Catcalling: quei fischi per strada non sono apprezzamenti
Apprezzamenti fatti da sconosciuti, complimenti non richiesti, molestie verbali e pedinamenti: il catcalling è un’esperienza vissuta da moltissime donne seppur sia un problema soprattutto degli uomini, vediamo perché.
Credit foto
©Andrii Turtsevych / 123rf.com
Ha fatto scalpore un sondaggio, condotto su Instagram da Girls Against Oppression, nel quale si chiedeva alle donne “quale sarebbe la prima cosa che fareste se tutti gli uomini etero sparissero dal mondo per un giorno?”.
Non sono pochi coloro che sono caduti nella provocazione irritandosi e ribellandosi alla visione semplicistica e discriminatoria sottesa al testo della domanda. E l’effetto è stato evidentemente proprio quello sperato dalle autrici: far parlare del problema. Il catcalling è un fenomeno talmente diffuso da sembrare normale, eppure si tratta di vere e proprie molestie che subiscono quasi tutte le donne e che interessano soprattutto le giovanissime: ragazzine dai 13 ai 16 anni.
Catcalling: perché è un problema
Qual è problema? Le risposte date dalle donne al sondaggio di Girls Against Oppression non lasciano dubbi: la stragrande maggioranza di loro riferisce che si sentirebbe finalmente libera di girare per la strada da sola, anche di notte, senza temere aggressioni e molestie. Questo riscontro, al netto della provocatorietà della domanda iniziale, evidenzia quanto, nell’assetto mentale femminile, sia radicata la percezione di vulnerabilità e la necessità di doversi difendere da possibili molestie da parte di sconosciuti praticamente in ogni luogo che si frequenta.
Il catcalling, quei complimenti spesso volgari in ogni caso non richiesti, che quasi ogni donna si è sentita urlare per la strada almeno una volta, è in un certo senso il “padre” di tutte le molestie.
Proviene da quel retroterra culturale, comune purtroppo ancora a troppe persone (non solo uomini), per il quale il valore di una donna si fonda su quanti apprezzamenti sessuali riceve e quello di un uomo da quante donne riesce a conquistare, da quanto riesce ad esercitare su di esse un qualche tipo di possesso/potere (incluso quello di esternare ad una perfetta sconosciuta apprezzamenti sul suo aspetto fisico, commentarlo ad alta voce con gli amici mentre sta passando davanti a loro, fischiare nella sua direzione, farle complimenti e apprezzamenti fisici sul luogo di lavoro ecc.).
Catcalling: un sondaggio internazionale
Un sondaggio, svolto dalla Cornell Univesity nel 2014 e pubblicato nel 2015, ha analizzato specificatamente la diffusione del fenomeno del catcalling in un campione di più di 16.000 donne provenienti da differenti paesi: Argentina, Australia, Bahamas, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Canada, Columbia, Croazia, Francia, Repubblica Ceca, Germania, India, Irlanda, Italia, Corea del Sud, Messico, Nepal, Nuova, Zelanda, Polonia, Sud Africa, Regno Unito, Stati Uniti.
Il 71% delle donne interpellate ha ammesso di essere stata vittima di catcalling nel corso della propria vita, spesso fin dalla prima adolescenza. Il 28,6% delle donne italiane interpellate, ad esempio, ha dichiarato di aver subito molestie verbali per strada la prima volta già a 13 o 14 anni. Il 69% ha raccontato di essere stata addirittura pedinata da un gruppo di uomini, in alcuni casi anche più volte.
Non sorprende dunque che a seguito di episodi come questi molte donne abbiano dichiarato di aver modificato il proprio comportamento: evitando di passare per certi quartieri della città, cambiando strada o modificando il proprio modo di vestire, rinunciando in alcuni casi a uscire la sera e, nei casi più gravi, cambiando città o rifiutando un posto di lavoro.
Catcalling: non c’è niente di innocuo
Il catcalling è un fenomeno spesso sommerso, sminuito e minimizzato, considerato come un “normale” e innocuo incidente di percorso a cui tutte le donne possono andare incontro, una cosa di poco conto a cui non dare importanza: in fondo, si dice spesso, si tratta pur sempre di complimenti, di apprezzamenti!
Le cose, se guardiamo ai risultati dell’indagine appena citata, stanno molto diversamente: commenti e apprezzamenti lanciati per la strada, fischi, suoni di clacson e altro sono delle vere e proprie molestie con le quali si invade lo spazio personale di una perfetta sconosciuta arrogandosi il diritto di esternare apprezzamenti sulla sua gradevolezza/desiderabilità fisica e sessuale. Ciò vuol dire, in altre parole, arrogarsi il diritto di ridurre una persona che passa per strada a (potenziale) oggetto sessuale essenzialmente sulla base della sua appartenenza di genere (non è noto infatti il catcalling perpetrato da donne nei confronti di uomini).
Catcalling: un problema di tutti
Il catcalling viene percepito per lo più un problema della donne e in questo sta forse il maggiore limite del provocatorio sondaggio di Girls Against Oppression.
Ma la cultura sessista non solo non risparmia mortificanti stereotipi anche per gli uomini, ma non è perpetrata unicamente da loro (così come non tutti gli uomini se ne fanno portavoce o non tutti la esprimono negli stessi modi).
Ha fatto scalpore quanto accaduto al liceo Socrate di Roma dove la vicepreside – tenuto conto del fatto che gli studenti e le studentesse dovessero far lezione con le sole sedie in attesa dei nuovi banchi e che dunque il loro corpo sarebbe stato ben visibile agli altri – avrebbe invitato le allieve a non presentarsi in classe con gonne troppo corte… Per mantenere un decoro adeguato al contesto istituzionale che la scuola pur sempre rappresenta? Ebbene la motivazione, secondo quanto si apprende dalle notizie, sarebbe stata tutt’altra: perché, così viene riportato, a qualche prof (neanche a qualche compagno) potrebbe “cadere l’occhio”… Fortunatamente la risposta delle ragazze non si è fatta attendere…
Si insegna fin da giovanissime alle ragazzine a fare attenzione quando si gira per la strada, a stare in guardia da potenziali seccatori, a sospettare di ogni uomo sconosciuto che si incontra in quanto potenziale molestatore…
Ma ai bambini, ai ragazzi, ai futuri uomini cosa viene insegnato? Quanto vengono attivamente coinvolti in un’educazione precoce alla parità e al rispetto dell’alto e dell’altra? Se essere uomini significa venire identificati come potenziali aggressori, se per esercitare la propria mascolinità è necessario aderire a un modello di possesso e sopraffazione (quanti, pur non condividendolo, hanno ad esempio il piglio di esprimere attivamente disaccordo rispetto ai complimenti e alle battute sessiste dei propri amici al bar?) vuol dire che esiste ancora un vuoto educativo e culturale che riguarda i generi e che penalizza entrambi: uomini e donne.
Non è dato sapere quali siano state le reazioni dei compagni delle ragazze del liceo Socrate le quali, per protesta, si sono presentate in massa a scuola indossando la minigonna. In Turchia alcuni anni fa avvenne qualcosa di straordinario: la protesta, in minigonna, la fecero gli uomini schierandosi non dalla parte delle donne, ma dalla parte della dignità e della parità di genere di tutte le persone, indipendentemente dal loro essere uomini o donne.