Adolescenti e sexting
Il sexting è entrato fra gli strumenti di esplorazione della sessualità tra gli adolescenti. Emergono tuttavia diverse zone d’ombra che rendono quello del sesso virtuale un mondo tutt'altro che esente da rischi.
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Neologismo coniato dalle parole inglesi sex e testing: il sexting è un fenomeno – nato negli Stati Uniti e diffusosi poi ubiquitariamente in tutto il mondo tecnologizzato – che consiste nello scambio di messaggi, immagini e video sessualmente espliciti tramite App di messaggistica, social network e altre applicazioni online.
I tempi sono cambiati e anche la sessualità è approdata nel mondo virtuale: il sexting è entrato dunque a far parte delle modalità con cui molti adolescenti sperimentano la sessualità. Ma se rimanere dietro lo schermo del proprio smartphone può sembrare più rassicurante rispetto a una interazione in carne e ossa, le conseguenze possono essere ben diverse: occorre essere consapevoli dunque dei rischi specie per i più giovani.
Adolescenti: chi sono?
In adolescenza ogni ragazzo e ragazza fa delle “prove”, sperimenta diversi modi di essere, di vestire, differenti generi musicali e magari anche vari gruppi di amici. Questa mutevolezza è parte integrante del processo adolescenziale che consiste proprio nella costante ricerca, costruzione e definizione di una propria identità autonoma.
Si va per un po’ per prove ed errori: si prende a modello quel cantante, quella comitiva di coetanei o quell’amico/a che sembra così spigliato e sicuro di sé… E man mano si vede se questi modelli provvisori – alternativi ai già noti modelli genitoriali – calzano più o meno bene, corrispondono a ciò che si sente di essere oppure no.
Fra tutti gli aspetti di questa identità in divenire c’è naturalmente quello della sessualità, un’area che inizia ad essere esplorata, mentalmente e fisicamente, nell’adolescenza (per alcuni dalla prima adolescenza) e procede di pari passo con la maturazione emotiva e corporea di ragazzi e ragazze.
Anche nell’esplorazione della sessualità, dunque, possono farsi sentire stereotipi culturali, modelli passati dai media, esperienze e consigli del gruppo dei pari. Tutto questo può rivelarsi una risorsa o un limite nel momento in cui ci si sente troppo condizionati dal dover essere/apparire e poco liberi di comportarsi secondo il proprio reale modo di sentire. Il sexting è una pratica molto diffusa fra gli adolescenti di oggi ma che proprio per le questioni sopra accennate può comportare dei rischi.
Un’esplorazione a distanza di sicurezza
In adolescenza il corpo è ancora in via di sviluppo, ciò vuol dire che da un lato esso può transitoriamente apparire ancora non del tutto proporzionato rispetto a quello di un adulto, dall’altro – essendo soggetto a mutamenti continui e repentini – apparire “estraneo” al suo proprietario che stenta a riconoscersi nelle fattezze via via più mature, anche nei caratteri sessuali, che esso assume.
È del tutto fisiologico, entro certi limiti, che gli adolescenti siano ipercritici verso la propria immagine, preoccupati del giudizio degli altri, di apparire in un certo modo, di piacere ed essere approvati dai coetanei. I primi scambi sessuali risentiranno inevitabilmente di tutto ciò: due adolescenti, in fondo, avvicinano fra loro due corpi in una certa misura ancora estranei e sconosciuti a loro stessi. Ed è anzi anche grazie a queste prime esperienze che impareranno a conoscersi e a definirsi nella propria identità sessuale e corporea.
In questo contesto di inevitabile smarrimento, l’opportunità di “osare” a distanza, frapponendo fra sé e l’altro il mezzo tecnologico può sembrare eccitante e rassicurante al tempo stesso. Si può “giocare” con la sessualità senza esporsi pelle a pelle, ci si può mostrare all’altro/a assumendo il controllo di quale porzione del proprio corpo l’altro vedrà, di come la propria immagine risulterà e via dicendo.
E al tempo stesso si possono osservare le reazioni proprie e dell’altro senza sentirsi coinvolti troppo direttamente come avverrebbe in uno scambio fisico. Accanto a questo c’è naturalmente tutta una componente trasgressiva che rende il fenomeno del sexting denso di attrattiva.
Sexting e violazione della privacy
Quella del controllo e della gradualità dell’esposizione di sé possono rivelarsi in realtà delle pericolose illusioni proprio a causa del mezzo digitale.
Il sexting dovrebbe avvenire solo tra persone consenzienti, in un clima di vera fiducia e rimanere entro una dimensione esclusivamente privata.
Purtroppo spesso così non è: le foto, i messaggi che diffondiamo online – non importa con quale mezzo o canale e a chi – sono sempre soggetti a finire nelle mani di terzi. Soprattutto se foto e video vengono conservati nella memoria degli smartphone di mittenti e destinatari: questo li rende soggetti a venir rubati e diffusi da altri anche al di là della volontà degli interessati (basti solo pensare a quanto banale e frequente sia il furto di uno smartphone in metropolitana o in qualsiasi altro luogo pubblico).
Ma non sono affatto rari, purtroppo, i casi in cui la fiducia fra mittente e destinatario venga a cadere e le immagini e video condivise entro una relazione privata vengano invece diffusi ad altri magari a scopo vendicativo (il cosiddetto revenge porn) o estorsivo (cyberbullismo).
È bene ricordare infine che la diffusione di immagini sessuali riguardanti minori rappresenta materiale pedopornografico ed è quindi ritenuta penalmente rilevante.
Sexting e comportamenti a rischio
Alcuni studi scientifici sottolineano come il sexting sia un fenomeno tutt’altro che omogeneo fra gli adolescenti, ma assuma caratteristiche e significati differenti in base al genere e a caratteristiche psicologiche dei ragazzi risultando diffuso maggiormente fra adolescenti con comportamenti a rischio (Migliorato et al., 2018; Cucci et al., 2017; Van Ouytsel, 2015; Mitchell et al., 2011).
Le ragazze, più spesso vittime fra l’altro di revenge porn e cyberbullismo dato che culturalmente è soprattutto il corpo femminile a venir oggettivato sessualmente, sembrano da un lato più consapevoli dei potenziali rischi del sexting, ma anche più inclini a utilizzare questo e altre attività online per distrarsi da stati d’animo depressivi e compensare una bassa autostima.
Inoltre può giocare un ruolo importante anche la pressione, diretta o indiretta, del gruppo dei pari o del partner: ci si può sentire “costretti” al sexting per non essere marginalizzati o allontanati, per compiacere l’altro.
E in questi casi, non solo si mette in atto una condotta sessuale in realtà non tutto consenziente (e questo non dovrebbe mai accadere: online come offline è legittimo rifiutarsi o cambiare idea in qualunque momento), ma si è meno pronti a valutare criticamente il proprio interlocutore aumentando il rischio di essere vittima dei fenomeni di abuso prima menzionati.
Inoltre il sexting sembra utilizzato con maggior frequenza e “leggerezza” fra gli adolescenti che già mettono in atto altri comportamenti a rischio sia sessuali (ad esempio avere incontri promiscui o non protetti, accettare denaro in cambio) che relativi all’abuso di sostanze (alcol, marijuana e altre) o all’adozione di comportamenti impulsivi e violenti.
In questo particolare versante, il sexting (nelle foto/video inviati e/o richiesti/pretesi dall’altro) - al pari delle altre condotte con cui è osservato – va a configurarsi come agito impulsivo/aggressivo spesso associato a scarsa competenza emozionale, difficoltà riflessiva e scarsa valutazione del rischio.
Bibliografia
Cucci C., Olivari M.G. & Confalonieri E. (2017). Adolescenti e Sexting: una review della letteratura, Maltrattamento e abuso all’infanzia, 2: 119-140.
Migliorato R., Allegro S., Fiorilli C., Buonomo I. & Ligorio M.B. (2018). Sexting: uno studio esplorativo su adolescenti italiani, QWERTY 13 (2): 66-82.
Mitchell, K. J., Finkelhor, D., Jones, L. M., & Wolak, J. (2011). Prevalence and characteristics of youth sexting: A national study. Pediatrics, 129: 13-20.
Van Ouytsel, J., Walrave, M., Ponnet, K., & Heirman, W. (2015). The association between adolescent sexting, psychosocial difficulties, and risk behavior: Integrative review, The Journal of School Nursing, 31: 54-69.