Attaccamento: definizioni e sviluppo
Il termine attaccamento può essere inteso in modi diversi, a seconda che si riferisca a una persona, a una relazione, a un comportamento, o a un sistema di comportamenti.
Vediamo in dettaglio come questo concetto viene utilizzato nella psicologia contemporanea e come si evolve il sistema di attaccamento nel bambino.
La figura di attaccamento è generalmente rappresentata dalla persona che si prende cura di un bambino, solitamente la madre, figura che identifica per il bambino una base sicura a cui far riferimento nei momenti difficili.
Lo specifico legame relazionale che si crea, e successivamente si sviluppa tra madre e bambino, viene definito relazione di attaccamento.
Il comportamento di attaccamento ha lo scopo di ottenere o mantenere la vicinanza alla base sicura; pertanto, il bambino che mette in atto questo tipo di comportamento sperimenta, o teme, la separazione dalla sua figura di attaccamento. Tale comportamento può manifestarsi mediante segnali sociali, quali il sorriso, il richiamo e il pianto, e tramite la ricerca di contatto, che implica l’avvicinarsi, il seguire, l’aggrapparsi alla figura d’attaccamento; forme di comportamento abbandonate una volta ottenuta la vicinanza.
I comportamenti di attaccamento si basano sul sistema comportamentale di attaccamento, un’organizzazione interna, biologicamente radicata, che comprende le rappresentazioni di sé, degli altri significativi e delle relazioni tra sé e gli altri, ed il particolare stile di attaccamento maturato dall’individuo.
Il sistema di attaccamento si sviluppa con modalità e tempi diversi negli animali e negli uomini. A differenza degli animali, infatti, un bambino manifesta in maniera evidente l’attaccamento alla madre solo a partire dai sei mesi di vita.
L’evoluzione del sistema di attaccamento prevede il susseguirsi di tre tappe.
0-6 mesi: durante la prima fase, relativa ai primi sei mesi di vita, l’attaccamento alla figura di attaccamento si manifesta sotto forma di riconoscimento, attraverso i canali visivi, uditivi e olfattivi. Più precisamente, alla nascita, i bambini non distinguono una persona dall’altra; tuttavia, reagiscono in maniera molto intensa al contatto umano, e, in particolare, alla vista del volto. A partire dalla quarta settimana di vita, sono in grado di interagire con gli altri mediante il sorriso, che, a sua volta, evoca un sorriso di rispecchiamento in chi lo riceve: in tal modo, hanno inizio dei cicli di interazione tra il bambino e le persone, e, nello specifico, la figura che si prende cura di lui.
Solo verso i primi tre mesi, l’infante inizia a discriminare le persone che interagiscono con lui, e a maturare un attaccamento focalizzato ad una sola figura, generalmente quella materna. Così, è possibile osservare come egli reagisca differentemente alla voce della madre, rispetto che a quella di altre persone, come sia diverso il suo pianto in sua assenza, o il suo modo di salutarla.
6 mesi-3 anni: la seconda fase evolutiva riguarda il periodo che va dai sei mesi ai tre anni, durante il quale è possibile osservare l’attivazione dell’attaccamento vero e proprio. Esso comporta, da un lato, la ricerca e il mantenimento della vicinanza alla base sicura, e, dall’altro, la manifestazione di ansia in presenza di un estraneo. Il sistema di attaccamento si organizza entro il terzo anno di età, persistendo, da quel momento in poi, per tutta la vita.
Dai 3 anni: la terza tappa evolutiva ha inizio intorno ai tre anni, età in cui il bambino è capace di percepire i genitori come persone separate, con obiettivi e sentimenti propri, ed è interessato a scoprire a quali strategie ricorrere perché si comportino nel modo più conveniente per lui; sostanzialmente, egli cerca di mantenere le modalità della vecchia relazione di attaccamento. In questa fase, invece, tale legame subisce notevoli cambiamenti, dovuti principalmente allo sviluppo fisico e psicologico del bambino, ora capace di utilizzare abilità simboliche e comunicative più complesse.
Lo sviluppo del sistema di attaccamento prevede cambiamenti non solo sul piano comportamentale, ma soprattutto su quello cognitivo e rappresentazionale: il bambino che cresce, sviluppando nuove competenze e strategie, e imparando ad istaurare relazioni reciproche, maturerà anche rappresentazioni sempre più complesse di sé e del mondo, le quali costituiranno un suo personale stile di conoscenza, che, a sua volta, guiderà i suoi processi percettivi e i suoi comportamenti.