Ok il prezzo è giusto? Psicologia del denaro e rilassamento
Secondo un recente studio, quando si è rilassati si spende di più e in modo apparentemente meno consapevole, perché più guidati dai propri desideri che da valutazioni tecniche sull’effettiva funzionalità del prodotto. La psicologia del denaro e dei consumi ha da tempo evidenziato come gli acquisti siano mossi da motivazioni complesse, multifattoriali e non sempre coerenti fra loro, ma quanto influisce il nostro stato mentale?
In negozi e supermercati non manca mai un piacevole sottofondo musicale che dovrebbe invogliare i clienti ad acquisti più generosi e spensierati; un recente studio dell’American Marketing Association sembrerebbe confermare la validità di questo metodo: il valore dei prodotti verrebbe più facilmente ritenuto adeguato al costo da coloro che sono più rilassati e che, quindi, nei propri acquisti si lascerebbero guidare più dai desideri che questi consentono di soddisfare che dalla funzionalità o dall’efficienza tecnica di ciò che comprano. La psicologia del denaro è sicuramente influenzata dallo stato mentale e dalle motivazioni che ci muovono, ma il rilassamento è veramente così controproducente?
Psicologia del denaro e valutazione monetaria
I soggetti reclutati nello studio in questione sono stati esposti a vari tipi di prodotti di cui dovevano indicare il costo secondo loro più adeguato scegliendo fra una serie di prezzi possibili: coloro che avevano precedentemente partecipato ad una tecnica di rilassamento, tendevano ad assegnare ai prodotti un prezzo significativamente più elevato rispetto a coloro che non vi avevano preso parte. Questo dimostrerebbe quanto la psicologia del denaro e il tipo di rappresentazione che ci facciamo del valore intrinseco dei prodotti sono influenzati dal nostro stato mentale: il rilassamento porterebbe a sopravvalutare il valore di ciò che acquistiamo perché misurato più in funzione dei nostri desideri che di ciò che realmente è.
Psicologia del denaro e shopping compulsivo
Vari studi evidenziano come la psicologia del denaro, e quindi la nostra disponibilità a spendere per un certo prodotto o servizio, sia indiscutibilmente legata alle motivazioni che ci spingono all’acquisto. Coloro che, ad esempio, manifestano una dipendenza compulsiva da shopping tendono a comportarsi col denaro a mo di Don Giovanni: una volta acquistato, l’oggetto perde subito di interesse e ci si direziona verso altro in una logica compulsiva di accumulo con cui si cerca disfunzionalmente di gestire ansia e angoscia. Altri studi sulla psicologia del denaro, citati dagli stessi autori dello studio esaminato, evidenziano quanto le persone siano più disposte a spendere quando un bene o servizio non rappresenta un valore fine a sé stesso, ma un mezzo per raggiungere obiettivi ulteriori come ad esempio viaggiare in business-class (a tariffa quindi maggiorata) se ciò consente di sfruttare il viaggio per lavorare più comodamente. Questi studi sembrerebbero andare in direzione, quindi, di un possibile consumo intelligente e tutt’altro che inconsapevole.
Psicologia del denaro e gratificazione
Stati mentali come il rilassamento o la meditazione rischiano di esporci realmente allo shopping selvaggio abbassando la soglia delle nostre capacità critiche e rendendoci facili prede di spot e trovate pubblicitarie? Saper fare degli acquisti realmente gratificanti per sé potrebbe indurre a spendere con maggior disinvoltura sul momento ma magari in modo complessivamente più coerente e oculato al contrario di coloro che si lanciano compulsivamente in spese inutili e prive di senso. Sarebbe interessante studiare quindi il comportamento dei consumatori rilassati e non-rilassati nel lungo periodo; la psicologia del denaro d’altra parte è mossa da logiche complesse che spesso non sono così “logiche” come ci aspetteremmo.
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Fonte immagine: Ajbrown