L’autostima nelle diverse culture: indipendenza o interdipendenza?
Mantenere una buona autostima è un bisogno fondamentale per ognuno di noi; tuttavia, i parametri in base ai quali si fa una valutazione di sé stessi sono diversi in culture meno individualiste della nostra come ad esempio in quelle asiatiche. Scopriamo di più sull'argomento
Mantenere una buona autostima e una buona e coerente valutazione di sé rappresentano degli elementi fondamentali per la salute psicologica, lo sviluppo e il consolidamento dell’identità e la capacità di instaurare relazioni soddisfacenti di intimità affettiva con gli altri.
I parametri a cui si fa riferimento per la valutazione di sé e per la propria autostima non sono però i medesimi in tutte le culture.
Culture spiccatamente individualiste, come quella occidentale, fondano l’autostima sulle capacità personali, mentre quelle orientali sembrano basare la valutazione di sé soprattutto sulla reputazione sociale e la rispondenza alle aspettative degli altri.
L’autostima nelle culture indipendenti e interdipendenti
Le differenze nelle fonti dell’autostima fra occidentali e orientali sono state messe in luce soprattutto dagli studi di Shinobu Kitayama e Hazel Rose Markus, giapponese naturalizzato americano il primo, statunitense di nascita il secondo.
Ebbene, proprio dalla feconda collaborazione fra questi due ricercatori sono nati numerosi lavori di ricerca tesi a illustrare quanto il concetto di autostima, per come viene spesso trattato in psicologia, risenta di un bias culturale dovuto alle concezioni individualiste delle culture occidentali, prima fra tutte quella statunitense.
Nelle culture individualiste occidentali la stima e la valutazione di sé sono basate sulle proprie capacità di riuscita e successo personale; questa concezione poggia su una cultura fortemente individualista che enfatizza la libertà e la responsabilità di percorsi di autorealizzazione e scelte personali.
Altre culture risultano molto differenti e vengono definite interdipendenti, piuttosto che indipendenti; in Asia e in Sud America, per esempio, viene rafforzata l’idea di Sé basata sull’appartenenza a un gruppo ed è proprio sulla capacità a soddisfare le aspettative del contesto sociale a rappresentare il criterio per una buona valutazione di sé e di una buona autostima.
Le fonti dell’autostima: autodeterminazione e norme sociali
In Giappone, ad esempio, la reputazione sociale – derivante proprio dalla buona rispondenza a norme e regole della collettività – è uno degli aspetti più importanti dell’autostima delle persone la cui identità non è autodeterminata e costruita sulla base di scelte autonome, ma piuttosto risultante dalle appartenenze e ruoli sociali codificati che la comunità assegna agli individui.
Quello che un fallimento imprenditoriale può rappresentare per uno statunitense, probabilmente non ha le stesse assonanze nell’esperienza di un asiatico che pensa a salvaguardare la propria reputazione sociale piuttosto che a investire in progetti lavorativi personali e individuali.
Anche l’importanza sociale di determinate emozioni come vergogna – il principale “nemico” dell’autostima - cambiano in sistemi culturali diversi: nella cultura cinese ad esempio l’emozione della vergogna risulta centrale perché direttamente legata a standard morali esterni e alle norme sociali e risulta discriminata nelle sue varie declinazioni da un numero di termini lessicali molto più sofisticato di quanto non accada nelle lingue occidentali.
Le concezioni dell’autostima e della valutazione di sé cambiano dunque in base a quelle che sono le cornici di riferimento culturali: interne e individualiste per le culture occidentali; esterne per le culture interdipendenti come quelle asiatiche.
Come si coniugano autostima e assertività nel campo delle abilità sociali?