attività lavorativa in maniera da creare un distacco produttivo per il proprio benessere.
Come reagisce in genere una persona di fronte a una situazione che ritiene intollerabile? Può mettere in atto diversi sistemi di difesa, detti strategie di coping. Consistono in un insieme di comportamenti che si attivano per far fronte a specifiche esigenze esterne e interne vissute come imposizioni, o come superiori alle proprie risorse o divergenti con le motivazioni personali. Un altro comportamento classico è l’evitamento, ovvero il sottrarsi a un ostacolo o scavalcare un problema, magari dedicandosi ad altro. Ci sono poi le strategie di fuga, che possono portare all'abbandono dell’attività: queste possono momentaneamente allontanare il problema ma non lo risolvono. In letteratura vengono considerate positive quelle strategie volte a cercare attivamente soluzioni nuove.
In ogni caso è sempre consigliabile:
- parlarne in famiglia, con gli amici, col medico di base e/o con uno psicologo o con uno psicoterapeuta;
- cercare alleati nei sindacati e nelle associazioni;
- prendere consapevolezza del fenomeno in atto e documentarsi;
- raccogliere informazioni utili, come ad esempio se ci sono altre persone con lo stesso problema, considerare la presenza di comportamenti aggressivi o antisindacali all’interno dell’azienda;
- allontanarsi dal luogo di lavoro utilizzando la possibilità di malattia, trasferimento, dimissioni;
- denunciare situazioni di molestie o mobbing, anche a danno di altri.
Disagio lavorativo: al cinema
L'apparenza inganna (titolo originale Le Placard) di Francis Veber dipinge con sapiente lievità l'ipocrisia del mondo del lavoro. Politiche societarie degne dei migliori statisti si sovrappongono a beghe da asilo, a scapito del più debole. Coalizioni e voltafaccia, in un valzer di ruoli che penalizzano ora uno, ora l'altro.
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