I nativi digitali: diversamente intelligenti o consumatori passivi?

Sono i nativi digitali: i bambini e i pre-dolescenti nati dopo la fine degli anni ‘90 “ab initio” immersi nel mondo digitale di internet. Secondo le neuroscienze avrebbero sviluppato facoltà intellettive peculiari, un’intelligenza, digitale appunto, essenzialmente pragmatica e spaziale. Quali i vantaggi?

I nativi digitali: diversamente intelligenti o consumatori passivi?

Era la fine degli anni ’90 quando internet sbarcava nelle nostre vite per modificare, forse per sempre e in maniera molto più radicale di quanto non ci aspettassimo, il nostro modo di vedere il mondo, relazionarci agli altri, trovare ed utilizzare informazioni.

Per chi ha vissuto questo passaggio epocale è tempo di bilanci, considerazioni e confronti; per chi, oggi bambino o preadolescente, è nato successivamente internet e i media digitali rappresentano un humus dai connotati scontati ed ovvi, una cornice “da sempre” esistita e utilizzata con più immediatezza ma forse con maggior passività.

Sono i nativi digitali, questi internauti “di seconda generazione” più competenti nell’uso pragmatico dei media che nella conoscenza “a monte” del loro funzionamento.

 

I nativi digitali in un “click”

I nativi digitali, avendo imparato ad interagire e ad utilizzare internet e i nuovi media praticamente da sempre, avrebbero sviluppato una forma di intelligenza digitale peculiare che li vedrebbe in netto vantaggio rispetto agli internauti di prima generazione che hanno dovuto imparare ad utilizzare internet da adulti.

Quella digitale è infatti una forma di intelligenza che, se messi a confronto coi media digitali fin da piccoli, si sviluppa fin dalla primissima infanzia poiché è una forma di intelligenza prettamente pragmatica, basata su scelte immediate, spaziali e fondamentalmente binarie.

Queste le caratteristiche di quella che Battro, neuro-scienziato dell'MIT e di Harvard, definisce “l’opzione click”: decidere immediatamente se cliccare o meno su un determinato contenuto ipertestuale, come se condividere o meno un certo post su facebook o twitter siano opzioni che compiamo immediatamente centinaia di volte al giorno e che ci vincolano a scegliere secondo un codice binario sì/no e un risultato immediato e pratico delle nostre azioni.

Tali facoltà, proprio perché pragmatiche, possono svilupparsi fin dalla primissima infanzia, perché non necessitano di intelligenza di tipo astratto o di capacità simbolico-rappresentative più mature.

Per questo motivo i bambini se esposti all’utilizzo di internet su supporti multimediali fin da piccolissimi imparano ad utilizzarli con una competenza e una naturalezza anche maggiori di quelle di un adulto (Battro, A., Denham P. J., 2007, Hacia un inteligentia digital, Buenos Aires: Academia Nacional de Educación, 2007).

 

Sai che esistono vari tipi di intelligenza?

 

 

Le competenze pragmatiche digitali

Le ricerche neuroscientifiche confermano sperimentalmente come l’attività cerebrale e la plasticità neuronale vengano incisivamente modificate dall’utilizzo di internet e media digitali e come questo abbia le sue conseguenze più evidenti sul cervello dei nativi digitali, coloro cioè che hanno appreso l’utilizzo di internet nella prima infanzia quando il livello di plasticità neuronale è maggiore.

Fra i risultati più interessanti di questi studi è la rilevazione di una maggior quantità di materia bianca fra encefalo e midollo spinale che indica un maggior numero di fibre nervose, e quindi una maggior connessione, fra queste due aree il cui collegamento presiede alla pianificazione e controllo dei comportamenti, all’attenzione e alle funzioni esecutive.

Queste maggiori competenze pragmatiche sono sviluppate a discapito o a vantaggio della riflessività?

 

Nativi digitali ma inconsapevoli?

Paolo Attivissimo, esperto informatico che da anni studia e diffonde conoscenze sulla sicurezza informatica, riporta i dati di uno studio condotto dalla Milano Bicocca in un certo senso in controtendenza rispetto alle conclusioni ottimistiche degli studi neuroscientifici sui nativi digitali (Gui M., a cura di, Indagine sull’uso dei nuovi media tra gli studenti delle scuole superiori lombarde, Regione Lombardia, 2013, ISBN: 9878890064265).

Da quest’indagine condotta presso gli studenti lombardi sull’uso di internet e media digitali emerge infatti un quadro di maggior complessità e forse di perplessità.

Se è senz’altro vero che questi nativi digitali posseggono una rapidità d’uso di smatphone e tablet invidiabile e incommensurabile per molti adulti che faticano a “stare al passo”, questo non farebbe di loro degli utenti altrettanto esperti e competenti sulle modalità di funzionamento e sulle possibilità di personalizzazione dell’uso di internet e delle apparecchiature digitali.

I pc stanno cedendo il passo a smatphone e tablet pronti all’uso ma chiusi e sigillati che non prevedono la personalizzazione dei software e dei componenti hardware da parte dell’utente. In particolare dall’indagine citata si evidenzia come i livelli di minore competenza digitale registrati dai ragazzi siano:

Come a dire: si è molto competenti a livello pragmatico nell’usufruire dei servizi e dei prodotti che internet veicola attraverso le apparecchiature multimediali, ma senza una cognizione adeguata circa l’architettura logica che li sottende, le possibilità e i rischi ad essa connessi.

 

Clienti di un servizio o consumatori passivi?

Quella dei nativi digitali sarebbe allora forse una generazione di fruitori competenti ma omologati ad un utilizzo passivo e irriflessivo di internet?

Be', pensare e riflettere non va più molto di moda non solo nel web, ma in qualunque area della nostra esistenza dove le logiche di mercato cercano di trasformare il cliente di un servizio (qualunque esso sia) in un consumatore passivo da manipolare e omologare alle logiche del profitto. Il fatto che internet sia “open” e “free” non fa eccezione, anzi...

 

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