Depressione: 8 cose che dovresti sapere
La depressione, oltre i luoghi comuni e i semplici criteri sintomatologici. Ecco 8 cose che è bene sapere se si sta attraversando un momento di depressione o si è accanto ad un familiare con questo tipo di problema.
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Spesso le persone, quando sono depresse, vivono una serie di fraintendimenti riguardo a sé o agli altri: possono accusarsi o venir accusate di essere indolenti e svolgiate; percepire le altre persone come inaffidabili e disinteressate a loro, sentire che non vi è via d’uscita… Queste e altre sensazioni rischiano di amplificare lo stato depressivo e la confusione che lo riguarda. Ecco allora, senza naturalmente nessuna pretesa di esaustività, 8 cose da sapere sulla depressione spiegate dal punto di vista delle persone quando sono depresse e di quelli che sono a loro vicino.
1. Nella depressione procrastinare non è sinonimo di incapacità o indolenza.
Quando le persone sono depresse perdono interesse per le attività che prima le entusiasmavano, per questo sono portate a rimandare le cose da fare e a procrastinare attività o decisioni all’apparenza anche semplici. Esiste una parola nella lingua italiana che sta ad indicare proprio questo: anedonia, ovvero la mancanza di interesse, voglia, partecipazione in alcunché. Quando le persone sono depresse non riescono a sentirsi coinvolte e partecipi né di quello che fanno, né delle interazioni con gli altri; è come se venisse loro poco a poco a mancare l’energia motivazionale per prendere iniziativa e fare le cose. Per questo possono mostrare una mancanza di interesse anche per attività prima per loro molto importanti, che si tratti di studio, lavoro, hobby o attività artistiche. E sono proprio loro le prime a soffrire di questo, le attività che più ci appassionano, infatti, sono anche quelle fondanti per ricordarci chi siamo, per rimandarci un senso della nostra identità. Quando le persone sono depresse, smarriscono le proprie passioni e interessi ed è come se si sentissero private di una parte di sé stesse, quella parte che orientava il loro senso di iniziativa.
2. Nella depressione si ha difficoltà a pianificare
Quando le persone sono depresse hanno difficoltà a pianificare le attività da svolgere per risolvere un problema o raggiungere un obiettivo, tutto può sembrare loro confuso e irrisolvibile insieme ad un acuto senso di incapacità personale. Il rifiuto a iniziare ad occuparsi di qualcosa non è né ostinazione né pigrizia, ma conseguenza della ridotta capacità di concentrazione, di pensare e di prendere decisioni che contraddistingue, dal punto di vista cognitivo, uno stato depressivo. L’impossibilità a provare interesse e motivazione per il mondo esterno rende confuse e scarsamente differenziate le cose che accadono: gli input esterni arriveranno sfocati e indifferenziati alla mente della persona rendendo difficile distinguere fra vari problemi e pensare a strategie di azione.
3. Nella depressione le premesse “pessimistiche” invalidano l’iniziativa personale
Quando le persone sono depresse possono essere demotivate e scoraggiate dal fare una scelta o dal prendersi un impegno a causa di pensieri depressivi collaterali riguardanti pessimismo e sfiducia verso il mondo e la vita in generale che non hanno altra funzione se non quella di invalidare e scoraggiare qualsiasi motivazione di iniziativa personale. È come se la persona perdesse il senso di compiere qualunque azione perché intravede un mondo ostile e distruttivo all’orizzonte che vanificherà qualunque sua iniziativa.
A causa di questo, le persone quando sono depresse possono risultare molto più vulnerabili a episodi in cui gli altri si rivelino deludenti o inaffidabili per loro: la loro mente prenderà queste come conferme del pessimismo generalizzato con cui guardano alla vita e/o della loro indegnità personale, assolutizzando questo peggioreranno ulteriormente i loro vissuti depressivi rinunciando ancora di più a investire nelle
relazioni interpersonali.
4. La depressione è un “parassita” che si nutre delle energie vitali della persona
Scrive Dan Bates su psicology Today che la depressione può essere assimilata a un “parassita”. Quando le persone sono depresse è come se fossero infestate da esso: i pensieri e i sentimenti depressivi si "nutrono" delle energie motivazionali, emotive, relazionali e creative della persona facendole credere che quella sia la sua unica e immutabile condizione possibile e che tale stato della mente corrisponda a chi sono veramente. Darsi la colpa per danni o sventure accaduti ad altri, provare sentimenti di indegnità così forti da sentirsi immeritevoli di esistere non corrispondono alla realtà dei fatti, né al proprio reale valore personale o alle proprie caratteristiche personali. Sono parte del quadro sintomatologico della depressione clinica che "spaccia" al suo ospite certe credenze disfunzionali "come se" fossero vere, oggettive, incontrovertibili e immodificabili/irreparabili. Una metafora forse un po’ “biologista” ma tuttavia efficace a illustrare quanto facilmente le persone depresse scambino i propri stati mentali per “dati di fatto”.
5. Mantenersi attivi per “strutturare” la mente
Per rendere la propria mente "inospitale" per il parassita della depressione è importante pensare a minimi livelli di attivazione tollerabili a seconda della fase del disturbo (e questo può essere un aspetto molto importante di certe fasi di una psicoterapia). È stato dimostrato, ad esempio, come lo svolgimento di una regolare attività fisica o la programmazione di una routine soddisfacente svolgano funzioni protettive contro l'insorgenza di pensieri depressivi o contro il peggioramento degli stessi. Si tratta di far fronte alla “deriva” depressiva, dove tutto diventa enorme confuso e senza senso, organizzando la propria mente intorno ad una sequenza di azioni da compiere. A prescindere che tali attività possano risultare motivanti per sé stesse è utile che le persona le utilizzi ogni volta che riconosce una necessità di far fronte a stati d'animo e pensieri depressivi prima che questi prendano definitivamente il sopravvento. Anche suddividere obiettivi che in certi momenti della vita o della giornata sembrano troppo grandi in obiettivi più piccoli può facilitare la persona a mantenere un livello minimo di attività impedendole di scivolare in un’immobilità totale.
Ci sono persone che attraversano momenti o periodi della vita circoscritti in cui sperimentano una depressione. Altre che invece, per vulnerabilità individuali, tendono a reagire depressivamente ad ogni stress della vita e devono imparare a riconoscere e a gestire questa loro tendenza nell’arco della vita.
6. Depressione: chiedere aiuto e è importante
Quando le persone sono depresse potrebbero trovare difficile rivolgersi a un professionista per chiedere aiuto: per vergogna, per inerzia (molte di queste persone in certi momenti possono avere molta difficoltà a alzarsi dal letto e uscire di casa), per la sensazione che possa rivelarsi inutile... Non bisogna sottovalutare quest'ultimo punto: pensare che rivolgersi a un professionista sia inutile fa parte dei sintomi della depressione stessa che, come si diceva sopra, rendono per la persona difficile sperare, provare interesse o motivazione in qualcosa. è importante riconoscere questo come un segnale sintomatologico, e quindi come un’ulteriore conferma di aver bisogno di aiuto, piuttosto che pensare che sia superfluo.
7. I farmaci spesso affiancano la psicoterapia per la depressione
Le strategie terapeutiche per la depressione spesso prevedono una sinergia fra terapia farmacologica e psicoterapia. Alcune persone quando sono depresse ricercano e accettano di buon grado di prendere farmaci, altre possono invece guardare a questa opzione con diffidenza, temere di diventare dipendenti, temere di essere stigmatizzati come "malati di mente" ecc. In realtà la depressione, come altri disturbi dell'umore, ha dei correlati biochimici del cervello più che documentati. Il farmaco aiuta la persona a tenere sotto controllo "il parassita" restituendo le energie minime necessarie a investire in un percorso di psicoterapia che spesso non può svolgersi senza che il paziente riceva anche un adeguato aiuto farmacologico. O perché i sintomi sono troppo invalidanti il livello di attività, emotivo e cognitivo (privando la persona della possibilità di investire in un percorso psicologico). O per situazioni di vita della persona stessa che rendono particolarmente rischiosa, per sé o per altri, la sua depressione (idee suicidarie, depressione post partum, genitorialità a rischio ecc). A differenza di quanto avveniva un tempo - e questo qualunque psichiatra potrà confermarlo e documentarlo con competenza - oggi esistono molti farmaci diversi per la depressione, compresi alcuni di ultima generazione che non creano dipendenza e hanno molti meno effetti collaterali di una volta.
Quel che è importante ricordare è che ogni persona è unica, sia la farmacoterapia che la psicoterapia vanno ritagliate, costruite e adattate su misura per ogni paziente.
Se i primi farmaci o le prime sedute da un terapeuta non provocano effetti immediati o sperati non scoraggiatevi ma proseguite nella ricerca insieme ai vostri curanti.
8. Incoraggiare una persona depressa a "tirarsi su" è inutile (e va volte anche dannoso)
Stare vicino ad una persona quando è depressa, specie se si tratta di un familiare, il partner o un amico intimo, può essere difficile, rimandare un grande senso di frustrazione e impotenza perché nulla di quanto di fa o si dice sembra riuscire a farla star meglio.
Non è incoraggiando una persona ad attivarsi a tutti i costi, ad uscire o ad incontrare gente che la si aiuterà nella sua depressione. Spesso quello di cui queste persone hanno bisogno è la semplice presenza - quando staranno meglio apprezzeranno che gli siate rimasti vicino - un atteggiamento non giudicante e un aiuto, quando è opportuno, a rivolgersi a un professionista per un sostegno terapeutico.