Meditazione contro l'ansia: la riscoperta del “qui e ora”
La meditazione sarebbe meglio di un ansiolitico? Alcuni studi sembrerebbero confermarlo… La meditazione oltre ad essere una pratica orientale antichissima di crescita personale e spirituale è anche uno degli ambiti di ricerca più studiati dalla psicologia moderna che mette a punto metodi e tecniche da essa derivati per applicarla nei contesti e nei disturbi più vari. L’esempio principale è quello della mindfulness che sta vedendo una larga diffusione soprattutto per i problemi di ansia.
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Diversi studi di neuropsicologia hanno già da alcuni anni evidenziato come la pratica della meditazione abbia effetti benefici sul cervello e più in generale sulla salute psicofisica della persona.
Ulteriori conferme arrivano dallo studio della pratica della mindfulness, un approccio occidentalizzato ad alcuni principi basilari comuni a tutte le tecniche di meditazione che avrebbe effetti positivi sulla riduzione dell’ansia riscontrabili anche in una conseguente modificazione dell’attività cerebrale.
Le aree cerebrali coinvolte alla riduzione dell’ansia
Viene dal Wake Forest Baptist Medical Center (WFBMC), un ospedale universitario nel North Carolina degli Stati Uniti, l’ulteriore conferma dell’effetto anti-ansia della meditazione e delle aree cerebrali coinvolte in questo.
Il gruppo reclutato per lo studio era composto da persone con livelli di ansia non patologica, metà delle quali sono state sottoposte ad alcune sedute di mindfulness riscontrando effettivamente una significativa riduzione dell’ansia e un corrispondente ad un aumento dell’attività delle aree cerebrali coinvolte nelle funzioni esecutive e nel controllo della preoccupazione (Zeidan, F., et.al., Neural correlates of mindfulness meditation-related anxiety relief, Social Cognitive and Affective Neuroscience, 8, 6, 2013).
Sviluppare la creatività con la meditazione
Meditazione e mindfulness
I training di mindfulness sono finalizzati a promuovere e a sviluppare nelle persone un approccio al “qui e ora” che permetta di sospendere giudizio e sforzo di volontà, di osservare passivamente ciò che accade dentro e fuori di sé per arrivare, attraverso ad un aumento della consapevolezza a disidentificarsi dai propri problemi, compresa l’ansia, e a centrarsi in uno stato di più profonda accettazione e quindi di maggior armonia con sé stessi e con gli altri.
Il fatto che sia un approccio operazionalizzato in sessioni di pratica e di apprendimento, rende la mindfulness più facile da praticare per gli occidentali e quindi molto più agevole da studiare rispetto alla originaria pratica della meditazione.
Combattere l’ansia nel qui e ora
Se in oriente la meditazione rappresenta una pratica millenaria dalle indiscusse valenze religiose e spirituali, la minduflness e altri metodi cercano in qualche modo di occidentalizzare e “laicizzare” la meditazione rendendone i principi fruibili anche per noi occidentali decisamente molto più frenetici e materialisti.
L’ansia ci spinge continuamente verso il futuro o ci costringe a rimanere ancorati al passato rimuginando ossessioni e preoccupazioni che ci distolgono dal valore del momento presente, del “qui e ora” di cui possiamo nuovamente imparare a fare esperienza con opportune tecniche di consapevolezza. In fondo l’essenza della meditazione è proprio questa: disidentificarsi dalla propria mente e scoprire che possiamo servirci efficacemente di essa senza esserne dominati.
Una famosa storia zen narra di un discepolo che chiese al maestro come potesse mettere in pratica il Dao, il maestro rispose “mangia quando hai fame e dormi quando hai sonno”, solo all’apparenza è ciò che banalmente fanno tutti, la maggior parte, rispose il maestro, “coltivano mille desideri mentre mangiano e sciolgono mille nodi mentre dormono” (Tsai Chih Chung, Dice lo Zen, Feltrinelli, 2006, p. 122).
La meditazione può essere un aiuto contro l'insonnia