Difendersi dal mobbing, 5 suggerimenti
Il mobbing è un fenomeno a cui tutti possono andare incontro, soprattutto in determinati ambienti di lavoro. Come difendersi? Ecco 5 suggerimenti.
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Stando alle ricerche al riguardo, non esiste una categoria di persone significativamente più a rischio di essere oggetto di mobbing: tutti possono andare incontro a tale fenomeno da vittime o da spettatori di esso.
Esiste però una differenza riguardo gli ambienti di lavoro: soprattutto il mobbing orizzontale (quello perpetrato anche o esclusivamente da colleghi alla pari) sembra più frequente negli ambienti di lavoro pubblico (scuola, sanità, Pubblica Amministrazione) e nel settore bancario.
A farne le spese sarebbero, molto spesso, coloro che prendono posizione contro decisioni e/o consuetudini fortemente radicate nel contesto lavorativo e ne provano a denunciare le inadempienze. Nel settore privato sembra invece più frequente una particolare variante del mobbing – il cosiddetto Bossing – agita dai superiori nei confronti di collaboratori o dipendenti (Ege, 1998).
Come difendersi? Vediamo 5 suggerimenti per reagire e non lasciarsi sopraffare dal fenomeno che, è sembra bene ricordarlo, non riguarda la capacità del singolo lavoratore, ma una sistemica disfunzionalità dell’organizzazione del contesto lavorativo.
1. Difendersi dal mobbing: prevenire
Il mobbing è un processo subdolo che si mette in atto gradualmente in maniera apparentemente invisibile e trasforma man mano un ambiente di lavoro già (magari implicitamente) competitivo e conflittuale in uno fortemente persecutorio.
Non sempre il mobbing si sostanzia di esplicite azioni aggressive nei confronti della vittima come minacce, abusi e attacchi personali (attuate di solito in assenza di testimoni diretti), ma spesso anche di un graduale demansionamento, isolamento e depauperamento dell’impegno del lavoratore che si ritrova silenziosamente messo a margine mentre (apparentemente) tutti continuano a negare l’esistenza di qualsiasi problema.
In entrambi i casi la persona può trovarsi del tutto impreparata e incapace di rispondere efficacemente ai primi segnali di prevaricazione. Questo perché il mobbing è di per sé immotivato, almeno sul piano delle competenze lavorative: la vittima non trova inizialmente motivi che spieghino gli attacchi di cui è oggetto e questa incertezza contribuisce a creare confusione e la porta magari a sottovalutare i primi segnali.
Può trattarsi di un commento aggressivo o fuori luogo a cui non si è stati in grado di rispondere (e sul quale tuttavia la mente continua poi ad arrovellarsi), di un’estromissione da un progetto lavorativo di cui non si sono ricevute spiegazioni o di un “errore”, apparentemente involontario, commesso da un collega o un amministrativo… Saper rispondere con assertività, rifiutando attacchi verbali e ritenersi in diritto, sempre, di ricevere informazioni e spiegazioni è il primo passo per prevenire che queste situazioni degenerino in fenomeni di mobbing.
Tutte le volte che invece si rimane in silenzio, perché si ha la sensazione che “non è il caso” di insistere, perché si teme di essere inadeguati o fuori luogo o perché si soggiace all’imbarazzo e alla frustrazione si rischia di creare terreno fertile per una cronicizzazione del problema.
2. Difendersi dal mobbing: non isolarsi
Chi vittima di mobbing è nella maggior parte dei casi il destinatario di messaggi paradossali: i fatti di per sé auto-evidenti vengono sistematicamente smentiti a parole accusando la vittima di dichiarare il falso.
È il tipo di comunicazione osservato sia nelle famiglie patologiche (quelle in cui il disagio viene espresso dalla schizofrenia di uno dei loro membri), che in quelle relazioni di abuso e manipolazione psicologica come il gaslighting dove le percezioni della vittima vengono disconfermate facendole credere di essere pazza o poco capace di valutare correttamente la realtà.
Anche nella realtà del mobbing avviene spesso qualcosa di simile, l’esempio più eclatante è il caso del demansionamento lavorativo: nessuno lo ammette e nessuno ne esplicita il motivo, tutti – colleghi e superiori – si comportano come se nulla fosse, adducono scuse di circostanza e minimizzano le rimostranze della vittima che può facilmente arrivare a convincersi di essere la causa diretta di quanto sta accadendo e dubitare delle proprie competenze lavorative.
Per arginare questo fenomeno dispercettivo è importante non isolarsi, ma ricercare immediatamente degli alleati, fra colleghi amici e familiari, con cui condividere l’effettiva realtà di quanto sta accadendo e da cui sentirsi legittimati e supportati.
3. Difendersi dal mobbing: chiedere un aiuto professionale
Esistono diversi sportelli e centri antimobbing in Italia creati apposta per fornire informazione, sostegno e orientamento a tutti coloro che sono vittime di mobbing sul posto di lavoro, a coloro che temono di diventarlo e a chi a vario titolo è testimone di tale fenomeno.
Queste realtà offrono consulenza legale, psichiatrica e psicologica – alcune anche a carattere gratuito – e forniscono orientamento sulle eventuali strade da intraprendere per contrastare il fenomeno nella propria realtà lavorativa.
Non è necessario essere sicuri di star subendo mobbing per rivolgersi ad un professionista: è sufficiente avere il sospetto che questo stia accadendo, agire tempestivamente è fondamentale per evitare che il problema si aggravi o si cronicizzi perché in questo caso saranno a rischio sia la salute psicofisica del lavoratore che il suo posto di lavoro.
Rivolgersi ad un professionista è importante anche per un secondo aspetto: evitare di gravare esclusivamente sulla propria famiglia e di generare ulteriore stress entro le proprie relazioni private che non devono essere depauperate ma, al contrario, devono rimanere una linfa vitale per tutte le dimensioni della vita della persona.
4. Difendersi dal mobbing: mantenere interessi per altre aree della vita
Il lavoro è un’area molto importante della vita di una persona, sia in termini economici che identitari. Tuttavia non è e non deve essere l’unica, soprattutto in condizioni di mobbing sospetto o accertato.
Il vissuto persecutorio di cui la persona si sente vittima sul posto di lavoro rischia di diventare invasivo per la sua mente e richiamare tutte le sue energie emotive e cognitive sia durante l’orario di lavoro che fuori.
Sebbene questo sia comprensibile, poiché si vive una situazione di pericolo in condizioni di estrema incertezza, deve essere gestito correttamente perché altrimenti il rischio è che lo stato ansioso-depressivo conseguente al mobbing vada ad erodere man mano non solo l’area lavorativa, ma anche le altre dimensioni dell’esistenza della persona.
È soprattutto adesso che si rivela fondamentale coltivare spazi gratificanti alternativi al lavoro (un hobby, un’attività sportiva, un secondo lavoro ecc.) dove impegnare la mente su altro.
5. Difendersi dal mobbing: discolparsi
La vittima di mobbing può sperimentare vissuti di forte impotenza, per contrastare questo la mente umana ricerca spasmodicamente cause/spiegazioni che possano rendere intellegibile e ragionevole una situazione confusa e incerta.
E non trovano sufficienti e plausibili spiegazioni all’esterno – dato che le vessazioni di cui è oggetto non sono motivate da chi le mette in atto – la persona oggetto di mobbing può essere portata, man mano, a incolparsi di quanto accade.
Questo rischia di innestare un circolo vizioso che alimenta senso di inadeguatezza e incompetenza rendendo la persona ancor più vulnerabile a subire il mobbing stesso. Le cause del mobbing vanno riconosciute all’interno dell’ambiente di lavoro perché, a netto del contributo di pochi singoli, si innestano su un contesto organizzativo, gerarchico e culturale preesistente che le rende possibili.
Bibliografia
Ege H. Il fenomeno del mobbing: prevenzione, strategie, soluzioni: https://www.aosp.bo.it/files/fenomeno.pdf
Ege H. (1998) I numeri del Mobbing. La prima ricerca italiana, Pitagora, Bologna