L'autismo in età adulta
L'immaginario comune e la ricerca accademica pongono la maggiore attenzione sull'autismo nell'infanzia. Il disturbo tuttavia accompagna il soggetto per tutta la vita, seppur evolvendosi nel tempo.
Credit foto
©Mikkel / 123rf.com
Il disturbo dello spettro autistico, come identificato nel DSM-5 ovvero il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da “deficit persistenti della comunicazione sociale e dell’interazione sociale e pattern di comportamento, interessi o attività ristretti e ripetitivi” (DSM-5, APA, 2013).
La definizione di spettro identifica che la sintomatologia si differenzia in base alla pervasività e gravità delle condizioni cliniche, da molto compromesse fino a un livello di elevato funzionamento.
Nell’immaginario comune, ma anche a livello clinico e accademico, la maggiore attenzione è stata riposta nel disturbo durante l'infanzia, periodo di insorgenza. Da qui i numerosi studi volti a identificare le casistiche, le problematiche e gli interventi possibili.
Tuttavia, essendo una condizione pervasiva e che caratterizza tutta la vita, è estremamente importante riconoscere, comprendere e intervenire anche quando i pazienti sono adolescenti e adulti.
Adulti e autismo: capacità relazionali
Tra le caratteristiche fondamentali dei disturbi dello spettro dell’autismo c'è la difficoltà nelle interazioni sociali e nelle comunicazioni.
A livello comunicativo infatti il soggetto autistico non coglie le metafore e il sarcasmo, interpretando alla lettera ciò che ascolta. Fatica anche a comprendere (e utilizza scarsamente in prima persona) la comunicazione non verbale, la gestualità e altri segnali essenziali per l'interazione sociale. In età adulta questo potrebbe causare incomprensioni e difficoltà di interazione in differenti contesti: da quello amicale, coniugale e familiare fino a quello professionale.
Sul piano relazionale inoltre l'adulto autistico stenta a capire e mettere in pratica le regole e i princìpi dei vari contesti, a instaurare relazioni e stringere contatti sociali. Talvolta può manifestare disinteresse verso gli altri, altre volte invece desidera stabilire relazioni ma non sa come gestirle. Questo può comportare da un lato comportamenti socialmente poco funzionali, dall’altro lato isolamento e chiusura, con tutto ciò che ne consegue in termini di umore depresso, ansia e frustrazione.
Uno degli aspetti fondamentali è sicuramente la regolazione emotiva, che è il risultato della comprensione degli stati emotivi altrui e dall'adeguamento dei propri. Una capacità che entra in gioco in tutte le relazioni, ma ancor più in quelle amicali e sentimentali. Questo determina fatica e difficoltà nell’iniziare e mantenere una relazione di coppia, in cui subentra anche l’inadeguatezza nella gestione del contatto.
Comportamenti fissi e stereotipati
L’altro aspetto che caratterizza i disturbi dello spettro dell’autismo è la presenza di comportamenti fissi, ripetitivi e stereotipati. Questi permangono anche in età adulta, pur modificandosi e riducendosi nel tempo.
In particolare, il soggetto ha necessità di pianificare in anticipo qualsiasi attività, trovandosi fortemente a disagio quando si verificano degli imprevisti. Questa condizione complica la gestione della quotidianità, con ansia e attivazione di comportamenti disfunzionali.
Accanto a questo si manifestano scarse capacità di problem solving e di giudizio che pongono una grande sfida all’individuo di fronte alla necessità di adattarsi ai cambiamenti, alla crescita e alla modifica della propria condizione sociale.
Lavoro e professione
Nonostante alcuni soggetti autistici mostrino buone capacità intellettive e accademiche, spesso l’approccio al mondo lavorativo è difficoltoso. Per le difficoltà sopra citate, infatti, diventa complicato inserirsi nei nuovi contesti lavorativi soprattutto quando richiedono di mantenersi in contatto con superiori e colleghi, mostrarsi flessibili di fronte agli imprevisti ecc. Il mancato inserimento nel mondo del lavoro o la fatica nel raggiungere risultati soddisfacenti possono intaccare il senso di efficacia e la qualità della vita in senso più ampio.
Senza sminuire le molteplici difficoltà e sfide che un sogetto autistico deve affrontare, un adeguato supporto terapeutico ed educativo (unito all'accompagnamento nelle diverse fasi di crescita e cambiamento) può portare a buoni risultati sul piano relazionale e professionale. Questo dipende sicuramente da molteplici fattori, come:
> una diagnosi precoce;
> il supporto ricevuto a livello individuale e familiare;
> le terapie scelte;
> il livello di gravità nello spettro.
È fondamentale quindi continuare a studiare questo disturbo e attivare servizi che accompagnino di anno in anno le persone che ne sono affette, aiutandole ad acquisire indipendenza e abilità utili alla vita relazionale e lavorativa. Il lavoro terapeutico ed educativo non ha il potere di far scomparire le caratteristiche peculiari del disturbo, ma può attenuarne l'intensità e la pervasività, facilitando l'acquisizione di comportamenti più funzionali.