Rapporto genitori-insegnanti: finisce tutto dopo l’orario di ricevimento?

Forte è l’esigenza nella società di oggi di sviluppare forme di scambio, interazione e sostegno nel rapporto genitori-insegnanti nel segno della costruzione di una comunità adulta di educatori rivolti al perseguimento dello stesso fine. Coloro che vivono all’interno della scuola sanno che trovare dei genitori che non deleghino quasi completamente la formazione educativa dei propri figli agli insegnanti è cosa rara. Ma lo stesso discorso vale per gli insegnanti, che spesso persistono in posizioni ostili nei confronti di quella che viene ancora vissuta come una “invasione di campo”. Come può evolvere allora senza reciproche accuse, ma efficacemente, il rapporto genitori-insegnanti? Facciamoci un’idea

Rapporto genitori-insegnanti: finisce tutto dopo l’orario di ricevimento?

Un modello efficace di rapporto genitori-insegnanti è quello che prevede una interdipendenza positiva tra scuola e famiglia per la quale non si fanno le stesse cose due volte, ma si agisce coerentemente ognuno nel proprio ambito rafforzando così a casa quanto la scuola propone a scuola e a scuola l’educazione familiare.

I genitori dovrebbero ricoprire la posizione di “partner” nella realizzazione dell’offerta formativa proposta dalla scuola, la quale, “pensando la famiglia” dovrebbe riconoscerne ufficialmente il ruolo specificando quando e come viene ad essa chiesto di operare, cooperare o collaborare.

Solo attraverso un armonico rapporto genitori-insegnanti fondato sulla collaborazione è possibile porre fine alla diffidenza reciproca che ha contraddistinto la loro relazione fino a tempi recenti, l’uno tendendo ad attribuire all’altro le cause dell’eventuale insuccesso/disagio scolastico dei figli/alunni.

Il rapporto genitori-insegnanti si potrebbe definire di tipo proporzionale poiché tanto più la loro relazione è ottimale, tanto più ottimale sarà la riuscita scolastica dei minori, dal momento che sviluppo cognitivo e comportamentale vanno di pari passo.

Scuola e famiglia svolgono due ruoli di corresponsabilità in un rapporto di reciprocità, tendendo in modo diverso al raggiungimento di un unico scopo: mentre l’azione della scuola è istruttiva (educa mentre istruisce), l’azione della famiglia è prevalentemente educativa (istruisce mentre educa).

Ciò però non garantisce che tra famiglia e scuola ci sia sempre un rapporto idilliaco, infatti esso va continuamente costruito mediante un costante lavoro di confronto, dialogo e negoziazione e affinché il rapporto tra genitori ed insegnanti funzioni al meglio occorrerebbe che entrambe le parti abbiano ben chiara l’idea che l’una, per svolgere la propria azione, ha bisogno dell’altra.

 

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Rapporto genitori-insegnanti: l’importanza di un mediatore                                 

La figura dello psicologo scolastico può sicuramente risultare utile nello gestire il complesso rapporto genitori-insegnanti. La sua funzione diventa quella di mediatore che non entra nel mondo della scuola per portare un sapere, quanto piuttosto per “tradurre” il linguaggio degli esperti in una pratica educativa utile.

È importante che ci sia un figura competente e neutrale che aiuti genitori ed insegnanti a collaborare sinergicamente in maniera costruttiva, imparando a valorizzare gli aspetti positivi e a lavorare insieme sugli aspetti più critici evitando per esempio il caratteristico processo di delega: la famiglia attribuisce agli insegnanti compiti specifici, gli insegnanti a loro volta attribuiscono alla famiglia compiti specifici, abdicando ciascuno dalle proprie responsabilità.

Il lavoro certosino del mediatore aiuta nella costruzione dei legami tra i vari sistemi scolastici e trasforma in azioni il concetto di corresponsabilità. Solo in queste modalità si può avviare un dialogo concreto nella stesura di un progetto educativo, che non riduce la relazione tra famiglia e scuola ad un semplice incontro con gli insegnanti nell’orario di ricevimento.

 

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Immagine | Matt McGee