Perché crediamo nelle favole?
Subiamo il fascino dei matrimoni reali e, inevitabilmente, pensiamo alle favole d'amore che ci hanno raccontato da bambini. La favola ha ancora una grande influenza nella nostra vita adulta perché nasconde un potere nascosto: la verità. Herman Hesse, Claude Levi- Strauss e Vladimir Propp dicono la loro
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La grande maggioranza di noi, anche se distrattamente, rimane un po' incantato, o forse imbambolato, quando in tv passano le immagini dei matrimoni in cui moderni principi sposano novelle Cenerentola: Emanule Filiberto, William Duca di Cambridge, tra un po' Alberto di Monaco, fanno gossip sulle pagine di grandi quotidiani e giornali scandalistici, rubando la scena ad eventi di cronaca che parlano più di orchi cattivi che di re e regine. Ma come mai, nonostante la normalità di questi eventi (in fondo si tratta solo di un matrimonio) noi ci facciamo catturare? Perché crediamo alle favole? Forse perché il nostro immaginario attinge le sue radici tra quegli archetipi di cui parla Jung.
Credere alle favole: realtà, mito o verità?
Chi di noi non ha sgranato gli occhi e spalancato la bocca non appena sentiva il suono del "C'era una volta..."? Così cominciano quasi tutte le favole, tre brevi paroline magiche che incantavano noi bambini e ci facevano chiedere "Ancora!" non appena il nostro narratore si interrompeva. Dal Principe ranocchio a Cenerentola, da Biancaneve a Robin Hood, ognuno ha sognato di essere un eroe buono, una principessa da salvare, un principe coraggioso e di diventare, così, parte di quel mondo meraviglioso raccontato nel libro. Ognuno ha creduto che quel mondo magico da qualche parte potesse esistere per davvero, ognuno di noi si è affacciato alla finestra in cerca di E.T., ha aspettato sotto le lenzuola che Peter Pan facesse il suo ingresso per portarci dai bambini sperduti o ha sperato nell'intervento della fata turchina.
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Un motivo per cui ci abbiamo creduto nelle favole, e in fondo in fondo ci crediamo ancora, esiste. Ce lo dice Herman Hesse quando descrive Le trasformazioni di Pictor (delicatissima dichiarazione d'amore di Hesse alla sua mata Ruth) come una favola d'amore che, come tutte le vere favole, rappresenta qualcosa non di inventato ma di vissuto. La favola Pictor, ma anche la favola in generale, racconta la necessità dell'uomo di trasformarsi per raggiungere la felicità: Pictor è rinchiuso in una corteccia (che potrebbe essere paragonata alla corazza di Reich) e per vivere ed amare deve prima liberarsi del suo guscio. Quando tutto sembra andar male l'uomo è capace di trovare in sé la risorsa per vivere e seguire i suoi desideri.
La favola non racconta solo una storia ma racconta le emozioni che ci sono dentro, racconta la possibilità di redimersi, il perdono, l'amore, la forza e il coraggio di perseguire un desiderio. La favola racchiude, come il mito, la storia del genere umano, in cui esistono lupi cattivi e coraggiosi cacciatori; credere alle favole ci ricorda che ogni azione non è mai fine a se stessa ma ha le sue conseguenze, ma soprattutto ci ricorda che quando sembra tutto buio esiste sempre la speranza, come accade nel racconto del mito di Pandora. Claude Levi-Strauss, che definire antropologo è poco (Tristi Tropici è meraviglioso), dice che separare mito e fiaba è pressoché impossibile, in quanto ciò che è mito in una società, diventa fiaba in un'altra. La favola racconta la nostra storia, quindi, qualcosa che viene riconosciuta come vera dal nostro animo. La favola racconta verità: in questo si custodisce la sua realtà.
Credere alle favole: il potere del lieto fine
Vladimir Propp individua 31 funzioni della fiaba. L'ultima di queste è il lieto fine, ovvero il coronamento del desiderio: dopo mille disavventure, dopo sforzi, lotte magiche e trasformazioni finalmente arriva quel tanto atteso "E vissero felici e contenti". E nella nostra vita noi al lieto fine ci crediamo, crediamo che il principe salvi la principessa, crediamo che Pandora lasci sempre Speranza sul fondo del vaso e che la strega cattiva ci lasci le penne. Forse è il credere nelle favole a portare noi esseri umani nella dimensione dell'incanto e che fa sognare ad ognuno il suo principe o la sua principessa con cui vivere una eterna favola d'amore.
Fonte immagine: Marica Fattiroso