Cos’è il piacere che ci piace tanto
Qualcuno ha detto: “Il piacere è lo scoglio sul quale gli esseri umani amano naufragare”. E così poeti, filosofi, scienziati, scrittori hanno parlato di piacere. C’è chi lo chiama entusiasmo, o chi puro e semplice godimento, chi lo paragona alla felicità. Sicuramente l’ambito del piacere racchiude moltissime emozioni differenti: il desiderio, la gioia, la passione ecc. Ma cos’è il piacere? Il piacere è una delle nostre sensazioni di base, ossia una parte che tutti noi abbiamo, arcaica e primitiva, che non si può negare. Approfondiamo insieme l’argomento
Innanzitutto per cercare di capire cos’è il piacere non si possono non considerare le sue profonde radici evoluzionistiche: il piacere non lo provano solo gli esseri umani o i primati, è una sensazione in realtà molto più antica di noi. È curioso sapere che esistono circuiti del piacere nei serpenti, nelle lucertole, e addirittura in animali privi di cervello come i piccoli vermi che vivono la terra. Quando questi animali mangiano un certo tipo di batteri si attivano i meccanismi di rilascio della dopamina, una tipologia molto rudimentale di piacere, possiamo dire.
Lo stimolo del piacere comunque esiste per incentivarci a mangiare, a bere, ad accoppiarci, in sostanza a sopravvivere, e la cosa interessante è che con l’evoluzione abbiamo inventato meccanismi artificiali per innescare il piacere. Un esempio? L’attività fisica. Sapevate che durante un allenamento intensivo il corpo produce molecole simili a quelle della cannabis? Sono gli endocannabinoidi che a loro volta attivano la produzione di dopamina nei circuiti del piacere.
Ma ad attivare i circuiti del piacere possono essere il denaro, il riconoscimento sociale, fattori che riguardano le nostre relazioni con le persone; inoltre riusciamo a provare piacere anche da comportamenti e situazioni che non hanno alcun valore evoluzionistico, ma che possono essere suggeriti da proprie convinzioni culturali o religiose.
Piacere e felicità sono la stessa cosa?
Molto spesso si ritiene erroneamente che il piacere e la felicità coincidano, in realtà potremmo dire che la ricerca del piacere non porta necessariamente alla felicità, ma la ricerca della felicità può essere fatta attraverso il piacere. Il piacere e la felicità sono tendenzialmente sensazioni di natura e di livello differente, non vi è un rapporto diretto. Il piacere di avere una famiglia, una casa, il piacere di essere ammirati, il piacere di essere ricchi, il piacere di vivere un rapporto di coppia, di mangiare bene, quello di farsi un bagno al mare o di abbronzarsi al sole e via dicendo, sono sicuramente esperienze gradevoli, ma non sono la felicità e né ce la garantiscono. In ogni caso la felicità può essere definita come quella sensazione di pienezza che scaturisce dall’assenza di una condizione di impellenza cronica: dunque possiamo essere nel contempo poveri e felici, brutti e felici.
Le esperienze piacevoli non vanno e, potremmo dire ancora meglio, non possono essere evitate, ma è importante che non finiscano per dominarci. Il piacere diventa un ostacolo quando spezza l’equilibrio della mente trasformandosi spesso in un’ossessione per il godimento che ne deriva o nell’avversione per tutto ciò che ce ne allontana. Il piacere allora dovrebbe essere qualcosa che non intralcia, ma che arricchisce la felicità.
Martin Seligman, pioniere della psicologia positiva, nel suo libro: “La costruzione della felicità” afferma che il piacere è qualcosa che non appaga veramente, mentre la felicità si può apprendere, può essere coltivata e nutrita. Secondo l’autore, quando sostituiamo al piacere la “gratificazione” o la “realizzazione”, il nostro senso di felicità aumenta notevolmente e questo effetto positivo perdura a lungo termine. Seligman definisce la gratificazione come l’appagamento dei nostri valori o il raggiungimento di obiettivi a lungo termine; egli cita varie ricerche che dimostrano che coloro che realizzano obiettivi a lungo termine sono molto più felici di coloro che perseguono principalmente il piacere o il divertimento. Dunque la felicità può essere composta da piaceri momentanei da concedersi in giusta misura, ma essenzialmente non è stare stesi al sole, non è comprare l’auto dei propri sogni, ma è “lavorare” a qualcosa; invece il piacere si esaurisce facilmente.