Quando la musica dà la pelle d'oca
In gergo “tecnico” di chiama frisson, quella particolare reazione di “pelle d’oca” che sperimentiamo quando l’ascolto della musica ci crea un piacere e un'eccitazione peculiari. Una reazione fisica “istintiva”, associata però ad un ascolto della musica tutt'altro che passivo e inconsapevole.
Ti capita di ascoltare un brano musicale particolarmente emozionante e di avere la “pelle d’oca”?
Questa reazione viene sperimentata da molte persone, specialmente quando la musica che si ascolta crea un aumento di tensione dovuto ad un cambiamento “imprevisto” che aumenta la nostra soglia di eccitabilità.
Un fenomeno, quello della pelle d’oca, nato con un significato evolutivo piuttosto elementare e riconvertitosi al servizio di un attività molto più sofisticata come quella dell’ascolto della musica.
Anzi quanto più l’ascolto musicale è rielaborato cognitivamente e tanto più avremo probabilità di sperimentare il frisson!
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Pelle d’oca e ascolto della musica: una storia da raccontare
Jerome Brunner, uno psicologo cognitivo, sostiene che una storia val la pena di essere raccontata quando viola una qualche forma di canonicità attesa, di aspettativa…
In altre parole, ciò che fa di una vicenda una storia da raccontare è il fatto stesso che vi accada qualcosa che crea una rottura rispetto alle aspettative, un evento che rappresenti un imprevisto che necessiti di una risoluzione, sia essa positiva o negativa.
Anche un brano musicale può essere concepito come una narrazione: in esso possiamo individuare temi ricorrenti, strofe e, nel complesso, tutta una serie di elementi che si vano man mano a comporre fino a creare una qualche forma di “risoluzione” finale.
Ebbene, sono proprio gli sviluppi “inattesi”, le “svolte” in cui la tensione sale in modo improvviso creando una discontinuità con l’andamento precedente, i passi più emozionanti e coinvolgenti.
Sono questi i momenti in cui più facilmente avremo la pelle d’oca.
Pelle d’oca e ascolto della musica: una reazione evolutiva
In origine il frisson era una reazione epidermica con una precisa funzione termoregolatoria, serviva cioè a ripristinare il calore corporeo quando si verificava un abbassamento delle temperatura esterna.
Oggi questo funzione, sebbene permanga nel nostro organismo, svolge un ruolo piuttosto modesto dato che disponiamo di abiti, riscaldamenti e quant’altro.
È più probabile che sentiamo di avere la pelle d’oca quando viviamo un’esperienza sensoriale piacevole ed eccitante, come l’ascolto di un brano musicale particolarmente coinvolgente.
Nulla a che fare con le basilari reazioni al caldo/freddo connesse con la sopravvivenza dunque. Ma qualcosa di molto più “raffinato” e complesso.
Pelle d’oca e ascolto della musica: una ricerca
I ricercatori hanno cercato di capire perché e in quali circostanze il frisson fosse associato all’ascolto di un brano musicale.
Una discriminante, l’abbiamo detto, era quella di un punto di rottura improvviso, di una discontinuità che segnalava in improvviso aumento di tensione nel brano ascoltato.
Ma, questo tipo di risposta “epidermica” è uguale per tutti? A quanto pare alcuni tratti di personalità possono influenzare questo fenomeno.
I ricercatori hanno reclutato per il loro studio un gruppo di volontari ai quali, dopo la somministrazione di un test di personalità, è stato chiesto di ascoltare alcuni brani musicali e di segnalare, mediante un bottone, i momenti in cui avevano la pelle d’oca. I brani erano stati opportunamente scelti dagli sperimentatori sulla base di precedenti studi.
Uno di essi era, ad esempio, rappresentato dai primi 2 minuti di Oogway Ascends di Hans Zimmer (colonna sonora del film di animazione Kung Fu Panda).
Pelle d’oca e ascolto della musica: elaborazione cognitiva
I risultati ottenuti hanno permesso ai ricercatori di concludere che, il fenomeno della pelle d’oca, corrisponde ad un particolare tipo di eccitazione/coinvolgimento nell’ascolto musicale che si verifica in misura maggiore nelle persone con elevati tratti di apertura all’esperienza.
Sarebbero soprattutto coloro che sono facili a vivere le componenti sensoriali delle esperienze e a tradurle in immagini a percepire la musica con “epidermica” intensità.
Questo vuol dire che il frisson non è una reazione “basilare” all’ascolto musicale, non si sperimenta in conseguenza di un ascolto passivo ma di una fruizione cognitivamente elaborata dell’esperienza stessa della musica. Un fenomeno per “orecchie raffinate”.
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