Le fobie infantili: come nascono
La paura è un’esperienza educativa e frequente nella quotidianità di un bambino, ma come nascono le fobie? L’imitazione di un adulto o l’aver subito un trauma sono le origini più probabili. Freud ipotizzò anche il ruolo del complesso edipico. A prescindere da come nascano è fondamentale affrontare le fobie nel modo giusto per evitare che permangano nell’adulto
La paura è un’esperienza frequente nella vita dei bambini che non sono ancora in grado di gestire autonomamente la realtà. Non si tratta di un’esperienza negativa, bensì rappresenta un momento di formazione per la psiche e il comportamento. Quando la paura persiste e ostacola lo svolgimento dei compiti e delle attività quotidiane siamo in presenza di fobie infantili. Come per gli adulti, anche i bambini manifestano reazioni esagerate alla presenza dello stimolo fobico e mettono in atto delle risposte comportamentali inadeguate alla gestione del proprio stato d’ansia.
L’acquisizione delle fobie infantili
Le fobie infantili si vengono a creare principalmente attraverso due meccanismi: il modeling e l’evento traumatico. Il modeling fa riferimento al meccanismo di imitazione del comportamento degli adulti di riferimento. Se un genitore ha una paura o una fobia specifica verso un animale, una situazione o un oggetto, è possibile che il bambino apprenda la risposta di terrore associata a quello stimolo integrandolo nei propri schemi comportamentali. Questo meccanismo è particolarmente forte in età pre-linguistica, quando il bambino impara come gestire la realtà attraverso le risposte emotive del caregiver.
La seconda origine delle fobie infantili è l’aver subito un evento traumatico, cioè una situazione che ha scatenato una violenta reazione emotiva. Il trauma è fortemente soggettivo, quindi ciò che è traumatico per una persona non lo è per un’altra. Un bambino, inoltre, può risentire profondamente delle conseguenze di un episodio che per un adulto è di ridotta entità, in quanto è meno dotato delle competenze cognitive ed emotive che consentono di elaborare e ‘digerire’ gli eventi negativi.
Il piccolo Hans: caso tipico delle fobie infantili
Uno dei casi clinici più famosi lasciatici da Sigmund Freud è quello che riguarda la fobia del piccolo Hans nei confronti dei cavalli. Si tratta di una paura intensa nata all’improvviso che lasciò i genitori perplessi e impauriti. In questo caso Freud riconduce la fobia al complesso edipico: grazie al meccanismo dello ‘spostamento’, Hans scarica l’ansia nei confronti del padre di un oggetto connesso, cioè il cavallo.
Come reagire alle fobie infantili
Come affrontare le fobie infantili per aiutare i bambini a comprendere cosa stia accadendo? Le reazioni più frequenti vanno dalla chiusura totale, ad un pianto incontrollato, ma entrambe sono una richiesta d’aiuto. La difficoltà maggiore sta nell’incapacità di elaborare la paura. La rielaborazione dell’evento va quindi stimolata attraverso le attività che sono alla sua portata, come il disegno, il racconto e il gioco con persone o pupazzi, come in una sorta di psicodramma. È importante rivolgersi ad uno specialista qualora le reazioni si intensifichino o non si modifichino nel tempo, per evitare che la fobia si cristallizzi nel quadro comportamentale del futuro adulto.
Fonte immagine: Pink sherbet