Social network e disagio psicologico
Non è solo la quantità di tempo ma anche la qualità, il “come” si utilizzano i social network a fare la differenza. Se utilizzati come strumento di chiusura dal mondo esterno o come mezzi di confronto (svantaggioso) con le vite degli altri, possono alimentare disagio psicologico soprattutto negli adolescenti.
I social network, che tanta parte occupano nella vita degli adolescenti, risulterebbero avere preoccupanti effetti collaterali nella vita di giovani e giovanissimi. A risentirne sarebbero il sonno, la sedentarietà e anche la salute mentale. Alcuni studi riscontrano infatti una correlazione fra frequenza d’uso dei social e disagi psicologici, come la depressione. Rinchiudersi in queste realtà virtuali, inoltre, espone ragazzi e ragazze a risentire maggiormente di fenomeni di body shaming e cyber bullismo.
Social network: quanto e come li utilizziamo
Uno studio condotto da un ricercatore dell’Università del Surrey sull’utilizzo dei social network fra gli adolescenti nel biennio 2013-2015 ha interpellato i ragazzi e le ragazze chiedendo loro anche si specificare con che frequenza utilizzassero Facebook, Whatsapp o altri. La cosa interessante è che, nell’ottica dei ricercatori (eravamo nel “lontano” 2013-2015), dichiarare di utilizzare queste App per più di tre volte al giorno ne configurava già un utilizzo “frequente”…
A distanza di pochi anni, tale criterio sembra più che superato e anzi sarebbe, al momento attuale, piuttosto difficile forse anche individuare un preciso numero di “volte”…
Spesso infatti queste chat rimangono perennemente aperte su pc e tablet; le conversazioni, fatte di interminabili alternanze di botta e risposta, non hanno mai una vera e propria fine e vengono sospese e riprese indefinitamente nell’arco di più giorni. Insomma: anche l’utilizzo che viene fatto dei social network, già di per sé massima espressione della post-modernità, è diventato oggi più che mai “liquido”: sembra non iniziare e non finire mai, ma rappresentare piuttosto un costante “rumore di fondo” nella vita delle persone.
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I social network accompagnano le nostre vite?
Sembra dunque che vi siano alcune caratteristiche dei social network, e di facebook in particolare, che sembrano poter agire su alcune vulnerabilità individuali.
Viene da pensare che forse siano proprio le persone più vulnerabili a cedere alla tentazione di utilizzare i social come mondo vicario per escludersi dalle relazioni reali e non che facebook o instagram in sé stessi bastino a causare un disagio dove prima non c’era. Il fatto è che ad oggi le vite delle persone sembrano scorrere ormai sulla soglia di una porta sempre aperta: quella dei social, dove in ogni momento – che sia per necessità, noia, solitudine, bisogno di evasione o altri – è possibile rifugiarsi.
Moltissime attività umane, lavorative e non, sono oggi coadiuvate dall’utilizzo di social e chat (basti pensare a quanto whatsapp venga usato anche in contesti lavorativi o a come i gruppi facebook abbiano soppiantato precedenti modalità di aggregazione, si pensi all’organizzazione di eventi o a gruppi di acquisto) e molte altre possono essere svolte (più o meno bene) anche se in contemporanea si monitora il proprio smartphone…
Sembra dunque cambiare l’assetto mentale in cui si vive: non esiste più solo l’essere soli o l’essere con altre persone, ma – trasversale ad entrambe le condizioni – esiste sempre e comunque (almeno in potenza) l’essere “social”… Questo inevitabilmente influenza i modi con cui ci si relaziona agli altri, si mantiene la concentrazione su un compito e i modi in cui si manifesta e si esprime un disagio psicologico.
Effetti collaterali del mondo virtuale?
Facebook Depression, così è stato addirittura definito - destando non poche perplessità - il fenomeno dei potenziali danni dei siti di social network sull'autostima dei giovanissimi. Da uno studio condotto su un campione di adolescenti emegerebbe, ad esempio, che coloro che passano più di 5 ore al giorno sui social network avrebbero il 71% di probabilità in più di soffrire di depressione.
Un'arma a doppio taglio insomma: i social network sembrano da un lato fornire un contesto virtuale apparentemente più gratificante e “facile” in cui ritirarsi fuggendo gli oneri delle relazioni “reali”. Dall’altro sembrano poter diventare essi stessi fonte di ulteriore disagio, specie in coloro che, appunto, hanno già delle vulnerabilità emotive, quando alimentano una cultura dell’immagine e un continuo confronto fra sé e gli altri che rischia facilmente di risultare svantaggioso.
È stato proposto recentemente di eliminare i “like”… Instagram sembra aver già avviato la sperimentazione e qualcuno dice che Facebook potrebbe seguire a breve. Una possibile svolta per moderare invidie e competizioni fra gli utenti e magari gli effetti più dannosi dei social? Staremo a vedere…
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