In che modo Instagram è un pericolo per le ragazze e perché Facebook non reagisce
Secondo il Wall Street Journal, Facebook (proprietario anche di Instagram) sarebbe a conoscenza degli effetti negativi che il social network delle fotografie provoca nelle adolescenti. Postare o vedere continuamente immagini del proprio corpo e di quelli altrui minerebbe l’autostima e la salute mentale delle giovanissime. Eppure è proprio questo meccanismo “perverso” che tiene i più giovani incollati al social…
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Da lungo tempo ci si domanda se i social network facciano bene o male alla salute mentale di chi li usa, e spesso le risposte ottenute sono state contraddittorie poiché, si sa, non è il mezzo tecnologico in sé, ma l’uso che se ne fa.
Eppure alcune evidenze sembrano emergere, almeno per le precauzioni che sarebbe meglio adottare per le fasce dei giovanissimi, specie per quanto riguardo all’utilizzo di Instagram, il social delle foto per eccellenza, la vetrina multimediale del corpo, dove osservare i corpi altrui e mettere in mostra il proprio.
Un corpo che nel caso degli adolescenti è ancora in via di definizione e che ragazzi e ragazze faticano ad accettare positivamente. Non stupisce quindi che emerga come proprio Instagram possa rivelarsi il social più dannoso per la salute mentale dei giovanissimi; questi rappresentano però anche la sua fetta principale di utenza. Sarà per questo che il gruppo di Zuckenberg fa orecchie da mercante?
Le inchieste interne di Facebook e i dati rivelati dal Wall Street Journal
Il Wall Street Journal, avendo avuto accesso ad alcuni documenti interni del gruppo Facebook, ha pubblicato due inchieste che ne svelano i contenuti.
Dalla prima si delineerebbe un pool di “utenti vip” autorizzati a pubblicare contenuti senza alcuna restrizione e regolamentazione. Ma è la seconda inchiesta ad aver suscitato il maggior clamore: a quanto pare il gruppo Facebook – dal 2012 proprietario anche di Instagram – avrebbe condotto una propria ricerca per conoscere gli effetti di quest’ultimo social sulla salute mentale degli adolescenti. E i risultati sarebbero tutt’altro che incoraggianti. Instagram, creando “dipendenza” come altri social e costringendo a operare un continuo confronto fra le immagini del proprio corpo e quello altrui, minerebbe l’autostima e la salute mentale degli adolescenti contribuendo alla manifestazione di veri e propri disturbi come disturbi alimentari, depressione, pensieri suicidi.
Nonostante questo, il gruppo capitanato da Mark Zuckerberg, non solo non avrebbe fatto nulla per limitare l’utilizzo di questo social nelle fasce più giovani, ma continuerebbe a divulgare messaggi palesemente contraddittori rassicurando sul fatto che Instagram sarebbe positivo per la salute mentale degli adolescenti e annunciando di voler lavorare a una versione di questa App destinata agli under 13.
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Perché Instagram potrebbe esssere più "nocivo" più di altri?
A questa domanda possiamo provare a rispondere considerando sia la fascia di utenza che la tipologia di contenuti che caratterizzano i vari social network.
Da un lato abbiamo Facebook, inizialmente frequentato da giovani e giovanissimi, ma ben presto divenuto approdo anche per i loro insegnanti e genitori. Il colosso blu è rimasto dunque appannaggio prevalente dell’età adulta mentre i giovani si sono spostati verso social maggiormente dedicati a loro. Tik tok è il più noto fra questi e, seppur non esente da pecche risulta popolato soprattutto di video che ritraggono variegate “performance” degli autori.
Tutt’altra storia per Instagram che, come sappiamo, si fonda sulla condivisione di immagini, e che più degli altri è dunque dedicato a foto ritraenti corpi, variamente scolpiti e “filtrati” dai vari fotoritocchi digitali, a mero scopo estetico.
Si utilizza Instagram per vedere e farsi vedere e questo ha un impatto assolutamente non trascurabile sulla mente degli adolescenti. Proprio perché, come dicevamo prima, ragazzi e ragazze vivono in un corpo ancora in via di definizione; gli adolescenti hanno “fisiologicamente” un rapporto conflittuale con la propria corporeità, sono sensibili al giudizio, sono ipercritici verso sé stessi e piuttosto vulnerabili a lasciarsi sedurre da modelli di bellezza patinati, perfetti quando non addirittura irrealistici.
Questa sgradevole sensazione di confronto svantaggioso fra sé e i modelli proposti dai media ha sempre fatto parte del mondo adolescenziale dell’epoca post moderna. Ma se fino ad alcuni decenni fa questo avveniva confrontandosi con i beniamini di alcuni programmi del palinsesto tv, adesso può avvenire ubiquitariamente, h24, attraverso i social e Instagram in particolare.
Sì perché l’adolescente si ritrova letteralmente “immerso” in un mondo virtuale che gli propone modelli patinati, scolpiti, resi perfetti dalle giuste inquadrature e dai vari “filtri”. Questo da un lato porta un ragazzo o una ragazza a cercare di emulare questa finta perfezione (tanto da non riconoscersi più in una foto senza filtri, ricordiamo che le richieste di chirurgia estetica sono in preoccupane aumento fra i giovani). Dall’altro amplifica la disistima e l’insoddisfazione verso il corpo “reale” minando, specie nei più vulnerabili, l’autostima e il benessere psicologico.
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I meccanismi di oggettivazione
Come si arriva da una foto al disprezzo per sé stessi? Anzitutto Instagram è un social dove più che in altri è facile trovare foto di corpi postate a mero scopo estetico e oggettivante: quelle immagini non ritraggono un corpo mentre fa o comunica qualcosa, ma è l’estetica in sé ad essere in primo piano. Questo attiva dei continui confronti fra sé e l’altro sulla base di presunti modelli o canoni estetici (che ribadiamo spesso sono anche quelli dei filtri del fotoritocco) che porta a considerare il proprio corpo e il corpo altrui alla stregua di un oggetto.
Mediante questo meccanismo psicologico consideriamo l’altro, o noi stessi, non più come persona a 360°, ma valutiamo solo l’involucro, l’immagine fine a sé stessa nel tentativo di modellarla, scolpirla, modificarla per farla rassomigliare il più possibile a uno schema tanto ideale quanto spersonalizzante. Questi meccanismi sono rischiosi perché inducono gli adolescenti a incentrare la propria autostima e il proprio valore personale esclusivamente o prevalentemente su parametri estetici/corporei.
Si tratta di meccanismi riconosciuti e sfruttati da gran parte del mondo pubblicitario (si pensi al classico accostamento donna/automobile) che possono rivelarsi particolarmente dannosi negli adolescenti. Soprattutto perché Instagram, come altri social, è progettato appositamente per implementarne l’utilizzo sempre più massiccio da parte dell’utente. In altre parole: si diventa facilmente “dipendenti” anche se la sua frequentazione crea disagio e vergogna.
Diverse ragazze interpellate, ad esempio, hanno ammesso che, se si sentono insicure o demoralizzate per qualche elemento del proprio aspetto, andare su Instagram le fa sentire peggio. Molte altre hanno confermato questa percezione: il confronto continuo con le immagini altrui crea dipendenza ma al tempo stesso mina l’autostima e la salute mentale dei più giovani.
Quello che a prima vista potrebbe sembrare, almeno così viene “venduto” dal gruppo Fb, come uno strumento per facilitare connessione e comunicazione fra i ragazzi, sembra rivelarsi invece uno strumento per agire una malcelata forma di violenza verso i più giovani a tutto vantaggio del ritorno in termini di profitto economico.