Stili cognitivi e ascolto della musica: tecnici o profani?
Nell’ascolto della musica mettiamo in campo differenti stili cognitivi a seconda non solo delle nostre preferenze e sensibilità musicali, ma anche della nostra estraneità o meno ai trucchi del mestiere. I musicisti di professione, infatti, privilegerebbero un ascolto di tipo analitico a differenza di quello più globale e immediatamente empatico dei “non addetti ai lavori” più inclini a lasciarsi passivamente trasportare dalle emozioni evocate dall’ascolto del brano.
Alcuni ricercatori del Regno Unito hanno studiato negli ultimi anni i differenti stili cognitivi utilizzati dalle persone nell’ascolto della musica: ad una modalità più “empatica” e globale che risente essenzialmente delle emozioni suscitate dall’ascolto, se ne contrapporrebbe una di tipo analitico-razionale, di pertinenza soprattutto dei musicisti di professione, che impiegano prioritariamente la metà sinistra del cervello per decodificare attivamente il messaggio musicale.
Differenze individuali nell’ascolto della musica
Nell’ascolto della musica sarebbero implicati due differenti stili cognitivi. Il primo, di tipo analitico-sistematico che pone attenzione alle componenti vocali e strumentali del brano e alla loro organizzazione reciproca; il secondo di tipo empatico e globale che recepisce in maniera più “passiva” il messaggio musicale recependolo e valutandolo essenzialmente per la sua portata emotiva. Questi diversi stili cognitivi sarebbero differentemente impiegati nell’ascolto della musica a seconda del genere sessuale - là dove le donne privilegerebbero una modalità di ascolto emotivo a differenza degli uomini – e del genere musicale preferito, dove il jazz o la musica classica vincolerebbero ad un ascolto più attentamente analitico, mentre la musica pop sarebbe legata ad un tipo più “facile” di ascolto e quindi più immediatamente empatico (Kreutz, G., Schubert, E., Mitchell, L., Individual Differences In Cognitive Styles Of Music Listening: preferences And Musical Identity, http://marcs.uws.edu.au/links/ICoMusic) .
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Stili cognitivi differenti fra professionisti e inesperti
Ma le differenze più marcate e sorprendenti negli stili cognitivi impiegati nell’ascolto della musica sarebbero fra musicisti di professione e ascoltatori inesperti. Secondo un successivo studio condotto da Kreutz e colleghi i profani si rivelerebbero tendenzialmente più portati a recepire empaticamente il messaggio musicale e a valutarlo di conseguenza, mentre i musicisti professionisti non si lascerebbero attrarre altrettanto facilmente dalla componente emotiva. Impiegando uno stile cognitivo di tipo analitico, infatti, un professionista ascolta la musica discriminando con competenza le diverse componenti vocali e strumentali, l’architettura del brano e la modalità di esecuzione: l’ascolto si tradurrebbe, in altre parole, in un vero e proprio “lavoro” privo delle componenti di rilassamento e immediatezza emotiva che prevalgono fra gli ascoltatori “profani” (Kreutz, G., Schubert, E., Mitchell, L., Cognitive styles of music listening, Music Perception, 26, 2008, 57-63) .
Il piacere dell’ascolto della musica
Ne dovremmo concludere che i musicisti di professione siano tutt’altro che “sensibili” musicalmente? Sarebbe certamente una semplificazione riduttiva. Certo è che ciò che appassiona un professionista non è la fruizione passiva del brano musicale, ma la capacità di produrlo egli stesso ed esprimersi attraverso di esso; secondo gli Autori dello studio, quindi tecnici e profani trarrebbero piacere da aspetti differenti di un brano musicale: la componente tecnica valutata con competenza i primi, le emozioni suscitate passivamente i secondi.
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