Il disturbo ossessivo compulsivo: vivere in un rituale senza fine
Il disturbo ossessivo compulsivo è un disturbo psicologico in cui la mente cerca di controllare gli stati ansiosi attraverso un iperinvestimento sul pensiero razionale e il comportamento ripetitivo e coatto.
“Quando la vita diventa un rito” (Paolillo, 1996 Scione ed.) questo era il titolo di un piccolo libro che ebbi occasione di sfogliare molti anni fa, il titolo ancora oggi mi torna alla mente perché fornisce una rappresentazione decisamente evocativa ed efficace di che cosa possa significare convivere con un disturbo ossessivo compulsivo.
Non poter toccare qualcosa se prima non ci si è lavati le mani un certo numero di volte, non poter andare a dormire se le proprie cose non sono state disposte in un preciso ordine, non potersi godere la compagnia di un amico o una giornata di sole perché impegnati in un vero e proprio sequestro mentale, dove si è “costretti” a rimuginare su alcuni pensieri fissi…
La vita di una persona con disturbo ossessivo compulsivo può essere un vero inferno, non di meno, cercare per la persona di interrompere questi rituali “obbligati” rappresenta fonte di anche maggiore angoscia, ne deriva un penoso vissuto di costrizione un po’ come se, nella propria testa, non ci si sentisse più padroni in casa propria!
Il disturbo ossessivo compulsivo: un film
Il disturbo ossessivo compulsivo è qualcosa che è ben conosciuto anche nel senso comune, rappresenta uno dei disturbi psicologici più noti, forse perché, a livelli di particolare gravità, può risultare quasi invalidante e dar luogo a sintomatologie che possono attirare molto l’attenzione degli altri.
Chi ha visto il celebre film “Tutte le manie di Bob” ricorderà lo sventurato paziente del dottor Marvin alle prese con complicate procedure rituali e comportamentali nel momento in cui tenta di recarsi al primo appuntamento nel suo studio.
Il film rende ovviamente con tono umoristico il dramma interiore del protagonista, protagonista con il quale tuttavia, complici anche le esilaranti vicende che ne seguiranno, lo spettatore finisce col simpatizzare e, forse, anche empatizzare cogliendo in fondo il disagio di Bob e il suo disperato bisogno di aiuto.
Il disturbo ossessivo compulsivo è egodistonico
Bob quindi chiede aiuto, egli in qualche modo sa quanto il suo comportamento possa risultare strano e quanti inconvenienti gli causi nella sua vita di relazione eppure… non può farne a meno. Ed è con la parziale consapevolezza che ha Bob del suo malessere che si trova a empatizzare lo spettatore.
Questo coglie un aspetto importante del disturbo ossessivo compulsivo: a differenza dei disturbi di personalità – come lo stesso disturbo ossessivo di personalità – il disturbo ossessivo compulsivo è un disturbo d’ansia che come altri disturbi sintomatologici reca un disagio soggettivo di cui la persona stessa lamenta le conseguenze.
Ciò vuol dire che la maggior parte delle volte la persona è consapevole del suo disagio, giudica irragionevole il proprio comportamento o i propri pensieri poiché tale sintomatologia è sostanzialmente egodistonica, riconosciuta cioè inopportuna e inappropriata dal soggetto.
La psicoterapia per il disturbo ossessivo compulsivo
Ma perché Bob, pur riconoscendone l’irragionevolezza, non può fare a meno delle sue “manie”? Non può perché i comportamenti compulsivi (pensate a chi è costretto a lavarsi ripetutamente le mani o a igienizzare oggetti o spazi) o i pensieri ossessivi (ad esempio chi teme continuamente, al di là di ogni ragionevolezza, di poter contrarre una grave infezione) rappresentano un tiranno mentale, qualcosa a cui la persona non può rinunciare perché, se lo facesse, vivrebbe un’angoscia e un’ansia gravemente disorganizzanti.
E i sintomi del disturbo ossessivo compulsivo svolgono proprio questa funzione: cercano, seppur in modo disfunzionale, di tenere a bada l’ansia – e le cause emotive spesso inconsce ad essa associate - perché questa non prenda il sopravvento sull’equilibrio psicologico.
Certo, chi soffre di un disturbo ossessivo compulsivo paga un prezzo molto alto è un po’ come se la “soluzione” difensiva che la sua mente ha trovato finisse per creare molti più problemi di quanti non tenti di risolverne.
Ecco perché solitamente si rivela utile intraprendere un percorso di psicoterapia che aiuti la persona ad “addomesticare” la propria ansia e a prendere contatto con gli aspetti emotivi di sé stessa con minore angoscia. Solo così la gabbia mentale delle sintomatologia ossessiva non avrà più ragione di esistere.
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