Mindfulness Training
Intervista con Rob Nairn a proposito del Mindfulness Training della Mindfulness Association che viene presentato in Italia dal Kagyu Samye Dzong Venezia
KSD: Ciao Rob, grazie per questa intervista! Sei un ex magistrato ed ex docente di criminologia, insegnante di buddhismo, meditazione e mindfulness con circa quarant’anni di esperienza nella pratica buddhista, inclusi quattro anni passati in ritiro di meditazione al centro di ritiro del monastero Kagyu Samye Ling in Scozia.
Hai scritto tre libri di grande successo (“Che cos’è la meditazione?”, “La Mente Adamantina”, “Vivere,Sognare, Morire”), creato la Mindfulness Association e messo a punto un mindfulness training completo, di alta qualità e unico nel suo genere.
Cosa devo aspettarmi dalla prima edizione del Mindfulness One Year Training che inaugurerai al Kagyu Samye Dzong in settembre?
ROB: Durante il corso di questo anno imparerai un sistema graduale dove porti la mente a focalizzarsi, permettendole al tempo stesso di riposare, imparando a tenerla più o meno presente. Credo che questo sia il nostro obiettivo per questo primo anno. L’esperienza maturata in questi ultimi anni in Gran Bretagna, dove centinaia di persone e professionisti hanno intrapreso il Mindfulness Training e il successivo Compassion Training, registra grande soddisfazione tra i praticanti per l’efficace cambiamento notato in loro stessi. Coloro che sono diventati insegnanti di Mindfulness sono molto entusiasti per la qualità del lavoro che riescono ad esprimere come facilitatori del nostro Mindfulness Training. Sono certo che anche gli allievi in Italia raggiungeranno un ottimo livello di pratica.
KSD: puoi descrivere brevemente la pratica di mindfulness?
ROB: La fase iniziale di questo processo è composta da due riflessioni: una è una riflessione sulla tua intenzione, l’altra è una riflessione sulla motivazione. E’ piuttosto facile tralasciare queste due riflessioni, oppure formalizzarle pensando “si, la mia intenzione è ben chiara e conosco anche la mia motivazione”. Vorrei invece suggerirti di prendere queste due riflessioni seriamente, perché intenzione e motivazione radicano la pratica e la tengono nel giusto binario.
Per trarre del beneficio da queste due riflessioni hai bisogno di tornare ad esse all’inizio di ogni sessione.
KSD: Dimmi qualcosa di più sulla prima riflessione, quella sull’intenzione.
ROB: L’intenzione è il modo in cui focalizzi la tua energia ricordandoti che stai praticando Mindfulness perché vuoi fare qualcosa che sia di beneficio a te stesso prima di tutto. Ricordi a te stesso che addestrando la mente stai facendo una cosa di grande beneficio per il tuo più profondo benessere. Più prosegui in questa direzione, più ti chiederai se c’è qualcosa di maggior valore che potresti fare nella tua vita.
KSD: Mi sembra un approccio alla Mindfulness molto realistico e diretto.
ROB: Mi rendo conto che potrebbe sembrare piuttosto drammatico per chi inizia la pratica, ma se pensi al modo in cui viviamo ti renderai conto che, molto spesso, le persone passano la vita accontentandosi di sopravvivere o perseguendo scopi frivoli e a breve termine. Oppure, dal punto di vista del loro potenziale umano, si impegnano in attività che non portano benefici a lungo termine.
KSD: Si, mi sembra che solamente poche persone accompagnino i loro obiettivi a breve termine con un’ottica più ampia.
ROB: Nella cultura occidentale, una parte molto consistente del nostro addestramento è orientato allo sviluppo della mente e al perfezionamento delle sue capacità, ma queste non migliorano necessariamente il nostro stato mentale. Credo che questa cosa si possa notare facilmente. Un classico esempio potrebbe essere quello della persona ottantenne, presidente di un influente consiglio di amministrazione, dotata di grande potere e ricchezza ma che non ha addestrato la propria mente e che, quando le cose non vanno come vuole, manifesta il comportamento di un bambino di tre anni! E’ una trama piuttosto gettonata per un buon numero di film e libri.
Da questo puoi vedere come si possa avere la sensazione di avere successo nella vita, realizzando molte cose esteriormente, ma di certo non interiormente.
KSD: Secondo te cosa potrebbe agevolarci ad abbracciare la prospettiva di raggiungere un beneficio sul lungo periodo?
ROB: Per rispondere alla tua domanda vorrei spostare l’attenzione ad uno dei miei argomenti preferiti, che è la morte e il morire. Cosa muore e cosa va oltre la morte? Non ti posso certo offrire una prova, tuttavia la mia comprensione degli insegnamenti buddhisti è che chi muore è la parte superficiale, intellettuale, cognitiva della mente, mentre ciò che continua sono le tendenze profondamente radicate, l’istinto al movimento all’interno della mente.
Con la Mindfulness sviluppi nuove tendenze, sviluppi delle facoltà molto potenti e profonde. Mindfulness è una facoltà della mente e, come altre facoltà, se viene allenata si sviluppa, cresce e diventa più forte. Se viene negata non si svilupperà, o magari si svilupperà ma molto poco e in modo casuale. Sviluppando Mindfulness, potrai beneficiare enormemente te stesso in questa vita, perché una persona consapevole che ha stabilizzato Mindfulness, rispetto a chi non l’ha sviluppata, ha un tipo diverso di mente.
Sviluppi un altro tipo di mente e realizzi un’altra dimensione del tuo potenziale umano. Con la pratica tutto questo non solo non svanisce, al contrario diventa una parte stabile e permanente di ciò che sei. Quando muori, sembra che sia questa parte che continua nel bardo della morte. Se accetti la possibilità della rinascita, questo è quello che rinasce, quindi rinascerai più consapevole ma, come ho detto prima, non te lo posso provare!
Anche senza parlare di rinascita, i benefici misurabili e concreti che otterrai da una corretta pratica quotidiana li sperimenterai molto chiaramente nella tua vita, nel tuo modo di essere e influenzeranno positivamente anche le persone con cui avrai a che fare. Questo te lo posso garantire!
KSD: Un richiamo alla responsabilità personale, vista come uno degli elementi centrali della pratica, in un senso molto ampio e al tempo stesso molto preciso e diretto. Come possiamo assumere più responsabilità per noi stessi e la nostra vita attraverso la pratica del Mindfulness Training?
ROB: Come dicevo prima, all’inizio di ogni sessione, rifletti: “la mia intenzione è quella di fare qualcosa di veramente utile, valido, meritevole” e più lo fai, più ti rendi conto che questo Mindfulness Training non è un qualcosa di casuale, frivolo, che provi per un po’ per poi lasciar perdere. Al contrario, è qualcosa di così significativo che diventerà parte della tua vita, parte di te, parte di ciò che sei. Ti renderà una persona più felice e questo ti permetterà di portare maggiore felicità agli altri, facendo sviluppare ulteriormente altre tue qualità. La ricerca ha dimostrato che tantissime qualità crescono nel fertile terreno della Mindfulness. Questa è la prima cosa che facciamo all’inizio di ogni sessione.
KSD: All’inizio dell’intervista hai citato anche una seconda riflessione sulla motivazione. Puoi dirmi qualcosa anche su questa?
ROB: La riflessione sulla motivazione è un altro modo per dire “perché sto facendo il Mindfulness Training?”. Di base, la motivazione è la compassione. Non una compassione vaga e confusa, ma molto chiara e precisa, “voglio essere in grado di aiutare gli altri in maniera significativa laddove hanno bisogno di essere aiutati e voglio aiutarli a maturare l’interesse verso qualcosa che possa portare loro beneficio non solo nell’immediato, ma in modo genuino anche nel lungo periodo”. Quindi la motivazione è decisamente quella di aiutare noi stessi, e aiutare gli altri in un modo veramente profondo. Ogni volta che cominciamo una sessione ci ricordiamo di queste due riflessioni.
KSD: il Mindfulness Training che hai creato è fortemente ispirato dalla pratica del Buddhismo. Cosa ti ha motivato a creare questo sistema di Mindfulness?
ROB: Penso che uno degli aspetti del Buddhismo da cui possono beneficiare maggiormente le persone sia l’allenamento alla consapevolezza. Il Buddhismo offre dei metodi estremamente pratici per addestrare la mente e permettere alle persone di lavorare con ogni forma di stress e difficoltà del mondo moderno e con la loro stessa psicologia in particolare.
Credo anche che possa essere uno strumento che permette alle persone di superare l’auto distruttività, la distruzione dell’ambiente e la tendenza a danneggiare altre persone e animali, mostrando loro come possono addestrare la propria mente e manifestare il loro potenziale interiore più fine nel giro di qualche anno, facendo ciò che è necessario per diventare delle persone davvero felici e pacifiche, piuttosto che causare problemi all’interno della propria famiglia e nel resto del mondo.
KSD: Grazie per il tempo che ci hai dedicato Rob, ci vediamo in settembre per il primo modulo del Mindfulness One Year Training!
ROB: Grazie Tiziano! Certo, ci rivediamo a Venezia al Kagyu Samye Dzong!
Intervista a cura di Tiziano Casonato per Kagyu Samye Dzong Venezia