Allucinazioni: normalità, patologia o soprannaturale?
Cosa sono le allucinazioni? Espressione di patologia o luogo di incontro con il soprannaturale. In effetti si tratta di un fenomeno psicologico che può coinvolgere tutti i nostri sensi.
Un’allucinazione è un fenomeno psicologico che può essere descritto come un disturbo della percezione, in quanto non c’è concordanza tra gli stimoli esterni e ciò che viene percepito.
Da questa prima definizione possiamo dedurre che:
1. L’allucinazione non è solo visiva, ma può coinvolgere tutti i nostri sensi.
2. L’allucinazione non è sempre un sintomo patologico.
Facciamo un po’ di chiarezza. Nell’allucinazione possiamo percepire qualcosa che non c’è all’esterno; questo stato può essere indotto sia da condizioni mediche, ma anche da assunzioni di sostanze quali alcol o droghe.
Il soggetto in ogni caso è fortemente convinto di quello che percepisce e ogni tentativo di convincerlo del contrario è assolutamente vano.
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Quante allucinazioni!
Come detto le allucinazioni possono coinvolgere tutti i nostri sensi, quindi oltre a quelle visive ci sono quelle uditive, olfattive, ecc… . Se coinvolgono uno solo dei nostri sensi allora si definiscono semplici, mentre quelle complesse vedono una combinazione di più sensi.
Le allucinazioni ipnagogiche sono quelle che si verificano in associazione al sonno (addormentamento o risveglio).
Nel momento in cui l’allucinazione è associata a patologia può essere curata con un farmaco antipsicotico specifico che può essere affiancato a psicoterapia di sostegno.
Come nascono le allucinazioni
Le teorie che cercano di spiegare come nascono le allucinazioni si basano perlopiù sull’osservazione di pazienti psicotici e sono numerose.
Gli studi neurologici hanno evidenziato sia un’alterazione generalizzata del funzionamento del cervello, mentre pazienti schizofrenici presentano un’iperfunzionamento delle vie mesolimbiche.
Un’ulteriore interpretazione delle allucinazioni è che in alcuni casi esse consistano nell’estremizzazione di un tentativo del cervello: interpretare la realtà a partire da un numero insufficiente di dati colmando così un vuoto.
Questa capacità di “riempimento” ci consentirebbe, in una situazione di non patologia, di fare delle previsioni e di muoverci in un ambiente poco noto.
Quest’ipotesi è stata testata in una ricerca dell’Università di Cardiff e Cambridge (Proceedings of the National Academy of Sciences). I ricercatori hanno messo a confronto due gruppi di volontari: sani (16) e con i primi sintomi da psicosi (18).
A loro sono state mostrate delle immagini confuse, fatte di macchie di colore, a cui dovevano dare un senso. Il gruppo che presentava già sintomi psicotici riusciva a riconoscere delle immagini con più facilità: secondo i ricercatori i risultati confermano una maggiore predisposizione a dare senso a stimoli privi di senso.
L’allucinazione quindi non è espressione di un meccanismo rotto, ma di un cervello che cerca il senso anche in situazioni in cui non esiste.
Questa interpretazione permetterebbe di spiegare anche come mai un fenomeno psicologico è stato a lungo interpretato con una visione soprannaturale.
Chi soffre di paralisi del sonno si sveglia improvvisamente e, impossibilitato a muoversi, è preda di un forte terrore causato da allucinazioni spaventose.
A lungo questa parasonnia è stata scambiata con un incontro con mostri e demoni nonostante sia in realtà un’allucinazione causata da un malfunzionamento della fase Rem.
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