Molestie sessuali e potere
Abusare del proprio potere commettendo atti sessisti o molestie sessuali sarebbe indice di insicurezza in chi evidentemente non si sente all’altezza del proprio ruolo. Questo accade soprattutto nei luoghi di lavoro e rivela quanto non sia sufficiente ricoprire il ruolo del “capo” per essere tali.
Le molestie sessuali sul luogo di lavoro sono un problema che riguarda soprattutto le donne, in generale sono per lo più atteggiamenti sessisti di uomini di potere nei confronti di donne di pari o minor grado gerarchico a connotare i contesti lavorativi.
Perché questo accade? Uno dei motivi potrebbe risiedere nell’insicurezza che alcuni uomini proverebbero nel ricoprire la propria posizione: sono al vertice ma in fondo continuano a non sentirsi all’altezza.
Agire comportamenti sessisti, che siano o meno di esplicite molestie sessuali, sarebbe allora un modo con cui ristabilire una sensazione di superiorità nei confronti di un soggetto (la donna) percepito come vulnerabile e impotente.
Molestie sessuali e potere: uno studio
Sarebbe una spiccata vulnerabilità narcisistica a motivare molti atti di sessismo e molestie sessuali in chi (più spesso uomini) ricopre ruoli di potere nei contesti lavorativi. Questo quello che si potrebbe desumere dai risultati di uno studio tutto al femminile condotto dalle ricercatrici Melissa William, Deborah Gruenfeld e Lucia Guillory della Emory e Stanford University.
Anzitutto, ricoprire un ruolo di potere già di per sé predisporrebbe a commettere abusi o molestie, perché indurrebbe a rapportarsi agli altri in maniera strumentale, vedendoli più come “oggetti” che come persone. E l’oggettivazione è uno dei meccanismi psicologici più implicati nelle condotte sessiste e violente.
Sarebbero poi soprattutto gli uomini (più spesso ai vertici) a rendersi autori di molestie sessuali, specie se risultano saliti da poco alle “luci della ribalta”.
Eh già perché lo studio ha sottolineato un fenomeno interessante che sembrerebbe contraddistinguere molto spesso le molestie sessuali sui luoghi di lavoro.
Quegli uomini che si sono sempre sentiti poco autorevoli e sostanzialmente ininfluenti e che diventano finalmente dei “capi” vivrebbero in modi decisamente ambivalenti il proprio “riscatto” di carriera. Sono infatti proprio queste persone, secondo William, Gruenfeld e Emory, a rendersi spesso protagonisti di molestie sessuali o di atteggiamenti sessisti verso le donne.
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Molestie sessuali e potere: narcisismo e insicurezza
Potrebbe sembrare una contraddizione in termini: questi uomini hanno finalmente ottenuto il “riscatto”, raggiunto il potere che desideravano e si sentono così insicuri da doversela prendere con le donne?
Le autrici dello studio in questione mettono in evidenza una questione assolutamente non banale: avere formalmente il potere è una cosa, sentirsi all’altezza di quel ruolo è un’altra. Se, nel profondo, si è insicuri di se stessi questa sensazione non svanirà ma si acuirà una volta raggiunto un ruolo superiore.
Il tutto risulta comprensibile se lo si legge come vulnerabilità narcisistica della personalità. Spesso un’ambizione sfrenata e la ricerca di ruoli di potere sempre maggiori sottendono una sostanziale insicurezza di base, la sensazione di non essere mai abbastanza. E il dramma di queste persone è che più in alto vanno e più aumenta la loro sensazione di “falsità”, di essere degli “impostori”, di non essere realmente all’altezza del proprio ruolo e di poter essere prima o poi smascherati nella propria vulnerabilità, nel proprio sostanziale senso di impotenza.
Molestie sessuali e potere: uomini che odiano le donne?
In questo senso a volte gli “uomini che odiano le donne” sono uomini che odiano anzitutto se stessi, le proprie parti fragili, vulnerabili e insicure che proiettano, esteriorizzano, sulla figura femminile ricondotta a mero oggetto di potere, sminuita e strumentalizzata per ripristinare un senso di controllo, dominio, supremazia.
In questo gioco perverso della relazione tra i sessi si insinuano anche condizionamenti sociali e influenze culturali ancora in larga parte ancorate al sessismo - a volte francamente ostile, altre subdolamente benevolo – e a modelli stereotipali di successo spesso irrealistici.
Viviamo nell’epoca in cui essere al “top” implica sempre più spesso essere necessariamente giovani, vincenti, “smart”: non c’è spazio per l’incertezza, non c’è spazio per il fallimento, per l’attesa, per l’errore da cui si può imparare…
E non c’è spazio, dunque, per confrontarsi con le proprie vulnerabilità interne da cui si potrebbe invece imparare molto per fondare una reale, solida fiducia in se stessi. Troppo spesso tutto questo manca in molte persone di potere, uomini e donne (assimilate a un modello autoritario di stampo “maschile”) e priva le persone di risorse importanti per la propria autenticità, la propria autostima e il proprio senso di autorealizzazione.
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