Comunicare senza parole: i segnali del linguaggio non verbale – Seconda parte
Questo articolo ne completa un altro precedentemente pubblicato, in cui è stato approfondito il processo della comunicazione non verbale e alcuni segnali e comportamenti che le persone comunemente mettono in atto, comunicando emozioni, bisogni, stati mentali in modo più o meno consapevole. Nel testo che segue verranno illustrati altri segnali comunicativi non verbali: vediamo quali sono e cosa potrebbero comunicare.
Dopo aver analizzato i canali comunicativi attraverso cui può viaggiare il linguaggio non verbale, e i possibili messaggi comunicati mediante la mimica facciale e i movimenti del corpo qui, mi soffermerò su come la postura, la prossemica o, ancora, l’intonazione della voce di una persona, possano rivelare atteggiamenti, stati emotivi e mentali, modi di essere, e comunicare qualcosa all’altro in relazione.
La postura, ossia la posizione del corpo che l’individuo assume mentre è fermo e mentre cammina, include diversi segnali non verbali attraverso cui la persona stessa, in modo più o meno consapevole, comunica qualcosa di sé. La posizione più o meno eretta del corpo, ad esempio, riflette un atteggiamento, rispettivamente, di apertura o chiusura verso l’altro e il mondo. Camminare tenendo alto lo sguardo può essere indice di apertura ed estroversione, mentre l’introverso cammina generalmente tenendo la testa e lo sguardo basso.
La prossemica si riferisce al modo in cui le persone si dispongono nello spazio, e più precisamente alla distanza che assumono rispetto agli altri. Vengono distinte quattro zone entro cui osservare lo spazio che distanzia le persone: intima, personale, sociale e pubblica. All’interno della zona intima l’individuo si sente sicuro; la distanza che lo separa dalle persone intime e fidate che hanno permesso di accedervi, può essere anche molto breve. Basti pensare a due partners che si baciano, o a due amici intimi che si abbracciano.
In generale, se qualcuno non desiderato supera i confini della mia zona intima, è facile che io mi senta invasa, infastidita, o spaventata, e che tenda per questo motivo a fare dei passi indietro per aumentare la distanza con l’altro, ripristinando in tal modo il mio livello di sicurezza e benessere. La zona personale inizia dove finisce quella intima: qui hanno generalmente libero accesso i familiari, gli amici, i colleghi con cui si hanno relazioni anche amicali, le persone con cui si condividono interessi comuni e con cui si comunica volentieri. La zona sociale è destinata a rapporti più superficiali (conoscenti, colleghi di lavoro, vicini di casa) o occasionali. Infine, nella zona pubblica la distanza tra le persone può superare anche i 3 metri.
Anche l’abbigliamento e l’aspetto esteriore sono componenti importanti della comunicazione non verbale, così come il tono della voce (volume, velocità, timbro) e i sospiri, i silenzi, le risate. Attraverso il volume della voce una persona può comunicare, seppur senza rendersene conto, il suo stato d’animo, il temperamento, le emozioni che sta provando: alzare il tono di voce, ad esempio, può essere un potente strumento comunicativo, consapevole o meno, per imporsi sull’altro, così come un tono di voce basso può essere indice di sottomissione.
Ogni segnale non verbale va intrepretato tenendo conto del contesto in cui si verifica, e insieme a tutti gli altri segnali del corpo.