Il contributo di Daniel Stern all’Infant Research

Lo psichiatra e psicoanalista Daniel Stern, scomparso il 12 novembre 2012, è stato fra i più autorevoli esponenti moderni del movimento dell’Infant Research promuovendo una feconda integrazione fra i risultati delle ricerche sullo sviluppo psicologico precoce nella prima infanzia e i tradizionali concetti psicoanalitici. La ricerca di relazione costituisce un bisogno primario, al pari di acqua e cibo, che orienta il bambino fin dai primissimi istanti di vita là dove la costruzione del suo mondo interno ha una matrice essenzialmente interpersonale.

daniel-stern-infant-research

Credit foto
©famveldman / 123rf.com

Daniel Stern è stato uno dei principali esponenti dell’Infant Research in psicoanalisi che utilizza i metodi sperimentali per studiare l’interazione madre-bambino; i suoi contributi hanno dimostrato che esiste nel bambino, fin dalle più precoci fasi della vita, la capacità e il bisogno di relazionarsi con la madre (Il mondo interpersonale del bambino, 1987, Boringhieri) invalidando le precedenti teorie che concepivano il neonato come indisitinto e incapace di relazione.

 

Il bambino competente secondo l’Infant Research

Secondo le ricerche di Daniel Stern neanche nei primi mesi di vita il bambino sarebbe parte di una totale indifferenziazione e confusione fra sé e l’altro, ma si rapporterebbe attivamente alla realtà ricavando, dalle precoci e isolate stimolazioni sensoriali che riceve, un emergente senso di sé che andrebbe a strutturarsi e consolidarsi negli anni successivi all’interno della relazione con la madre.

 

Leggi anche Il distacco della madre non deve essere un taglio netto

 

Coerenza del sé e delle relazioni secondo Daniel Stern

Tutto ciò che dà forma alla relazione fra madre e bambino (il tono della voce, le espressioni del viso o i movimenti corporei) ripetendosi con coerenza nel tempo va a costruire delle modalità interattive stabili, coerenti e ricorrenti che il bambino impara a riconoscere e su cui inizia a strutturare un modello di relazione di sé con l’altro che dà forma alle sue aspettative e ad un emergente senso di identità. In altre parole, fin dai primi mesi di vita, ciò che dà coerenza e continuità alle interazioni madre-bambino è ciò grazie al quale nel piccolo si andrà a strutturare un analogo senso di coerenza e continuità del sé.

 

Daniel Stern e lo sviluppo del sé

Secondo Daniel Stern lo sviluppo precoce del sé nel bambino procede attraverso alcune fasi che si sviluppano in parallelo con le vicende interattive nel rapporto con la madre. Un sé emergente (0-4 mesi); un sé nucleare (2-6 mesi) basato sulla capacità del bambino di distinguersi fisicamente dalla madre e di riconoscere e prevedere precoci schemi interattivi fra loro; un sé soggettivo (7-12 mesi) che permette al piccolo di sperimentare una sintonizzazione affettiva nella relazione con la madre e di acquisire una completa distinzione tra sé e l’altro; un sé verbale (15-18 mesi) coincidente con l’emergere di autoconsapevolezza, riflessività e capacità di gioco simbolico (fare come se..); infine un sé narrativo (3-4 anni) che, con l’acquisizione del linguaggio, consente di tradurre in parole la propria esperienza, spiegare se stesso a sé e agli altri e vivere non più soltanto nella realtà oggettiva ma anche in una dimensione simbolica ampliando le proprie capacità adattative e comunicative.

 

Daniel Stern e la psicoterapia

La centralità data da Stern alle interazioni madre-bambino per lo sviluppo del sé, è stata alla base dei suoi contributi clinici più importanti sia per la psicoterapia breve madre-bambino (La costellazione materna, il trattamento psicoterapeutico della coppia madre-bambino, Boringhieri, 1995) che per la psicoterapia degli adulti.  

 

 

Immagine | PublicDomainPictures