La psicologia dell'emergenza: un pronto soccorso per l'anima

La psicologia dell'emergenza si occupa di sostenere persone normali che, di fronte ad eventi anormali hanno reazioni normali. No, non è uno scioglilingua ma è ciò che realmente accade, o può accadere, quando catastrofi naturali, attentati e guerre vanno a colpire una comunità. Ma cos'è la psicologia dell'emergenza? Quali sono gli obiettivi del suo intervento? E a chi si rivolge?

La psicologia dell'emergenza: un pronto soccorso per l'anima

La psicologia dell'emergenza non è una nuova disciplina, ma le sue origini sono da ricondurre ai lontanissimi tempi di Seneca, ancor prima di Freud, della psicoanalisi e della sua combriccola del mercoledì.

La psicologia dell'emergenza nasce in modo più definito negli anni '80, anche se l'analisi delle possibili conseguenze traumatiche di un evento catastrofico sull'uomo "sanamente nevrotico", che per praticità definiremo "normale", ha davvero origini molto antiche e si è riproposta più volte nel corso della storia: i conflitti mondiali, la guerra in Vietnam, terremoti, catastrofi naturali, non hanno certamente lasciato illese le loro vittime. Ma cos'è la psicologia dell'emergenza? E di cosa si occupa?

 

La psicologia dell'emergenza: cos'è?
Per psicologia dell'emergenza si intendono una serie di metodologie e di conoscenza che, messe insieme, hanno l'obiettivo di contenere il disagio psicologico di singoli o gruppi, in seguito ad eventi potenzialmente distruttivi, quali calamità naturali, guerre, eventi improvvisi, attentati.

La psicologia dell'emergenza prende in carico la persona o il gruppo nelle primissime ore successive all'evento catastrofico, per evitare che il possibile trauma subito si trasformi in problematiche a lungo termine, quali per esempio il PTSD, ovvero in disturbo post traumatico da stress.

 

La psicologia dell'emergenza: a chi si rivolge?
La psicologia dell'emergenza si occupa di gestire e contenere normali reazioni di individui normali in situazioni al di fuori della quotidianità.

La psicologia dell'emergenza, quindi, non si rivolge solo alle possibili vittime di eventi extra-ordinari, a persone che in prima persona hanno vissuto l'evento o a chi ha subito lutti e perdite conseguenti all'evento; la psicologia dell'emergenza si preoccupa ed occupa anche degli operatori chiamati in causa per gestire la crisi: si rivolge ai soccorritori, a chi scava tra le macerie, a chi incorre in vissuti di impotenza e di logorante fatica per cercare di trarre in salvo delle vittime.

Se le vittime incorrono più facilmente nella sindrome da stress post traumatico, il rischio dei soccorritori è la CISS, ovvero la critical incident stress syndrome.

 

La psicologia dell'emergenza: quali sono gli obiettivi?
L'obiettivo della psicologia dell'emergenza è di far rientrare nel più breve tempo possibile le reazioni all'evento traumatico, quali possono essere paura, ansia, panico, disperazione e via dicendo.

Tendenzialmente si cerca di ristabilire l'equilibrio utilizzando le risorse presenti e attivandole in modo che il gruppo colpito possa fare affidamento su una rete sociale che lo aiuti a ristabilire un senso di normalità e a soddisfare i reali bisogni conseguenti all'evento.

Ciò che la psicologia dell'emergenza tende a fare, quindi, è favorire le relazioni all'interno della comunità colpita, in modo da permettere l'espressione e la comunicazione del disagio; creare una rete sociale in grado di supportare l'emergenza; intervenire il meno possibile sui bisogni cercando di soddisfarli il prima possibile.

 

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