Test psicologici sulle riviste: tiriamo a indovinare?
Come ogni anno immancabili sotto l’ombrellone le riviste divulgative e i rotocalchi che propongono sedicenti “test” per scoprire tutto di noi: dalle caratteristiche di personalità, alla meta ideale delle vacanze, all’affinità di coppia al proprio grado di gelosia… cen’è per tutti i gusti! Nulla di male, a patto che li si prenda per quello che realmente sono: semplicemente un gioco, perché nulla hanno a che fare con i veri test psicologici.
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Si sa, sembrano dirci le pagine patinate dei rotocalchi dell’estate, in fondo “siamo tutti un po’ psicologi” e allora perché non lanciarsi a scrivere crocette, magari in compagnia delle amiche, per scoprire dalle pagine delle riviste, quanto siamo gelose, cosa dice di noi il linguaggio del corpo e altre amenità mentre sorseggiamo una coca ghiacciata? In realtà quelli delle riviste divulgative non sono mai veri test psicologici, ma questionari basati su teorie ingenue e di senso comune che non hanno alcun valore scientifico.
I test psicologici dalle riviste alla scienza
Come resistere ad un titolo accattivante del tipo “Quanto sei gelosa? Scoprilo con il nostro Test dell’estate!” e giù di seguito una sfilza di domande proponenti 3 o 4 alternative di risposta che consentono alla fine di totalizzare un punteggio appartenente ad uno dei profili di personalità proposti nei risultati…
I veri test psicologici sono strumenti di misura di comportamenti, costrutti psicologici e atteggiamenti tutt’altro che improvvisati ma costruiti sulla base di una rigorosa verifica empirica circa il costrutto teorico che intendono misurare e gli indicatori empirici che intendono misurarlo, prevedono una standardizzazione sulla popolazione generale e l’adozione di una metodologia statistica precisa circa il peso e il valore da assegnare alle risposte date (Ercolani, P., & Perigini, M., La misura in psicologia, 1997).
Cosa “misurano” i test sulle riviste?
Pensiamo di un ipotetico test di quelli proposti sulle riviste estive… Le affermazioni più o meno di senso comune che vengono spesso associate all’argomento del “test” hanno di solito ben poco valore scientifico; dovremmo dare per assodato ad esempio che i comportamenti sondati con le domande di un presunto test psicologico sulla “gelosia” misurino tutte e nello stesso grado tale costrutto: controllare il cellulare del partner? Andare in ansia se non risponde al telefono? Infuriarsi se ci parla di una sua “ex”?... Chi può dire che questi siano unicamente segnali di gelosia e che bastino per esprimere le modalità con cui tutti la provano? E poi che intendiamo per gelosia? Una giustificata preoccupazione per la potenziale o reale infedeltà del partner? Possessività? Ossessione? Insicurezza personale? Come si vede le risposte, a ben pensarci, sarebbero tutt’altro che scontatamente esaurite da affermazioni come quelle prima ipotizzate...
I test psicologici nella diagnosi clinica
Ultima, ma non per importanza, una precisazione riguardo al contesto, o meglio al setting, nel quale avviene la somministrazione di un test psicologico che non è quello della spiaggia ma della relazione professionale fra lo psicologo e l’utente che a lui si rivolge. Inoltre i test vengono somministrati sempre in una batteria (ad esempio un test cognitivo, uno o più proiettivi di personalità e uno grafico): un test da solo non basta per essere informativo, i risultati possono acquisire un senso e un significato utile per un assessment diagnostico solo combinati con quelli emersi da altri test e alla luce di quanto emerso dal colloquio clinico.
Attenzione quindi: quelli proposti come test dalle varie riviste vanno presi solo come un bel gioco da fare sotto l’ombrellone che nulla ci diranno di noi stessi che già non sappiamo…
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