Bullismo contro i prof, fenomeno arginabile?
Il bullismo contro i docenti è una forma di violenza agita da alunni e genitori che avvertono le richieste e decisioni del docente assolutamente scorrette e frustranti.
Gli episodi di violenza e bullismo contro insegnanti e docenti si moltiplicano. Il quadro rivela un'immagine dei giovani sempre più lontani dal ritenere la scuola un luogo di crescita e considerare gli insegnanti anche come esempi da seguire. Non è certo per tutti così, ma come fare per arginare questo fenomeno ad alto rischio di emulazione?
Bullismo: quando le vittime sono i docenti
Sempre più insegnanti sono vittime di vessazioni fisiche ricevendo calci, pugni, strattonamenti, atterraggi e immobilizzazioni con corde o scotch e intimidazioni verbali attraverso minacce, insulti, prese in giro, prevaricazioni prepotenti e imposizioni.
A peggiorare la gravità del fatto e i suoi effetti, soprattutto psicologici, è l’azione del web che attraverso la diffusione di video e foto rende il fenomeno pubblico e soggetto ad ulteriore incremento, sfociando nella più oscura sfera del cyberbullismo.
I carnefici sono gli alunni che usano la violenza per ottenere risultati scolastici migliori, alleggerire il carico di studio, esprimere disaccordo verso il docente o manifestare una frustrazione interiore e senso di disagio che non sono emotivamente in grado di sostenere.
A essere violenti però sono anche i genitori. Coloro che dovrebbero essere modello di educazione e buona condotta, diventano simbolo di violenza per la non accettazione dell’insuccesso del figlio, che vivono come un proprio fallimento, per incapacità di accettare gli errori dei figli e le richieste degli insegnanti che vedono come eccessive e richiestive di troppo impegno.
Insomma c’è la tenenza a deresponsabilizzare i figli attribuendo le colpe ai docenti, nonché a iperproteggerli contrastando la forma di disagio, senza insegnare ad affrontare le difficoltà.
Oltre a queste ovviamente ci sono molte altre motivazioni alla base della violenza agita su insegnanti ma sicuramente nessuna di queste è giustificabile e i provvedimenti sono doverosi.
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Arginare il fenomeno: azione con gli alunni
Per arginare il fenomeno del bullismo in generale, e nel caso specifico quello contro i docenti, è fondamentale comprendere le cause, individuare i ruoli (bulli, spettatori e vittime) e le responsabilità.
Innanzi tutto è bene promuovere progetti scolastici per combattere il bullismo, o meglio incrementare i comportamenti prosociali in modo da mostrare i benefici dell’agire correttamente e quali sono i comportamenti idonei e non.
Visto il problema nella relazione alunno-docente sarebbe utile promuovere spazi di condivisione dove instaurare un rapporto di fiducia, lavorare sul ruolo del docente come fonte di supporto, conoscenza, guida complice e fondamentale e non nemico e fastidio.
Aiutare gli alunni ad ascoltare le proprie emozioni e ad esprimerle in modo efficacie e funzionale fornendo ai docenti strumenti e mezzi per comprendere e gestire le difficoltà, nonché comunicare in modo efficacie agendo sul coinvolgimento e la motivazione degli adulti del futuro.
In una società in cui si sono ridotte le distanze fisiche a anche relazionali, dove i genitori diventano amici, il dare del lei viene considerato retrogrado, i tempi di attesa per le cose si riducono e il successo viene visto come unica ragione di vita è ovvio che si perde il senso del limite, delle regole, dell’impegno e fatica per ottenere i traguardi e l’insuccesso è qualcosa di assolutamente inconcepibile.
Pertanto è bene lavorare con gli studenti sull’importanza delle regole, della motivazione scolastica e soprattutto sull’accettazione dei limiti e dell’insuccesso, insegnandogli a considerare esso un’opportunità di crescita e cambiamento e non la fine delle possibilità e un motivo di svalutazione del sé.
L’ostacolo più complesso: i genitori
I genitori sono modelli e quando la relazione è governata dal permissivismo, dalla riduzione della comunicazione e del confronto tra genitori e figli, in cui si è qualcuno solo se si ha successo e si è persa la capacità di tollerare la frustrazione, anche i genitori faticano a trasmettere principi di comportamento sano e funzionale.
Molti vivono il fallimento del figlio come attacco personale, il docente non è più compagno nell’educazione dei propri figli ma qualcuno su cui intervenire in caso di insuccesso scolastico, così da attaccare ed “eliminare” la fonte del problema, senza insegnare a risolverlo realmente. Il figlio ha sempre e comunque ragione. Questo è altamente diseducativo e soprattutto svaluta la figura del docente agli occhi degli alunni.
Il lavoro preventivo da fare con i genitori è altamente più complesso ma fondamentale. Si dovrebbe promuovere la collaborazione tra docenti e genitori, magari con l’aiuto di un mediatore esterno all’ambiente scuola, come uno psicologo o pedagogista che lavori sulle difficoltà emotive e operative vissute da entrambe le parti e il ruolo della cooperazione.
Sarebbe necessario un cambiamento culturale che riporti la considerazione del docente come educatore fondamentale, che deve ricevere rispetto ed essere avvalorato dai genitori agli occhi del figlio.
Importante è offrire un supporto emotivo e modelli di azioni educative funzionali che aiutino loro e anche i figli a gestire la frustrazione e il senso di insuccesso.
Altri interventi per arginare il fenomeno
Il fenomeno è in diffusione e va sicuramente ridotto e arginato.
Oltre agli interventi psicoeducativi rivolti ad alunni, insegnanti e genitori è bene provvedere delle sanzioni educative (come ripulire l’aula, i cestini della scuola, saltare la ricreazione, fino a sospensioni con obbligo di frequenza se necessario), ma anche civili e penali in caso di reato che vada oltre i limiti di legge.
In ottica preventiva si potrebbero allestire dei progetti che affrontino le tematiche legate al bullismo e quelle ad esso connesse come la gestione emotiva, la tolleranza dell’insuccesso, l’incremento dell’autostima, la gestione della classe e le tecniche comunicative… rivolte a tutte le parti coinvolte, nonché inserire lo psicologo nei contesti scolastici così che possa offrire sostegno nella comprensione dei campanelli di allarme e nell’intervento successivo, se necessario.
Un’azione ben più ampia credo vada fatta a livello socio-culturale e politico per ridefinire il ruolo della scuola e dei docenti, ridando credibilità e migliorando gli strumenti, formando i docenti sulle nuove modalità di espressione delle generazioni giovanili in modo da modificare il loro approccio e costruire un rapporto di fiducia e rispetto reciproco, fondamentale per una relazione educativa funzionale e infine ridurre le distanze tra contesto scolastico e famigliare, pur definendo i confini e i diversi ruoli.
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