Pandemic fatigue: cos'è, come affrontarla

Stanchezza, demotivazione, rifiuto delle regole sono alcuni dei sintomi da pandemic fatigue, una reazione di esaurimento dovuta al protrarsi dell’allerta Covid. Affrontarla si può, ecco come.

Pandemic fatigue, stress da covid

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Molti paesi europei hanno segnalato un aumento della "stanchezza da covid-19" a causa della quale le persone appaiono demotivate nel seguire i comportamenti raccomandati per proteggere se stessi e gli altri dal virus.

 

L’OMS l’ha denominata pandemic fatigue: una pericolosa condizione di sfinimento, riscontrata trasversalmente in diverse popolazioni, sia tra coloro che hanno avuto esperienza del virus o della malattia, sia tra quanti non ne sono stati toccati direttamente. 

 

Anche la confusione delle informazioni diffuse, non sempre facili da capire quando talvolta contrastanti contribuiscono allo stress da pandemia.

 

Individuare modalità efficaci per affrontarla è una sfida prioritaria per i governi che per i singoli cittadini: l’adesione responsabile alle misure anti-covid dipende anche da questo.
 

Pandemic fatigue e stress da pandemia

Tutti noi come esseri umani siamo programmati a reagire a possibili pericoli, tutto questo però ha un “costo” in termini energetici e, se una reazione di stress tende a prolungarsi e a diventare cronica, può lentamente esaurire le risorse fisiche e mentali danneggiando anche la risposta del nostro sistema immunitario (che è l’ultima cosa di cui in questo momento abbiamo bisogno!).

 

Ecco perché la pandemic fatigue non va sottovalutata: è una reazione di esaurimento connessa allo stress cronico che può farci sentire demotivati, impotenti e senza speranza inducendoci pericolosamente ad abbassare la guardia.

 

Lo si è ripetuto da più parti: nessun evento è stressante di per sé, ma il tipo di carico che avrà sull’individuo – e le sue conseguenze in termini di eustress o distress – dipende molto dalle condizioni in cui esso si verifica e da come viene interpretato soggettivamente da coloro che lo attraversano. Le persone sono in grado di reagire in maniera più resiliente allo stress quando sentono di avere risorse efficaci per fronteggiarlo e di poter incidere sull’andamento degli eventi.

 

Lo stress da pandemia rischia di sopraffare le persone configurando l'emegenza sanitaria come evento altamente sconvolgente, imprevedibile e scarsamente controllabile. A questo concorrono non solo le caratteristiche intrinseche di questo evento, ma anche le modalità con cui esso viene raccontato e gestito a livello politico, culturale e sociale.
 

Stanchezza da covid-19: fra paura e fake news

Lo stress da sovrabbondanza di informazioni è stato identificato dall’OMS come uno di primi elementi di allerta: la cosiddetta infodemia. I cittadini sono stati bersagliati da una mole impressionante di dati e informazioni sul nuovo coronavirus, spesso ansiogene, ridondanti o contraddittorie quando non addirittura fuorvianti, vere e proprie fake news intrise di negazionismo e cattiva informazione che hanno alimentato sfiducia e scetticismo verso i media e i governi.

 

Anche le conseguenze del lockdown non si sono fatte attendere: si è registrata un’alta adesione alle restrizioni imposte dai governi accompagnata però da elevati carichi di stress sia per le conseguenze economiche di tali provvedimenti, sia per lo stato di paura e incertezza che tutto questo ha lasciato. Alcuni hanno reagito chiudendosi in casa ad oltranza, altri adottando posizioni contestatarie e negazioniste sulla consistenza della reale emergenza. 

 

Due posizioni solo apparentemente opposte – e spesso in alternanza anche nella stessa persona – che denotano un esaurimento da stress, un vissuto di impotenza e paura nei confronti di una minaccia vissuta come troppo grande da fronteggiare. Ecco perché alcuni rischiano di paralizzarsi per la paura e rinunciare a vivere; altri adottano massicci meccanismi di negazione aderendo pericolose tesi negazioniste. È il tipico pensiero magico infantile: fare finta che il pericolo non esista.
 

Consigli per reagire alla pandemic fatigue

Come reagire alla pandemic fatigue? Come fronteggiare lo stress da pandemia?

 

È la stessa OMS  a fornire alcune linee guida, suggerimenti validi non solo per i governi – che dovrebbero preoccuparsi più incisivamente della ricaduta psicologica di certe misure sui cittadini e coinvolgerli più attivamente nelle stesse – ma anche per i singoli.

 

È fondamentale che ognuno possa sentirsi non vittima impotente della situazione, ma parte attiva della sua soluzione. È molto importante che si possa costruire una narrazione attiva, propositiva (forse anche creativa) e non solo rinunciataria e passiva della situazione in atto. Tutte le misure restrittive che si rendono necessarie hanno inevitabilmente l’effetto di modificare alcune premesse della nostra vita lavorativa, sociale, fin anche familiare e affettiva. Questo impone a ognuno di noi di rinunciare a qualcosa di quegli assunti sui quali fino ad ora fondavamo in maniera scontata la nostra normalità e la nostra percezione di sicurezza

 

I nuovi comportamenti – fatti di igiene, distanziamento e barriere fisiche e sociali – non sono qualcosa a cui ricorrere saltuariamente, piuttosto delle nuove abitudini che possiamo imparare a integrare, finché sarà necessario, nella nostra vita di ogni giorno. Solo così potremo instaurare una nuova normalità basata su nuove categorie grazie alle quali fondare un diverso, ma pur sempre possibile, senso minimo di sicurezza.
 

Quale normalità possibile?

Il concetto di normalità è spesso oggetto di grandi fraintendimenti. Oggi tendiamo a identificarla con quella che era la nostra vita “prima del COVID” (quante volte usiamo o ascoltiamo questa espressione?). Eppure non esiste un’unica normalità possibile, anzi questo concetto si fonda proprio sulla variabilità: essere in salute, nel senso più ampio del termine, non significa aderire ad una sola “norma” possibile, poter funzionare bene solo in un unico modo di vivere e fare le cose. Significa, al contrario, potersi dare “molte norme” (Canguilhem, 1966), tante quanti sono gli sforzi di adattamento che ci sono richiesti.

 

Le “nuove norme” che guidano la nostra normalità possono essere interpretate come vessatorie o come strategie a nostra disposizione, di cui noi possiamo disporre per contrastare il pericolo e ricostruire una vita diversa, al momento, ma pur sempre possibile. Mai come in questo frangente il comportamento del singolo può fare la differenza…

 

Bibliografia
Canguilhem G., (1966). Il normale e il patologico, trad it., Einaudi, Torino.