Uomini: piacersi e piacere a 50 anni

50 anni e crisi di mezza età: una fase di passaggio che sembra destinata a posporsi sempre di più nella società di eterni adolescenti in cui ci troviamo. Forse anche per questo, la consapevolezza del tempo che passa può arrivare del tutto inaspettata!

Uomini: piacersi e piacere a 50 anni

 

Fu lo psicoanalista Elliot Jaques a coniare nel 1957 la definizione crisi di mezza età: una fase di mezzo della vita durante la quale le persone, e gli uomini in modi diversi dalle donne, prendono coscienza del passare del tempo e della propria mortalità. Questo comporterebbe una fase di crisi esistenziale più o meno accentuata che per gli uomini va dai 40 ai 50 anni.

 

Le ricerche attuali non danno del tutto ragione a Jaques;  questa famigerata “crisi” non sembra arrivare per tutti e, soprattutto, non per tutti allo stesso modo.

 

Uomini fra età di mezzo e eterna giovinezza

Un tempo erano i 40 anni che segnavano l’ingresso nell’ “età di mezzo” e non solo per una minore aspettativa di vita, ma anche perché usi e costumi sociali vedevano effettivamente la maggior parte degli uomini completamente realizzati e definiti a livello familiare e lavorativo già a quest’età. I 40 anni segnavano dunque uno spartiacque fra la prima età adulta e un’età più matura che imponeva riflessioni e bilanci.

Una concezione che stentiamo a credere realistica oggi, dove alcuni si ritrovano a vivere ancora con i propri genitori oltre la soglia dei 30 e dove altri, uomini soprattutto, non vengono sfiorati dall’idea della stabilità di coppia o della paternità prima del 40 anni. Stando ai modelli di vita e di mentalità attuali, dunque, i 40 anni sembrerebbero, per molti uomini (e per alcune donne), più che una tappa di mezzo, il vero e proprio inizio di un'età pienamente adulta. Ed è proprio in questo periodo della vita che molti uomini prendono in considerazione per la prima volta l’idea di costruire rapporti affettivi e familiari più stabili.

Non stupisce dunque che la fatidica “crisi”, quando c’è, si presenti posposta anche di dieci anni rendendo forse più i 50, che i 40, un periodo esistenziale in cui si è alle prese con i bilanci e la consapevolezza del tempo che passa

 

Leggi anche Maschi alfa, beta e omega >>


50 anni per uomini e donne

Va detto che gli uomini si trovano spesso a vivere la mezza età in modi specificatamente diversi dalle loro compagne. I cicli ormonali e riproduttivi di una donna scandiscono in modo evidente a livello biologico il tempo che passa: l’uscita dall’infanzia, l’ingresso nell’età fertile, l’accesso alla maternità (quando si realizza) e, infine con la menopausa, l’entrata in una fase matura coincidente con la fine della potenzialità generative. Lungo tutto il corso della propria vita, le donne costruiscono e modellano la propria identità anche in relazione ai loro cicli biologici. E sebbene i 50 anni rappresentino una transizione esistenziale importante, esse difficilmente ne vengono colte del tutto alla sprovvista.

Per gli uomini il passaggio all’età matura può configurarsi molto diverso: il loro corpo non impone mutamenti ciclici né uno sbarramento biologico certo alla loro potenziale capacità di procreare. Questo li pone nella condizione di non doversi confrontare con il tempo che passa -  né a livello fisico né psicologico – fino a quando eventi critici non li pongano a confronto con questa dimensione esistenziale, confronto che, dunque, può essere più brusco e inaspettato che per le loro compagne.

 

Uomini: da figli a padri

Può essere la morte del proprio padre, un divorzio avvenuto in età tardiva, un problema di salute o semplicemente l’accumularsi degli inequivocabili segni fisici del tempo che passa… Non di rado arriva un momento significativo di “crisi” esistenziale in cui un uomo si trova per la prima volta – specie se ha vissuto fino ad un età anagraficamente più che adulta in un “eterno presente” – a confronto con la caducità del tempo, la responsabilità della scelte che ha fatto e non ha fatto, l’impossibilità di farne di nuove. Specie un uomo che abbia vissuto una prolungata giovinezza fino alla soglia dei 40 anni può ritrovarsi del tutto impreparato ad affrontare i cambiamenti che gli si pongono a 50 anni.

Magari ha ritardato l’idea della paternità fin oltre le possibilità biologiche della propria compagna e questo può creare non solo dissapori nella coppia, ma anche un imprevisto vissuto di rimpianto per sé stesso. O forse è il lavoro a non essersi consolidato ancora del tutto nell’eterna attesa di un “domani” migliore e ci si rende conto improvvisamente di essere entrati in un’età della vita in cui ricominciare da capo non è più così scontato. O, ancora, un divorzio o l’uscita dei figli da casa possono confrontarlo brutalmente col tempo che passa.

Se non sono il matrimonio, il lavoro o la paternità tardiva o mancata a rappresentare momenti di cambiamento, spesso lo è la morte del proprio padre che molti sperimentano fisiologicamente dai 50 anni in poi. Che si sia genitori a propria volta o meno, il tramonto del padre segna psicologicamente per ogni uomo il definitivo passaggio dal sentirsi “figlio” al sentire di occupare adesso il proprio posto nella generazione successiva.

Che i 50 anni (o più) costituiscano un momento di crisi, dipende anche molto da quanto un uomo abbia già compiuto questa transizione identitaria. Se non lo ha fatto, o non compiutamente, la morte del proprio padre – in aggiunta al peso delle responsabilità familiari – può lasciarlo piuttosto disorientato rispetto a chi sente di essere.

 

Cambiare stile di vita per far fronte al tempo che passa

Per tutti questi motivi forse, i cliché che tradizionalmente vengono attribuiti alla crisi di mezza età, non sembrano trovare molto riscontro nella vita reale. Secondo uno studio condotto su 3.000 adulti britannici realizzato dalla Bupa Health Clinics, gli uomini intorno ai 40-50 anni, più che inseguire un’auto sportiva, sembrano reagire cercando di instaurare vistosi cambiamenti nel proprio stile di vita: diventare vegani, non bere più alcol o iscriversi a una maratona sono gli esempi più frequenti secondo i ricercatori.

Tutti modi, sembrerebbe, mediante i quali si cerca di gestire un cambiamento identitario cercando di assumere il controllo di cambiamenti più concreti e tangibili. È più che documentato, d’altra parte, come in particolari momenti di transizione nel ciclo di vita le persone – sia uomini che donne - possano reagire modificando la propria alimentazione, smettendo di fumare o modificando altre abitudini e, attraverso di esse, la propria identità (Devine,2005).

Come tutti i momenti di cambiamento, anche i 50 anni possono rivelarsi una fase preziosa per gli uomini, per acquisire una piena consapevolezza di sé stessi e delle proprie scelte, smorzare i lati più rigidi e spigolosi del proprio carattere (anche alcuni disturbi psicologici si attenuano a quest’età), godere più pienamente di ciò che si è realizzato.

 

Leggi anche Uomini intimiditi da donne intelligenti? >>

 

Foto: goodluz / 123rf.com