Vergogna e senso di colpa: le differenze
Vergogna e senso di colpa sono emozioni che hanno la funzione di segnalarci che nel nostro comportamento qualcosa non va. Fra le due ci sono però anche importanti differenze che è utile saper riconoscere. Vediamo quali sono.
Vergogna e senso di colpa sono spesso confuse tra loro nel linguaggio comune, eppure non sono affatto la stessa cosa. In varie situazioni, quando abbiamo la sensazione che quello che stiamo facendo non sia giusto o non rispetti alcune norme di comportamento possiamo provare vergogna o senso di colpa o, anche, sperimentarle entrambe.
Tuttavia si tratta di emozioni che colgono le nostre defaillance comportamentali (o presunte tali) da punti di vista diversi con differenti implicazioni per la nostra autostima e le relazioni con gli altri. Vediamo allora quali sono le differenze.
Vergogna e senso di colpa: emozioni secondarie
Per comprendere le differenze fra vergogna e senso di colpa è utile partire anzitutto da ciò che le accomuna. Da un punto di vista generale, entrambe possono essere considerate emozioni secondarie o, come le definisce lo psicologo americano Michael Lewis, emozioni autocoscienti.
Che cosa significa? Significa che tanto la vergogna quanto il senso di colpa non sono emozioni innate, ma reazioni affettive che compaiono solo dopo che nel bambino si sia sviluppata una prima e rudimentale coscienza di sé.
Gli animali sono incapaci di provare vergogna o senso di colpa (no, l’occhio languido e “colpevole” del vostro cane dopo una marachella è una più rudimentale reazione di paura ad una probabile punizione!).
Affinché si possa provare vergogna o senso di colpa è necessario essere dotati di una coscienza autoriflessiva, essere cioè consapevoli di se stessi e di un sistema di norme/valori culturali, aspettative, concetti di bene/male a cui uniformare la propria condotta.
Vergogna e senso di colpa condividono infatti la stessa funzione: hanno entrambe l’obiettivo di interrompere il nostro comportamento quando mettiamo in atto azioni che violano norme o regole. Le somiglianze tuttavia finiscono qui.
Leggi anche Gestire la vergogna e lo sguardo dell'altro >>
Vergogna e senso di colpa: le differenze
Nonostante le importanti somiglianze, l’oggetto verso il quale si orientano vergogna e senso di colpa è sostanzialmente diverso. La vergogna è rivolta verso se stessi, implica un giudizio globale sul proprio conto.
Il senso di colpa, invece, è rivolto all’esito delle proprie azioni e alle conseguenze che queste hanno o potrebbero avere sugli altri. Se, dopo un errore commesso, prevale la vergogna proviamo un penoso senso di disistima e svilimento, temiamo per le conseguenze che la nostra condotta avrà sull’immagine che hanno gli altri di noi e quindi sul nostro valore come persone.
L’attenzione è puntata non sul nostro comportamento come tale, ma sulle conseguenze per l’immagine di noi stessi. Quando ci sentiamo in colpa, invece, il rammarico che proviamo è rivolto ai danni che possiamo aver recato ad altri ed è quindi sugli altri, e non su noi stessi, che sono rivolte le nostre preoccupazioni.
Vergogna e senso di colpa: attribuzione globale/specifica
Vergogna e senso di colpa si basano dunque su due differenti processi di attribuzione, processi cognitivi cioè mediante i quali attribuiamo a noi stessi colpe/meriti, pregi/difetti.
Quando proviamo vergogna adottiamo un processo di attribuzione globale: ci sentiamo fondamentalmente inferiori, non all’altezza poiché percepiamo che il nostro errore comportamentale compromette globalmente il nostro valore personale.
Il senso di vergogna può essere così penoso da venir coperto da emozioni apparentemente opposte, come la rabbia narcisistica. La violazione di norme o modelli di comportamento più centrali per la definizione di noi stessi scatena più facilmente una reazione di vergogna. Si pensi ad esempio alla funzione della vergogna nella cultura cinese.
Vergogna e senso di colpa: differenze individuali e sociali
Il senso di colpa, a differenza della vergogna, è legato invece ad un tipo di attribuzione specifico: sono i nostri singoli comportamenti che valutiamo come sbagliati, non la globalità della nostra persona.
Il senso di colpa può rivelarsi utile e potenzialmente adattivo quando è suscitato da errori o torti realmente commessi perché, suscitando ansia, ci indirizza verso schemi di condotta alternativi.
Il senso di colpa diventa tuttavia disfunzionale o causa di sofferenza quando ci tormenta in assenza di un errore o torto oggettivo, nonostante il nostro comportamento sia ragionevole e giustificato.
Si pensi ad esempio ad una mamma che torna a lavorare a pochi mesi dalla nascita del suo bambino, o quando un genitore impone una giusta punizione a fini educativi. Si tratta in entrambi i casi di azioni condivisibili eppure quasi ogni genitore sa quanto sia facile sentirsi comunque in colpa o in torto per qualunque fonte di frustrazione o dispiacere arrecate ai propri figli, non importa quanto a fin di bene.
Ci sono fra le persone differenze nella maggiore o minore vulnerabilità alla vergogna o senso di colpa in base a elementi culturali (si pensi alla centralità della vergogna in Cina o Giappone o alla centralità del senso do colpa per la pudica società Vittoriana dei tempi di Freud); caratteristiche di personalità (le personalità narcisistiche sono più sensibili alla vergogna, le personalità ossessive ad un penoso senso di colpa ad esempio); eventi di vita (un errore o un fallimento può riguardare aree sostanziali o marginali della nostra identità/autostima e sollecitare quote differenti di vergogna o senso di colpa).
Ad ogni modo vergogna e senso di colpa fanno entrambe parte della nostra vita psicologica, se presenti in dosi equilibrate ci consentono di orientare la nostra condotta verso le mete o gli obiettivi che riteniamo più giusti.