Perché la prima notte in hotel non riusciamo a dormire

E' stato ribattezzato “effetto prima notte”, quel particolare tipo di insonnia che ci coglie la prima notte in hotel o in una casa nuova. Parte del nostro cervello rimane “vigile” nel caso si presentino pericoli improvvisi. Un meccanismo ancestrale che condividiamo anche con alcuni animali come i… delfini!

Perché la prima notte in hotel non riusciamo a dormire

Siete appena arrivati in una nuova città ed è la vostra prima notte in hotel… Apparentemente tutto è tranquillo e l’ambiente, per quanto estraneo, risulta confortevole.

Tuttavia, appena spegnete la luce, nonostante la stanchezza del viaggio, faticate a prendere sonno, vi risvegliate frequentemente durante la notte e il mattino dopo vi sentite ancora stanchi nonostante la notte appena trascorsa.

Questo particolare tipo di insonnia è molto frequente quando si dorme in un ambiente estraneo. Si tratterebbe di un meccanismo ancestrale di sopravvivenza che ci fa letteralmente dormire con un occhio solo mantenendo un minimo livello di vigilanza così come accade ad altre specie animali.

 

Insonnia in hotel: l’effetto “prima notte”

Un gruppo di ricercatori ha studiato sperimentalmente quello che è stato ribattezzato “effetto prima notte” (first-night effect FNE).

Niente a che vedere con l’alcova dei novelli sposi! Si tratterebbe invece di un fenomeno comunemente riscontrato quando si dorme per la prima volta in un hotel o in un altro ambiente non familiare. Una tipologia di insonnia peculiare che consiste in un sonno molto leggero e frequentemente disturbato che ci lascia piuttosto stanchi al risveglio.

Più che di un’anomalia del sonno, però, si tratterebbe della riproduzione di un meccanismo ancestrale che condividiamo con alte specie animali ai fini della sopravvivenza: parte del nostro cervello rimane attiva e vigile su potenziali pericoli.

Un gruppo di ricercatori ha studiato sperimentalmente tale fenomeno osservando come, durante la prima notte in hotel o in un nuovo ambiente, si mantenga attiva una parte dell’emisfero sinistro in modo simile a quanto accade ad esempio ai mammiferi acquatici, come i delfini, che durante la notte devono di tanto in tanto risalire in superficie per respirare.

 

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Insonnia hotel: una ricerca sperimentale

La ricerca è stata condotta da un gruppo di ricercatori della Brown University e pubblicata sulla rivista Current Biology. Ai fini dello studio sono stati arruolati 35 volontari giovani e in buona salute che non risultavano soffrire né di insonnia né di disturbi d’ansia.

L’attività cerebrale di questi soggetti è stata monitorata presso i laboratori per due notti consecutive mediante magnetoencefalografia e neuroimaging al fine di cogliere eventuali differenze nella qualità del sonno fra la prima notte e la seconda (quando l’ambiente del laboratorio era già divenuto più familiare).

I risultati hanno evidenziato come, durante la prima notte, parte dell’emisfero sinistro rimanesse vigile monitorando i rumori dell’ambiente circostante e mantenendosi pronto a rispondere ad eventuali stimoli. Questa attività subliminale dell’emisfero sinistro sarebbe responsabile del sonno leggero e facilmente disturbato che sperimentiamo durante prima notte in un hotel o in altri ambienti non familiari.

Non si tratterebbe tuttavia di un vero e proprio disturbo del sonno, quanto del residuo di un meccanismo ancestrale, importante ai fini della sopravvivenza, e che condividiamo con altri mammiferi.

 

Insonnia in hotel: possibili strategie

La miglior soluzione per superare la tipica insonnia da effetto prima notte sarebbe dunque quella di rendere il più possibile familiare l’hotel o la nuova abitazione in cui ci troviamo. C’è chi non può fare a meno del proprio cuscino, chi dei propri “riti” prima dell’addormentamento, chi ha bisogno di una luce sempre accesa e chi del buio più assoluto…

Le abitudini associate al sonno sono variegate e diverse per ognuno di noi; da bambini rappresentano delle condizioni imprescindibili per poter andare a dormire, da adulti diventiamo meno “pretenziosi” e sviluppiamo un maggiore spirito di adattamento.

Tuttavia, quando ci è possibile, non dovremmo sottovalutare del tutto quei piccoli accorgimenti, queste manie e idiosincrasie personali che potrebbero aiutarci a rendere più “familiare” un ambiente estraneo e magari a migliorare la qualità del nostro sonno. In alternativa anche alcuni esercizi di rilassamento come quelli del Training Autogeno potrebbero risultare utili. A tutto vantaggio delle energie che potremo avere al risveglio!


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