Shopping compulsivo e saldi: la mania degli acquisti

Tre, due, uno, sconti fino al 70%! Shopping compulsivo e saldi vanno spesso a braccetto, chi non si è lasciato vincere dalla tentazione almeno una volta? La mania dello shopping però può diventare anche una dipendenza, in questo caso si tratta di un disturbo psicologico per il quale è bene chiedere aiuto. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Shopping online compulsivo

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Shopping compulsivo e saldi sembrano un affare riguardante soprattutto le donne, almeno questa è la credenza comune, in realtà la smodata voglia di comprare può riguardare anche gli uomini. Che siano capi d’abbigliamento, oggetti di elettronica o altro, spesso si finisce per dipendere dallo shopping acquistando beni di cui non si ha reale necessità: è l’atto in sé del comprare che viene utilizzato come fonte di gratificazione e sollievo.

 

Shopping compulsivo: uomini e donne

Tra gli oggetti acquistati in preda alla shopping compulsivo durante i saldi troviamo, per quanto riguarda le donne, i capi d'abbigliamento seguiti da cosmetici, scarpe e gioielli: tutti elementi riconducibili all'immagine. L'uomo invece sembrerebbe prediligere simboli di potere e prestigio come telefonini, computer portatili e attrezzi sportivi. In entrambi i casi comunque si tratta di oggetti in grado di aumentare l'autostima e la buona percezione di sé, aspetti che in tutte le forme di addiction risultano fortemente compromessi (Pani & Biolcati, 2011).

 

La dipendenza dallo shopping viene classificata come un comportamento disadattivo, spesso assunto per rifuggire dalla sgradevole realtà o dalla routine. Si tratta di una delle nuove forme di “dipendenza senza sostanza” (come la dipendenza da sport, da lavoro o altro) recentemente riconosciute fra i professionisti della salute mentale ma ancora non ufficializzate nella tassonomia psichiatrica (che al momento annovera solo la dipendenza da gioco d’azzardo). 

 

Non vanno confuse con i disturbi ossessivo compulsivi: in questi ultimi la persona è “schiava” di pensieri e azioni ritualizzate soggettivamente sgradevoli che si sente costretta a mettere in atto per sedare l’ansia. Nelle dipendenze comportamentali invece la persona trae piacere da queste attività, non le vive come coercitive e se tenta di resistervi è solo per le conseguenze negative di esse nel medio-lungo periodo.

 

Le caratteristiche della dipendenza da shopping

Le problematiche che conseguono allo shopping compulsivo vanno a discapito sia della propria opinione personale, aumentando sentimenti come il senso di colpa, la vergogna, l’umiliazione, sia della vita sociale, peggiorando eventuali problemi familiari, lavorativi, legali e non da ultimo finanziari.

 

In periodo di saldi lo shopping compulsivo viene maggiormente impiegato come rimedio contro il senso di vuoto e la depressione poiché risulta un efficace  tentativo della persona di regolare i propri affetti.
Alcuni esperti ritengono che durante l’azione di shopping compulsivo il soggetto è come se espletasse una specie di “auto-medicazione”.

 

La persona durante l’atto non è in grado di controllarsi, né di rendersi conto delle reali problematiche e conseguenze legate al proprio comportamento, ma avverte esclusivamente un sollievo immediato da ansia e stress emotivo, una generale sensazione di appagamento. Proprio questa apparente ricompensa rafforza l’impulso, determinando di conseguenza inevitabili processi ripetitivi.

 

Shopping compulsivo e saldi: campanelli d’allarme

Per capire se il desiderio di shopping sfrenato durante i saldi rischia di trasformarsi in un disturbo patologico si può porre attenzione ad alcuni segnali, per esempio:

  • il denaro speso è eccessivo rispetto alle proprie reali possibilità economiche;
  • la persona diventa schiava del suo comportamento;
  • spesso una volta comprato l'oggetto diventa presto poco interessante e viene regalato, messo da parte o buttato (ciò che conta è solo possedere qualcosa di nuovo);
  • il mancato acquisto crea pesanti crisi di ansia e frustrazione;
  • il piacere è nell’atto di spendere e non nel possesso dell’oggetto;
  • una volta terminato lo shopping si è pervasi da un profondo senso di colpa e di sconforto che spinge a nascondere gli acquisti dagli sguardi indagatori dei familiari o ad eliminarli facendo regali.

 

Psicologia del Black Friday

Alcuni fenomeni dell’era postmoderna hanno senz’altro contribuito ad incentivare lo shopping compulsivo primo fra tutti l’e-commerce: sempre più spesso, infatti, di si parla dipendenza da shopping online. Dematerializzando il processo di acquisto è possibile comprare, spesso a costi ridotti rispetto ai negozi, ogni tipologia di bene senza muoversi da casa e pagando senza bisogno di alcuna transazione “fisica”: tutto avviene in modo virtuale, rapido e facile, riducendo al massimo l’impegno del consumatore e massimizzandone i vantaggi. 

 

Il pacco arriverà nel giro di pochi giorni, spesso  di poche ore, senza che sia stato necessario dedicare del tempo ad uscire per recarsi in uno o più negozi o relazionarsi con altri esseri umani. Ultimo ma non per importanza, non si è neanche dovuto tirare fuori il portafoglio!

 

Gli acquisti online sono appositamente incentivati per creare un’esperienza immediata, gratificante dove la persona facilmente presta poca attenzione al denaro che sta spendendo: se la stessa cifra viene corrisposta fisicamente in contanti o con un semplice click dal proprio smartphone la percezione della rilevanza di tale somma sarà molto differente. 

 

La malattia da shopping trova dunque in queste piattaforme un contesto già predisposto per incentivare gli acquisti in modo irriflessivo e automatico, la sensazione che sia tutto lì, in rete, a portata di mano a prezzi minori o scontati correda il tutto. 

 

Si pensi al fenomeno del Black Friday: in quei giorni le piattaforme e-commerce (e anche molti negozi fisici) promuovono offerte di ogni tipo per incentivare gli acquisti prima del boom natalizio. E non sono pochi coloro che in questo modo finiscono complessivamente per spendere di più perché il fiorire di offerte, “a tempo” induce il consumatore, dipendente e non, all’acquisto impulsivo considerando quel bene imperdibile, come un’occasione a cui non si può rinunciare. Fa parte della logica del capitalismo: proporre l’acquisto di beni di consumo come soluzione rapida, immediata e massimamente gratificante. Chiunque ricerchi un modo per “distrarsi” da emozioni e pensieri sgradevoli troverà negli acquisti online

 

 

Come guarire dalla febbre dell’acquisto

Il primo passo per modificare un comportamento da shopping compulsivo è sicuramente riconoscere di avere un problema. Alcune strategie da applicare possono essere:

  1. tenere un bilancio: un registro giornaliero nei mesi di saldi dove annotare gli oggetti comprati, il costo, gli stati d'animo durante l'acquisto (momento di depressione, euforia, solitudine, malinconia) e le conseguenze a livello psicologico (sensazione di colpa, di piacere, di vergogna etc.);
  2. iniziare un progressivo rallentamento dell'acquisto: fare in modo di allontanarsi da tutti i luoghi di consumo: negozi, supermercati etc. ;
  3. evitare di imporsi dei divieti sul proprio comportamento, poiché questo non fa che aumentare la voglia di infrangerli e l’impulso morboso agli acquisti;
  4. passeggiare fra i negozi senza acquistare alcunché almeno per la prima ora: il desiderio infatti si placa se si interrompe la sequenza “sono in ansia – spendo - mi calmo”;
  5. uscire "protetti": senza carta di credito, solo con denaro in contanti e con una lista precisa a cui attenersi;

L'obiettivo non è quello di eliminare il comportamento, ma di rimetterlo sotto controllo. Cercare l’aiuto di un valido professionista può essere utile per trovare soluzioni efficaci al problema e per capire quali bisogni psicologici la dipendenza soddisfa.

Bibliografia:

Pani R. & Biolcati R. (2001). Lo shopping compulsivo. Note di psichiatria psicodinamica. Quattro Venti.