La gentilezza come sfida
La gentilezza come arma potente contro la prepotenza e l'arroganza, il bullismo e la prevaricazione: aiutare i più piccoli ad esercitarla è una sfida importante.
Non lasciare il posto a sedere sul tram all'anziano stanco, accanirsi sul clacson quando la coda di traffico non si muove, preferire arrabbiarsi coi figli quando forse si potrebbe semplicemente ascoltarli: gesti scortesi, arroganti e privi di attenzione verso chi si ha di fronte, con l’unico scopo di soddisfare i propri bisogni ed interessi possono essere un modus vivendi che pian piano sta prendendo il sopravvento.
Questo è vero anche tra i più piccoli, come dimostrano gli innumerevoli episodi di bullismo che nelle sue diverse forme, mostrano l’incapacità dei ragazzi di relazionarsi in modo positivo ed esercitando le abilità prosociali, ricorrendo alla violenza per raggiungere successo e accettazione nel gruppo, o esprimere un disagio.
La gentilezza, quindi, diventa una sfida, qualcosa che sembra poco possibile al giorno d’oggi ma che andrebbe allenata e supportata fin dai primi anni di vita.
Cosa intendiamo per gentilezza
Parlando di gentilezza di intende un insieme di gesti, parole, comportamenti e atteggiamenti che hanno una connotazione positiva, volti a fare del bene, a relazionarsi ad altri positivamente, considerando i bisogni altrui e supportarne la loro soddisfazione.
Essere gentili quindi comporta l’agire comportamenti volti a generare benessere all’altro, usare parole gentili che fanno bene al cuore e allo spirito, generando un senso di accoglienza, supporto e comprensione reciproca, aiutare altri nello svolgimento di qualcosa, supportare nelle difficoltà e rendersi disponibili nella quotidianità, rispettando i modi e tempi di chi si ha accanto.
Tutto connotato dal puro desiderio di fare del bene, senza interesse personale e tornaconto. Si agisce per la sola bellezza di agire e per ciò che genera in altri e in sé. Alla base della gentilezza vi sono valori e vissuti più profondi come l’onestà, la generosità, l’altruismo e l’apertura all’altro, nonché una serie di competenze prosociali ed empatia.
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La gentilezza come sfida contro il bullismo
Alcune ricerche, tra cui quella condotta dalla University of British Columbia e della University of California, hanno dimostrato che spingere i ragazzi a compiere atti di gentilezza riduce il rischio e la numerosità di episodi di bullismo, scoraggiando la loro messa in atto.
Viste le premesse è importante educare i bambini fin da piccoli ad agire in modo gentile, a occuparsi dei bisogni altrui, ad allenare le abilità empatiche e di comprensione dell’altro, supportando lo sviluppo di abilità relazionali positive e funzionali.
Offrire esempi e modelli, favorire le attività di gruppo dove sperimentare la cooperazione, momenti di condivisione dove conoscersi reciprocamente e confrontarsi, valorizzare i gesti gentili e promuovere una buona educazione emotiva, sono solo alcune delle realtà possibili per allenare alla gentilezza.
Insegnare e supportare i ragazzi ad agire in modo gentile e prosociale permette loro di acquisire degli schemi di comportamento e relazionali diversi da quelli agiti per affermare il sé nel gruppo attraverso prevaricazione ed aggressività, mostrando loro vie alternative per instaurare amicizie, farsi accettare e accogliere, andando oltre le diversità e le difficoltà proprie e altrui.
Ti sfido a gentilezza: un caso concreto
La via della gentilezza contro il bullismo è stata intrapresa in un progetto innovativo e coinvolgente svoltosi in una scuola in provincia di Varese (istituto Comprensivo G. Adamoli, Besozzo) promosso da un gruppo di professionisti diversi, tra cui la psicologa e psicoterapeuta Michaela Fantoni (centro Elpis), l’avvocato Francesca Pianese e la referente del plesso l’insegnante Stefania Bossi.
A seguito di una serie di incontri svolti all’interno delle classi prime della scuola secondaria di primo grado sul tema prosocialità, e in quelle della primaria con finalità preventiva, tutti gli studenti, docenti e personale scolastico sono stati invitati ad agire in modo gentile, pensando e riflettendo su cosa può essere agito per l’altro, nonché a “segnalare e votare” gesti di gentilezza osservati e la persona che li ha attuati.
Alla fine è stato consegnato un premio alle tre persone più “votate” e quindi indicate come più gentili. Lo scopo del progetto era dimostrare il potere della gentilezza facendo riflettere sulle sensazioni che essa genera non sono su chi la riceve, ma anche in chi la agisce allenando quindi allo sviluppo di competenze empatiche e prosociali, per combattere il bullismo.
Il grande successo riscontrato da tutti i partecipanti e l’entusiasmo osservato hanno dimostrato quanto potente sia l’arma della gentilezza e come la sfida alla sua educazione sia un impegno importante per aiutare i giovani ad agire in modo positivo e funzionale, contrastando la violenza e la paura dell’altro.
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