Delirio mistico e psicoterapia
C'è una linea di confine non sempre facile da riconoscere che separa il più coinvolto devoto dal soggetto con delirio mistico o religioso. La psicoterapia può essere uno strumento per individuare e correggere atteggiamenti che possono originare forte angoscia in chi ne soffre.
Il Manuale diagnostico e statistico dei Disturbi mentali (DSM5, 2013) definisce il delirio una falsa convinzione, basata su erronee deduzioni riguardanti la realtà esterna, che viene sostenuta e mantenuta indipendentemente da quanto detto da altri e da prove ovvie e incontrovertibili della verità del contrario di quanto espresso nel delirio.
Esistono differenti tipologie di delirio classificate in prevalenza per la natura del loro contenuto, ad esempio, tra i più comuni vi sono quello di gelosia, persecuzione e riferimento, ecc.
Meno comune, ma comunque presente e spesso di difficile identificazione, è il delirio mistico o religioso.
Delirio mistico: caratteristiche
Il delirio mistico ha come tema centrale la religione e più nello specifico la relazione con la divinità.
La persona infatti può affermare di essere in contatto profondo con la divinità, di dover pertanto attivare dei comportamenti e assolvere dei compiti, fino al sentirsi egli stessa la personificazione della divinità (Lorenzini e Coratti, 2008).
Le convinzioni deliranti e immodificabili sono spesso accompagnate da allucinazioni, ovvero alterazioni percettive della realtà, in cui ad esempio la persona può sentire delle voci o vedere la figura della divinità,
ecc.
Il vissuto e la manifestazione religiosa sono solitamente distanti e discordanti da quanto vissuto ed espresso dalla comunità. Tuttavia, anche laddove vi sia un accordo e condivisione da altri, quello che rende le convinzioni come patologiche e disfunzionali è il disagio che esse provocano in chi le sperimenta.
La normale vita quotidiana è infatti alterata e l’individuo delirante spesso vive una condizione di forte angoscia, dettata dalla primaria necessità di assolvere il compito religioso, e disadattamento.
Delirio mistico: possibili cause
I fattori predisponenti di un delirio generale risiedono, secondo alcuni autori, nella vulnerabilità del soggetto, che si manifesta con la difficoltà o impossibilità a modificare alcune convinzioni e idee che in qualche modo donano sicurezza e senso di controllo.
Le idee deliranti assumono pertanto un ruolo nella vita del soggetto e nel placare una sofferenza o disagio vissuto.
A livello del delirio mistico è possibile rilevare contenuti connessi con il senso di colpa e l’espiazione, che vedono l’assunzione di un comportamento altamente devoto e disfunzionale.
Una visione particolare deriva dai teorici dell’attaccamento, secondo cui la vulnerabilità deriva da una forma di attaccamento insicuro che rende complessa la costruzione e l’interiorizzazione di una base sicura, fondamentale per lo sviluppo e per le relazioni.
Nella fede profonda e nel rapporto con la divinità è possibile individuare una forma relazionale che dona sicurezza e permette la modifica dei propri modelli relazionali, con possibili ripercussioni sulle proprie modalità di vivere le relazioni e alterazione del modo di osservare e vivere la realtà.
La famiglia e la cultura di origine, giocano poi un ruolo fondamentale. Rigidità, chiusura, isolamento con difficoltà di confronto con la realtà esterna e altri modi di leggere la realtà, assieme ad una convinzione che quanto accade dipenda da entità superiori e poco è sotto il proprio controllo, sono elementi che giocano un ruolo fondamentale nell’insorgere di un delirio.
Delirio mistico e psicoterapia
La differenza tra comportamento religioso e delirio mistico è spesso difficile da individuare, determinando spesso difficoltà anche negli operatori a comprendere la reale natura della condizione vissuta dall’individuo.
Questa fatica, oltre che dalla natura religiosa, che vede in sé profonda devozione alla divinità, assunzioni di comportamenti volti a soddisfare i canoni religiosi e un profondo legame con il sacro, pone le basi nell’assetto socio-culturale di appartenenza.
Un clinico infatti che si approccia a un paziente con convinzioni religiose, apparentemente disfunzionali, deve conoscere bene i principi e valori di quella cultura religiosa specifica, nonché il livello di adesione ad essi da parte dell’individuo.
Questa conoscenza e l’assoluto rispetto della diversità rispetto al proprio vissuto, come anche sancito dal Codice Deontologico Degli Psicologi (Art 4), sono fondamentali per comprendere il vissuto del paziente e capire se e quanto si discosti da un dato di realtà e culturale.
L’elemento fondamentale da osservare è se tale vissuti crei o meno disagio nell’individuo con forte angoscia, disadattamento, alterazione del normale funzionamento in differenti ambiti di vita e alta pervasività.
Bibliografia
American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-5®).
American Psychiatric Pub.
Codice Deontologico degli Psicologi Italiani
Lorenzini, R., e Coratti, B. (2008). La dimensione delirante: psicoterapia cognitiva della follia. Raffaello Cortina.
Muscillo, M., Valchera, A., Rusconi, N. C., e Callieri, B. (2005). Aspetti psicopatologici del delirio. Rivista di psichiatria, 40(4), 241.