Sindrome del risparmiatore e avarizia
Potremmo definirla la sindrome di Paperon de’ Paperoni: l’iperopia, cioè la sindrome del risparmiatore non è avarizia, ma una gestione ansiosa del denaro che provoca malessere e impedisce di godere di ciò che si ha.
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Se per alcuni le spese sono un problema perché hanno le mani bucate, si pensi allo shopping compulsivo, per altri esiste il dilemma contrario: una costante paura di spendere soldi. Questi maniaci del risparmio si rivelano solo apparentemente virtuosi poiché pagano la loro ossessione dei soldi a caro prezzo, almeno dal punto di vista emotivo… Vediamo come riconoscere la sindrome del risparmio.
Il “prezzo” della sindrome del risparmio
Essere oculati nelle spese, mantenere del denaro da parte prevedendo possibili emergenze o spese future, evitare di comprare il superfluo o di farsi prendere dalla mania degli acquisti sono tutte qualità positive che aiutano la persona a porre delle giuste priorità fra ciò di cui ha realmente bisogno o desiderio e quello che può essere tranquillamente eliminato o rimandato ad un altro momento. In tal modo si riesce a condurre una vita senz’altro più oculata senza essere vittime del capitalismo che ci spinge a consumare tout court.
In alcuni tuttavia questa estrema attenzione al risparmio può rivelarsi controproducente: invece di portare serenità e benessere si accompagna a continue ansie e preoccupazioni su possibili imprevisti e sulle spese sostenute. Proprio come Paperon de’ Paperoni queste persone tendono a risparmiare oltre il necessario e, nel far questo, si trovano inevitabilmente a privarsi di molto: evitano cene fuori e altre occasioni conviviali, non fanno regali con gioia, non si concedono la soddisfazione di un desiderio, fino a vivere ai limiti dell’indigenza pur non avendone reale motivo.
L’esistenza risulterà quindi variamente limitata dalla loro malattia del risparmio e a farne la “spese” saranno anche i rapporti familiari.
Risparmio e motivazioni psicologiche
I motivi di questo estremo attaccamento al denaro spesso non sono affatto materiali. Il denaro in psicologia è infatti considerato un simbolo più ampio dell’investimento energetico che a livello emozionale una persona fa su una determinata situazione o area della vita.
Spesso si utilizza il denaro per dosare e dimostrare gli affetti ad esempio, oppure si fanno regali costosi per ribadire la propria superiorità sociale nei confronti di un’altra persona.
I risvolti simbolici del denaro insomma sono i più vari, esso si riveste sovente di tutta una serie di significati “intangibili” che hanno a che fare più con la nostra mente che con la concretezza dei fatti.
La psicologia economica, a questo proposito, studia specificatamente tutti quei fattori irrazionali ed emotivi che influenzano le nostre scelte di consumo. Anche la sindrome del risparmio può avere fondamenti tutt’altro che razionali, quando diventa un’ossessione che interferisce con la vita della persona invece di agevolarla.
Un disturbo psicologico
L’iperopia è una parola mutuata dalla terminologia oculistica: là dove l’ipermetropia indica la difficoltà a vedere da vicino piuttosto che da lontano; l’iperopia indica un’analoga lungimiranza economica associata all’incapacità a gestire in modo appropriato le spese immediate. Questo atteggiamento può diventare un vero e proprio disturbo psicologico quando l’ossessione per i solidi assume le caratteristiche del disturbo ossessivo compulsivo.
La persona è afflitta, contro la sua volontà e a dispetto da ogni ragionevolezza, da ricorrenti ossessioni riguardanti il denaro e possibili catastrofi o imprevisti futuri; per sedare questa forte angoscia è costretta a risparmiare in maniera compulsiva anche al di là di quanto sarebbe oggettivamente sufficiente e appropriato.
Questo disturbo porta in sé una grande necessità di poter controllare gli eventi tradendo un’illusione di onnipotenza quasi magica che non può trovare riscontro nella realtà. Si tratta di un disturbo che riguarda persone spesso anche ad elevato funzionamento psicologico e per il quale è importante chiedere aiuto e intraprendere un percorso che spesso è costituito da psicoterapia e farmacoterapia.